
Nel VI secolo a.C. in Grecia ci furono grandi trasformazioni in seguito al passaggio dalle antiche istituzioni monarchiche alle configurazioni di stati democratici, quale fu quello di Atene.
In questo periodo ci fu una espansione colonizzatrice verso il nord del mar Nero e così il mondo greco entrò in contatto con le culture iraniche e anche con l’India considerando che esistevano, fin dal terzo millennio a.C., dei traffici commerciali tra il mondo mesopotamico dei Sumeri e l’India.
Nell’Orfismo vi furono delle influenze dell’oriente e quindi dell’idea della REINCARNAZIONE.
A questo si sono aggiunte le credenze Dionisiane che erano molto diffuse in Grecia.
Dioniso (Bacco) nella mitologia greco-romana: Dio del vino, dell’estasi e della rigenerazione. Nella tradizione orfica, Dioniso è al centro di un mito di morte e rinascita con forti implicazioni spirituali.
Dionisio era figlio di Zeus e della dea Persefone. Quello che attrasse gli orfici fu che Dionisio nell’orfismo prende il nome di Zagreo “grande cacciatore”, e con ciò ci si riporta alla situazione antecedente la civilizzazione operata dall’agricoltura per un nuovo ingresso in essa. Da Zeus Dionisio-Zagreo ha ricevuto il dominio sul mondo, ma i Titani, figli della Terra, aizzati da Era, unica moglie legittima di Zeus, attirano il fanciullo Zagreo con vari oggetti: uno specchio, un gioco di aliossi, una palla, una trottola, un rombo. Dionisio vistosi in pericolo si trasforma in toro, ma ugualmente viene raggiunto e vinto dai Titani, che lo sbranano e ne mangiano le carni crude (omofagia), ad eccezione del cuore, che la dea Atena porta a Zeus, che lo ingurgita. Dopo ciò Zeus si unirà di nuovo con Persefone (indubbiamente non Semele) e si avrà la reincarnazione di Dionisio, ma non la risurrezione.
Zeus adirato contro i Titani li incenerì e dalle loro ceneri venne formato il genere umano.
Nell’uomo si ha così un dualismo rappresentato dalla presenza dell’elemento luminoso celeste, zeusico (la carne di Dionisio-Zagreo divorata dai Titani), che è l’anima, e l’elemento oscuro, materiale, titanico, che è il corpo.
Dioniso incarna il ritmo delle stagioni, morendo simbolicamente in autunno (raccolto) e rinascendo in primavera (germogli).
Questo era dunque abbinato ai culti Orfistici della reincarnazione di origine orientale.
Promessa di salvezza: I seguaci credevano di ottenere una vita oltre la morte, simile alla resurrezione di Dioniso.
Dioniso incarna l’archetipo del dio che muore e rinasce, rappresentando la vittoria sulla morte.
Un’altra cosa interessante da sottolineare è che la leggenda narra come la nascita di Dioniso avvenne in una grotta sul monte Nisa, luogo mitico.
Il dualismo iranico e gnostico dei due principi creatori opposti, quello del bene e quello del male, viene introdotto dentro la mitologia orfica, che narra come la colpa dell’essere in un corpo è determinata dalla violenza dei Titani (da cui noi tutti discendiamo), ma tuttavia quella colpa ha costituito nell’uomo l’elemento luminoso, zeusico o dionisiaco.
L’ascesi orfica sta tutta nel liberarsi dalla pesantezza dell’elemento titanico, per potere salire nelle regioni celesti.
La liberazione si può compiere attraverso due strade. La prima è quella della purificazione attraverso le reincarnazioni. La seconda strada è quella di giungere alla purificazione necessaria nell’Ade col favore di formule e la conoscenza dei percorsi da fare e delle azioni da compiere, cose che risalgono ad Orfeo e che vengono comunicate all’iniziato.
Nel 1896, è stato donato ai musei di Berlino un medaglione, proveniente dalla collezione di E. Gerhard. Rimase a Berlino sino alla fine della seconda guerra mondiale, quando molti materiali archeologici scomparvero, probabilmente a causa dell’occupazione russa.
