
Nella necropoli di Caiolo, situata nell’area archeologica di San Giulinao, nel centro Italia, un team di archeologi ha scoperto una tomba etrusca intatta scavata nella roccia e risalente alla fine del VII secolo a.C.
Gli Etruschi erano un popolo dalle origini controverse che si stabilì nell’Italia centrale, all’incirca nelle attuali regioni della Toscana, del Lazio e dell’Umbria. Da lì si espansero verso nord e lungo la costa meridionale del Mar Tirreno, fino alla Campania, occupando anche l’isola di Corsica. Sono molte le necropoli etrusche che sono state scavate nel corso degli anni, come quelle di Tarquinia o Cerveteri, che hanno fornito all’archeologia importanti e preziosi reperti.
Tra queste spicca la necropoli etrusca di Caiolo, situata all’interno dell’area archeologica di San Giuliano, nel comune di Barbarano Romano, in provincia di Viterbo. Qui, gli archeologi della Baylor University, in Texas, in collaborazione con i ricercatori della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, hanno appena portato alla luce una tomba etrusca intatta risalente alla fine del VII secolo a.C.
Durante i lavori di scavo, gli archeologi hanno rimosso una lastra che sigillava la camera funeraria e sono rimasti sorpresi nello scoprire al suo interno numerosi vasi, molti dei quali in ceramica dipinta di pregiata fattura, in stile geometrico etrusco. Su un letto funerario situato sulla sinistra sono stati rinvenuti una coppa e diversi ornamenti in bronzo destinati al defunto. Gli archeologi ritengono che questi oggetti fossero stati utilizzati in qualche rituale funerario prima della chiusura definitiva della tomba.
Una grande necropoli
La necropoli di Caiolo, così chiamata dal nome della collina su cui si estende, è una delle testimonianze più ricche e complesse della civiltà etrusca. Oltre alla Tomba della Regina, la più grande scoperta fino ad oggi e risalente al V secolo a.C., il sito ospita altre strutture funerarie come la Tomba del Cervo, la Tomba dei Letti (una tomba destinata a due adulti e due bambini, con quattro letti funerari) e la Tomba della Cuccumella.
Nel marzo 2024 sono terminate le operazioni di scavo e restauro della cosiddetta Tomba della Salamandra, risalente al IV secolo a.C., dove, nonostante fosse stata saccheggiata in passato, in una delle sue camere è stato rinvenuto un magnifico scarabeo di corniola rossa inciso con la figura di un guerriero a cavallo armato di lancia.
Per quanto riguarda la tomba appena scoperta, Barbara Barbaro, archeologa della Soprintendenza, ha sottolineato che “la necropoli di San Giuliano conta più di 500 tombe intorno all’insediamento, la maggior parte delle quali sono state saccheggiate, sia nell’antichità che in epoche molto più recenti. È estremamente raro trovare una tomba intatta. Da qui l’eccezionalità dell’attuale scoperta”.
Barbaro ritiene inoltre che “la collaborazione tra la Soprintendenza e l’Università di Baylor sia stata fondamentale per ottenere una visione completa della vita attraverso il rituale della morte. Trovare una tomba intatta diventa un evento collettivo. È quasi come se l’apertura della porta della tomba costituisse un ponte con il nostro passato, la porta d’ingresso per ritrovare i nostri antenati”.
Infine, l’archeologa conclude: “Il silenzio… lo stupore, il rispetto per coloro che ci aspettano dietro quell’enorme roccia. L’emozione. Sono felice di aver tolto questo privilegio a coloro che volevano portare illegalmente tutti questi materiali per pochi”, afferma l’archeologa riferendosi ai moderni saccheggiatori di tombe che purtroppo abbondano nella regione.
J.M.Sadurní