Home / GIOIELLI / COPPA IN VETRO MULTICOLORE I° SECOLO A.C.

COPPA IN VETRO MULTICOLORE I° SECOLO A.C.

La coppa in vetro multicolore rinvenuta nel 1965 durante uno scavo archeologico in una tomba romana a Emona, l’antica Lubiana (odierna capitale della Slovenia 🇸🇮), rappresenta un reperto di notevole interesse per la comprensione delle dinamiche produttive, artistiche e commerciali dell’Impero Romano nelle sue province settentrionali. L’oggetto, attualmente conservato presso il Museo Civico di Lubiana, si distingue per la vivacità cromatica e la tecnica di manifattura: non si tratta, come spesso accade per manufatti vetrosi antichi, dell’elaborata lavorazione millefiori, bensì della più semplice ma altrettanto affascinante tecnica “a graniglia” (o “a macchie”). Analizzando tale reperto, è possibile approfondire le dinamiche di diffusione delle tecniche artigianali, i gusti artistici locali e la circolazione di oggetti di lusso anche in territori considerati periferici rispetto ai grandi centri del Mediterraneo.

La tecnica “a graniglia” consiste nello spargere frammenti di vetro colorato sulla superficie ancora calda dell’oggetto, per poi fonderli insieme in modo da ottenere un effetto puntinato, irregolare e vivace. Nella coppa di Emona prevale un blu intenso, ravvivato da punti bianchi, gialli e rossi, distribuiti in modo casuale ma armonico. Questa tecnica, attestata in numerosi manufatti provenienti dall’area mediterranea e in particolare dall’Egitto tolemaico e romano (Alessandria d’Egitto era un centro di eccellenza nella produzione vetraria dal II secolo a.C.), risulta meno complessa rispetto al millefiori, che richiedeva una lunga lavorazione di canne vitree multicolore. Di conseguenza, la tecnica a graniglia poteva essere più facilmente adottata anche in officine artigiane meno specializzate, favorendo una maggiore diffusione di oggetti in vetro decorato tra le classi medie e in aree provinciali.

Le fonti storiche, come i trattati di Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XXXVI, 190-198) e le testimonianze archeologiche di siti quali Aquileia, Colonia Claudia Ara Agrippinensium (odierna Colonia, Germania) o Augusta Vindelicum (Augusta, Germania), attestano una rapida espansione dell’arte vetraria romana tra I secolo a.C. e III secolo d.C., resa possibile dall’introduzione della tecnica di soffiatura del vetro a partire dalla Siria occidentale verso la fine del I secolo a.C. In questo contesto, la coppa di Emona si inserisce perfettamente come testimonianza della capacità delle province di recepire e reinterpretare le mode e le tecniche provenienti dai grandi centri produttivi dell’Impero.

Nonostante l’assenza di iscrizioni, marchi o sigilli che permettano un’attribuzione certa del manufatto al laboratorio di origine, le analogie stilistiche e tecniche con produzioni mediterranee suggeriscono con buona probabilità una provenienza da botteghe egiziane o siro-palestinesi. Tuttavia, è anche plausibile che durante il II-III secolo d.C. alcune officine locali, magari dirette da artigiani itineranti o ex schiavi specializzati, fossero in grado di realizzare oggetti simili, dimostrando la fluidità delle competenze tecniche e la circolazione di maestranze all’interno dell’Impero.

L’interpretazione iconografica e funzionale della coppa lascia spazio a diverse ipotesi. Il suo rinvenimento in una tomba suggerisce un valore simbolico e personale attribuito all’oggetto, forse come segno di status sociale o come bene di accompagnamento per il defunto nell’aldilà, secondo pratiche comuni in epoca romana. Il colore blu intenso, associato nella cultura romana sia al lusso che a simbologie protettive e religiose (il blu era spesso utilizzato per rappresentare il divino o per oggetti apotropaici), rafforza l’idea di un utilizzo non puramente quotidiano ma anche rituale o cerimoniale.

Dal punto di vista delle ricerche comparative, esistono paralleli interessanti. Coppe in vetro a graniglia sono state rinvenute lungo l’intero arco settentrionale dell’Impero, dalla Britannia (come a Londinium, l’odierna Londra) fino alla Pannonia e alla Dacia. In particolare, gli scavi di Aquileia (Italia nord-orientale) e Carnuntum (Austria) hanno restituito oggetti molto simili per tecnica e cromatismo, confermando una rete commerciale e culturale ben articolata. Tuttavia, la presenza di motivi puntinati irregolari e l’assenza di forme iconografiche complesse differenziano questi oggetti da quelli prodotti nei centri più prestigiosi, evidenziando una produzione orientata all’estetica della vivacità cromatica piuttosto che alla narrazione figurativa.

Nel contesto storico di Emona, fondata come colonia romana alla fine del I secolo a.C. e sviluppatasi come centro commerciale e amministrativo sulla via che collegava Aquileia a Sirmium, la presenza di una coppa di vetro di tale fattura testimonia gli intensi scambi culturali e mercantili che caratterizzavano le province. Emona era, infatti, una città dinamica, crocevia tra il mondo italico e quello balcanico, luogo di incontro tra popoli, merci e tecniche. La diffusione di oggetti di lusso, anche in assenza di una committenza imperiale diretta, riflette la volontà delle élite locali di esibire status e raffinatezza culturale, assimilando modelli provenienti dal cuore dell’Impero.

Va sottolineato che, sebbene alcune fonti tardoantiche e medievali attribuiscano ai “vetrai di Alessandria” capacità quasi leggendarie – come la fabbricazione di vetro infrangibile o magico (ad esempio nei racconti di Isidoro di Siviglia o nelle leggende riportate da Giovanni Malala) – queste narrazioni sono da considerarsi parte della tradizione mitica e non trovano riscontro nella documentazione archeologica. La coppa di Emona, per contro, rappresenta un esempio concreto di produzione raffinata, ma perfettamente inserita nel quadro tecnico e stilistico del suo tempo.

In conclusione, la coppa in vetro multicolore di Emona costituisce una preziosa testimonianza della vitalità artistica e commerciale delle province romane. Attraverso la sua analisi, è possibile cogliere la complessa rete di scambi, influenze e adattamenti che caratterizzava la società romana, in cui le tecniche e i gusti si diffondevano e si ridefinivano continuamente. Questo reperto, pur nella sua apparente semplicità, offre un affascinante spaccato della quotidianità e delle aspirazioni di una comunità provinciale dell’Impero, connettendo il microcosmo di una tomba locale alle grandi direttrici culturali del Mediterraneo antico.
#Archeologia #VetroRomano #Lubiana #Emona #MuseoCivicoLubiana #StoriaRomana #ArteAntica #StoriaDelVetro #RomaAntica #CulturaMateriale 🏺🌍🧪✨
@ndrea Milanesi

Sign Up For Daily Newsletter

Stay updated with our weekly newsletter. Subscribe now to never miss an update!

[mc4wp_form id=53]