

Il boomerang è stato trovato nello strato VIII, accanto a ossa umane, ed era ricoperto di polvere di ocra rossa (un pigmento spesso associato a riti funerari e simbolismo spirituale), che all’epoca gli esperti datavano a circa 30.000 anni fa.
In un nuovo studio pubblicato sulla rivista PLOS ONE, i ricercatori dell’Università di Bologna hanno datato il boomerang a 42.000 anni fa, collegando la scoperta alla ben più antica cultura aurignaziana, un’industria archeologica del Paleolitico superiore.
Secondo gli autori dello studio, la datazione rivista, basata sui resti umani e animali circostanti anziché sul boomerang stesso, colloca ora l’Homo sapiens nella regione almeno 42.000 anni fa, molto prima di quanto precedentemente ipotizzato.
Ricavato da una zanna di mammut e lungo 70 centimetri, il boomerang fu portato alla luce per la prima volta nella grotta di Obłazowa negli anni ’80 dal professor Paweł Valde-Nowak dell’Istituto di archeologia dell’Università Jagellonica di Cracovia.
La grotta Obłazowa è una camera lunga 9 metri situata nella riserva naturale di Przełom Białki, nel sud della Polonia.
Studi precedenti hanno identificato dieci strati di occupazione all’interno della camera: sei associati alla presenza dei Neanderthal e i restanti quattro mostrano attività degli esseri umani moderni.
“Questi sono i primi rappresentanti dell’Homo sapiens, che a un certo punto si sono insediati in vaste aree d’Europa. Abbiamo quindi un’interpretazione molto diversa rispetto alle analisi precedenti”, ha affermato il Prof. Paweł Valde-Nowak.
Lo studio è stato condotto nell’ambito di un finanziamento del Consiglio europeo della ricerca (ERC).