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LA GRU ROMANA PER SOLLEVARE GRANDI MASSE DI PIETRE

Viene da chiedersi quali strumenti possedessero i Romani, considerando tutte le opere che hanno creato in ogni parte del mondo allora conosciuto.

Macchina destinata al sollevamento e spostamento di carichi pesanti.

Era impiegata nella costruzione di ponti o acquedotti, quando i Romani dovevano traversare corsi d’acqua nel primo caso o al trasporto dell’acqua nel secondo caso. Impiegata anche come macchina bellica, mediante un braccio sporgente dalle mura che si calava una tenaglia per afferrare macchine o oggetti del nemico.

Realizzata completamente in legno, era utilizzata da ditte specializzate nel sollevamento di materiali, per posizionare oggetti a varie altezze. Trainata da buoi per mezzo di due grossi cilindri che fungevano da ruote durante il trasporto e da propulsore durante il sollevamento.

I cilindri erano sufficientemente grandi da poter ospitare un certo numero di uomini che, camminando all’interno di essi, imprimevano la rotazione al perno principale: qui era fissata la fune di sollevamento, sostituita all’occorrenza da quella necessaria al movimento del braccio.

Sollevato il braccio, fissatolo e sistemata la fune di tiro, si procedeva al sollevamento dell’oggetto. Raggiunta l’altezza desiderata, si allentavano le funi di sicurezza lasciando basculare il braccio in avanti, così da portare l’oggetto sulla verticale della posizione definitiva in cui veniva poi calato.

Un esempio curioso dell’evoluzione di una di queste gru è riprodotta sul famoso rilievo funerario degli Haterii, famiglia di grandi costruttori edili dell’età Flavia di Roma.

Vi distinguiamo con chiarezza una grande ruota in legno cava, simile a quella dei Luna Park, all’interno della quale camminano uomini che imprimono una energia cinetica trasmessa con una serie di funi e demoltiplicatori alla carrucola, incaricata di sollevare i blocchi di pietra.

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