In questo Medaglione si vede Orfeo legato ad una croce. Sulla croce è posta la luna, con tutta probabilità ad indicazione della dea Cibele. In alto si ha una serie di sette stelle dal significato oscuro (le Pleiadi ?)
Per la maggioranza degli studiosi l’epoca di questo medaglione è stata ritenuta del V – IV secolo A.C. Periodo dove i culti Dioniso e Orfici erano molto diffusi in tutta la Grecia e paesi limitrofi.
Uno dei centri principali di questi culti era Tarso capitale della Cilicia (nell’odierna Turchia meridionale).
Nel 5-10 dc qui nasce PAOLO DI TARSO figura centrale del cristianesimo primitivo.
Paolo di Tarso nacque da una famiglia ebrea della tribù di Beniamino, ma nati nella Diaspora (fuori dalla terra d’Israele).
I genitori di Paolo divennero i governatori di Tarso. Alla conquista da parte dell’Impero Romano della Cicilia, per tener buoni rapporti con la classe dominanti i romani concessero ai genitori di Paolo la cittadinanza Romana.
Paolo ereditò per diritti di “nascita” la cittadinanza romana. S.Paolo lo cita negli Atti 22,25-28. Parlava greco (lingua franca), ebraico/aramaico (lingua religiosa) e probabilmente lanche il latino.
Cresciuto in un ambiente ellenistico-ebraico, conosceva sia la Torah che la filosofia greca.
Studiò a Gerusalemme alla scuola di Gamaliele il Vecchio, uno dei più importanti rabbini farisei del tempo (Atti 22,3).
Fortemente motivato dal lato religioso ed osservante alla sua religione Dioniso-Orfistica, inizialmente perseguitò i cristiani (Atti 8,1-3)
La sua persecuzione fu spietata finquando parlando con le sue “vittime” venne a conoscere qualche dettaglio della religione cristiana.
Quando venne a sapere che Cristo era nato in una grotta, era stato messo in croce e che era RISORTO, S.Paolo pensò che era Dioniso reincarnato. Come si era detto questa religione credeva nel ciclo delle reincarnazioni di derivazione orientale.
S. Paolo quindi si rese conto che stava perseguitando i seguaci di Dioniso come era lui stesso e da allora diventa uno dei maggiori diffusori del messaggio cristiano.
In epoche molto posteriori questo cambio repentino di atteggiamento di S.Paolo verso i cristiani, non poteva non essere stato indotto che dallo stesso Dio.
La prima menzione assoluta dell’illuminazione è nelle Lettere di Paolo (anni 50-60 d.C.), in cui Paolo cita semplicemente la chiamata divina.
Il racconto completo con la luce e la voce appare per la prima volta negli Atti degli Apostoli (80-90 d.C.) 40 anni dopo i fatti. Luca infatti nel citare questo episodio ne drammatizza il momento per sottolinearne l’impatto missionario. Si inventa quindi l’episodio della Luce e della stessa voce di Dio che chiede a Paolo:” Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? “.
San Paolo in tutta la sua vita nel diffondere con forza e grande carisma il messaggio cristiano, pensava di diffondere il culto di Orfeo di cui Cristo era (per lui) una delle sue reincarnazioni. Noi oggi vediamo la religione cristiana come un pacchetto ben confezionato nei 2000 anni di storia, con vangeli scelti accuratamente per dare una ben precisa visione delle cose. Vangeli copiati e ricopiati nei secoli con profondi rimaneggiamenti (l’episodio dell’adultera “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, non è mai successo. È stato aggiunto dopo l’anno mille). Ma se ritorniamo indietro ai primi decenni dopo la morte di Cristo, abbiamo una comunità senza alcun vangelo o scritti vari ( i primi infatti datano infatti molti decenni dopo). Anche se ci fossero stati, il 95% dei fedeli era analfabeta. Il messaggio, che c’era un’altra vita dopo questa, avveniva esclusivamente per via orale da persone come Saul/Paolo intrise di religioni “pagane” nate e diffuse molti secoli prima.
Il resto è storia