
Secondo un recente studio, gli antichi monumenti sono stati costruiti vicino a un tratto di 65 chilometri di un ramo del Nilo scomparso da tempo.
Le piramidi di Giza si trovano oggi in un paesaggio desertico di sabbia e roccia, a molti chilometri di distanza dalle lussureggianti sponde del Nilo.
Il loro moderno isolamento accresce il senso di maestose reliquie di un regno scomparso, ma non è sempre stato così: un nuovo studio suggerisce che un tempo le piramidi si trovavano accanto a un importante ramo del Nilo che brulicava di imbarcazioni.
“Pensiamo che questa fosse una sorta di autostrada per l’antico Egitto”, afferma la geomorfologa Eman Ghoneim, docente della University of North Carolina Wilmington.
Fiume fantasma
Oggi, 31 piramidi costruite tra il XXVII e il XVIII secolo a.C. – un periodo di quasi 1.000 anni – sono allineate lungo le pendici dell’altopiano del Deserto occidentale dell’Egitto. I ricercatori sospettavano da tempo che fossero state costruite accanto a un ramo prosciugato del Nilo e studi precedenti hanno trovato prove di un corso d’acqua in diversi siti.
Ma Ghoneim e i suoi colleghi sono stati i primi a mappare una parte del suo antico percorso, scoprendo che era molto più grande di quanto si pensasse.
Il loro studio, pubblicato di recente sulla rivista Communications Earth & Environment, descrive l’individuazione del ramo del Nilo ormai scomparso nelle fotografie satellitari da parte dell’occhio esperto di Ghoneim e include la verifica geofisica del suo percorso.
Il risultato è una mappa di un tratto di circa 65 chilometri della via d’acqua perduta tra la località di Lisht, poco meno di 50 chilometri a sud del Cairo, e il sito delle piramidi di Giza.
Solo un piccolo tratto d’acqua sopravvive ancora oggi, il canale di Bahr el-Libeini, vicino alle piramidi di Abusir, ma un tempo questo ramo del Nilo era largo in alcuni punti oltre 700 metri e a tratti profondo più di 25 metri. Gli autori dell’ultimo studio lo hanno chiamato ramo Ahramat, dalla parola araba che indica le piramidi.
Satelliti e sabbia
Ghoneim, che è cresciuta in Egitto, ha colto per la prima volta le tracce del ramo di Ahramat circa due anni fa, nelle fotografie satellitari multispettrali; queste immagini mostrano i dati catturati in lunghezze d’onda di luce che l’occhio umano non può rilevare. Ghoneim ha anche esaminato i modelli digitali di elevazione estratti dai dati radar satellitari, per determinare le altezze delle caratteristiche e delle anomalie del paesaggio.
Sfruttando la sua formazione in geomorfologia – la scienza dei processi che modificano un paesaggio – Ghoneim ha identificato i segni del corso d’acqua perduto da tempo, ora coperto dalle sabbie del deserto e da molti secoli di sviluppo agricolo.
Questi dati satellitari non erano disponibili prima d’ora e quindi sembra che questa sia la prima volta che viene identificato un tratto significativo del canale fluviale scomparso.
“Il canale stesso – la sua larghezza, la profondità, la lunghezza e la vicinanza ai campi piramidali – è qualcosa di nuovo”, spiega Ghoneim.
Nilo selvaggio
Gli egittologi hanno sviluppato una cronologia approssimativa del primo sviluppo umano nella valle del Nilo.
La regione si è trasformata da un ambiente desertico a un ambiente simile alla savana circa 12.000 anni fa, a causa dell’innalzamento del livello globale del mare dopo la fase finale dell’ultima Era glaciale.
Da circa 12.000 a circa 5.000 anni fa, gran parte della valle del Nilo era inospitale a causa degli alti livelli d’acqua e dell’ambiente paludoso – quello che è noto come il periodo del “Wild Nile” (Nilo selvaggio), afferma la geoarcheologa dell’Università di Cambridge Judith Bunbury, che non è stata coinvolta nell’ultimo studio.
Le persone iniziarono ad avventurarsi nella valle del Nilo solo dopo, forse per pescare, dice l’autrice; e verso il 2700 a.C. i vari rami del Nilo erano diventati abbastanza “docili” da permettere la fondazione dell’Antico Regno d’Egitto, anche se inondazioni diffuse erano ancora frequenti.
Costruire le piramidi
Secondo Ghoneim, il ramo di Ahramat doveva essere un’importante via d’acqua durante l’Antico Regno, fino a circa il 2200 a.C.; conoscere meglio il suo percorso aiuterà gli archeologi a individuare e proteggere importanti siti culturali.
È necessario sottolineare che il ramo del fiume avrebbe permesso alle imbarcazioni di traghettare i materiali da costruzione per le numerose piramidi innalzate all’epoca. “Gli antichi Egizi avevano bisogno di un’importante via d’acqua per trasportare materiali da costruzione molto pesanti e operai nei siti delle piramidi”, spiega Ghoneim. “Quindi utilizzavano questo ramo come un’autostrada”.
In alcuni casi, il ramo di Ahramat correva a poche centinaia di metri dalle piramidi stesse. Molte piramidi erano collegate da strade rialzate a templi sulle antiche rive del fiume, che potevano servire come approdi e porti.
Le vaste dimensioni del ramo di Ahramat, rivelate da mesi di indagini geofisiche e di campionamenti del suolo in punti selezionati, hanno sorpreso i ricercatori.
In genere [il ramo] era largo più di 400 metri e secondo lo studio si allargava all’estremità settentrionale per formare un’insenatura vicino a Giza.
“È un ramo grande, simile alla larghezza dell’attuale Nilo”, dice Ghoneim. “E la sua vicinanza ai siti delle piramidi implica un corso d’acqua funzionale di grande importanza durante l’antico Egitto”.
Traffico bidirezionale
Oggi, tuttavia, quasi l’intero ramo di Ahramat è scomparso; lo studio suggerisce che abbia iniziato a spostarsi verso est e a insabbiarsi intorno al 2000 a.C., forse a causa dell’attività geologica e della sabbia trasportata dal vento dal Deserto occidentale.
I ricercatori hanno scoperto che le piramidi costruite durante il Medio Regno d’Egitto, dal 2040 al 1780 a.C. circa, sono state costruite più a est rispetto a quelle costruite durante l’Antico Regno, presumibilmente per avvicinarsi al ramo Ahramat che migrava verso est.
Ma Bunbury ritiene che il processo di insabbiamento possa essere stato aggravato dalle attività di costruzione delle piramidi e che possa essere iniziato ancora prima, intorno al 2500 a.C.
A quel tempo, tra Saqqara e Dahshur, fu costruita la mastaba del faraone Shepseskaf – una tomba a tetto piatto, piuttosto che una piramide completa – e la diminuzione del ramo di Ahramat potrebbe spiegare perché la costruzione fu affrettata: “Si trattava di un lavoro “al ribasso”, perché il trasporto via acqua era più difficile”, dice Bunbury.
Anche la palinologa dell’Università di Marsiglia Hader Sheisha, non coinvolta nell’ultimo studio, ha esaminato antiche prove ambientali di un canale d’acqua vicino a Giza, che potrebbe corrispondere al ramo di Ahramat.
Sheisha osserva che le dimensioni e la profondità del ramo di Ahramat mettono in discussione alcune teorie esistenti, come l’idea che il corso d’acqua che riforniva i siti delle piramidi fosse stretto e poco profondo per tutta la sua lunghezza, e quindi probabilmente sovraffollato dal traffico di barche. Ghoneim ritiene invece che il ramo di Ahramat fosse sufficientemente grande per il traffico di barche in entrambe le direzioni.
Il prossimo passo della squadra di ricerca sarà quello di datare al radiocarbonio i resti di piante e conchiglie nei sedimenti sepolti, per fissare la cronologia del ramo di Ahramat nel periodo in cui è stato utilizzato; e di continuare a mappare il corso d’acqua a nord e a sud, oltre il tratto di circa 65 chilometri accanto alle piramidi.
“Questa parte del ramo si trova nell’Egitto settentrionale. Abbiamo ancora il Medio Egitto e l’Egitto meridionale che non sono ancora stati analizzati”, spiega Ghoneim. “Espanderemo la nostra analisi per vedere dove è nato questo ramo, probabilmente vicino al confine con il Sudan”.