OLMECHI

OLMECHI, LA PIÙ ANTICA CIVILTÀ DEL MESSICO

Gli Olmechi sono la prima delle grandi civiltà della Mesoamerica che ha lasciato una ricca eredità alle culture successive. Quindi, dagli Zapotechi agli Aztechi, dai Maya ai Toltechi, tutte le civiltà dell’America centrale affondano le loro radici in quelle olmeche.

Posizione geografica

La civiltà si diffuse dal 1200 a.C. a circa il 500 nell’attuale Messico, Guatemala e fino al sud della Costa Rica.

Tra il 1200 e il 500 a.C., questa popolazione eterogenea si estese su questo immenso territorio. Geograficamente, gli Olmechi occupavano ambienti naturali molto diversi. Infatti, abitavano sia pianure con climi caldi e umidi, coperti di foresta pluviale, sia altopiani semi-aridi con vegetazione rarefatta.

Nonostante la sua considerevole estensione geografica e il suo ruolo preponderante nella storia mesoamericana, oggi, la civiltà olmeca rimane sconosciuta al grande pubblico.

Storiografia

La civiltà olmeca è stata scoperta tardi e, per molto tempo, la sua antichità è stata messa in discussione e le sue testimonianze attribuite a culture note; rimase sconosciuta fino alla seconda metà dell’Ottocento. Gli specialisti concordano nel fissare gli inizi della scienza che studia gli Olmechi nel 1862 con la scoperta fortuita della prima testa colossale nello stato di Veracruz, per opera di un viaggiatore messicano; ma la notizia ebbe un impatto ridotto. Fu solo nel 1925 che altri megaliti olmechi furono portati alla luce, da un archeologo danese e da un etnografo nordamericano. Essi esplorarono la costa del Golfo, poi il sud-est del Messico scoprendo opere d’arte olmeche e il sito di La Venta (Tabasco). Tuttavia, attribuirono questi notevoli resti alla cultura dei Maya. Nel 1955, la tecnica del radiocarbonio applicata al sito di La Venta dimostrò l’antichità della civiltà olmeca. Dagli anni 1970 e 80 in poi, le campagne di scavo si sono moltiplicati e questo ha permesso di capire meglio il contributo dato dagli Olmechi alle altre civiltà mesoamericane.

Urbanistica e architettura

Dal Messico al Costa Rica, gli Olmechi costruirono i primi centri della Mesoamerica riservarti alle cerimonie, mostrando una spiccata attenzione per la pianificazione. Gli edifici sono disposti lungo l’asse nord-sud. L’arte monumentale – altari, stele – punteggiava le città per aumentare il prestigio dei dignitari. Il senso dello spazio dimostra il gusto marcato per le spianate, le piazze e le ampie prospettive. I lavoratori olmechi non hanno esitato a modificare il territorio e a cambiare la topografia dei siti come a San Lorenzo, nel sud di Veracruz, nel mezzo delle paludi costiere. Infatti, questo antico sito, situato sulle rive del Rio Coatzacoalcos, è un altopiano artificiale, interamente costruito dalla mano dell’uomo.

In generale, c’era il desiderio di adattare l’architettura all’ambiente naturale. Da quel momento, la piramide era già l’edificio principale del centro religioso: a La Venta, una piramide sorge in una zona malarica. La sua forma conica scolpita con solchi ricorda la morfologia di un vulcano, probabilmente uno dei coni del massiccio di Los Tuxtlas, distante un centinaio di chilometri.

Degni di nota sono anche la costruzione di bagni di vapore, di volte a mensola, di tombe megalitiche e di spazi rituali recintati e dei primi campi da gioco.

Un altro elemento architettonico di notevole interesse è il sistema di drenaggio. Molti siti olmechi hanno un sistema di tubazioni, come quello di San Lorenzo, scoperto nel 1960, che è il più completo. Questo vasto sistema di irrigazione consisteva in canali di basalto. Le pietre ben tagliate, unite tra loro formavano, con le varie vasche scavate in luoghi diversi, un sistema molto avanzato di controllo dell’acqua che permetteva di ottenere acqua pura. Situati vicino a un’estremità dell’acquedotto troviamo monumenti con l’effigie di un giaguaro.

In tutte le città olmeche, è ampiamente attestato l’uso di argilla e di argilla e pietra, come materiali da costruzione.

Organizzazione socio-politica

La società olmeca è ancora molto poco conosciuta. Tuttavia, sappiamo che tra il 1000 e il 900 a.C., ci sono stati cambiamenti significativi attribuibili a diversi fattori. Tra questi, c’è stata l’introduzione di nuove tecniche agricole che consentivano una migliore alimentazione e di conseguenza la crescita della popolazione, l’intensificazione del commercio, una significativa urbanizzazione accompagnata da una forte stratificazione sociale, la centralizzazione del potere politico, la religione istituzionalizzata e, in generale, la specializzazione delle attività.

Durante questo periodo, ci fu un’intensificazione del lavoro architettonico e scultoreo. Monumenti in pietra erano molto presenti nei centri cerimoniali.

Si nota anche l’apparizione della scrittura e del calendario: la scrittura ideo-pittografica è principalmente incisa su terracotta. Essa è presente dal 1200 a.C. su gran parte della Mesoamerica e si svilupperà in culture successive, assumendo forme estremamente elaborate.

Religione

Il giaguaro svolgeva un ruolo di primo piano nel pensiero religioso. Temuto e venerato, era generalmente associato alla pioggia e all’agricoltura. Il suo potere era ambivalente: creativo e distruttivo allo stesso tempo. Era presente anche la Madre Terra, come principio femminile. Come il giaguaro, il suo potere era duplice, perché poteva dare la vita – uomini, piante – così come toglierla, inghiottendo per sempre gli esseri viventi.

Arte: materiali e tecniche

Gli artisti olmechi sono altrettanto noti per la lavorazione dell’argilla, della pietra e del legno. Inoltre, le rare pitture rupestri rinvenute mostrano l’eterogeneità della produzione. Nella creazione artistica viene fatta una distinzione tra arte monumentale e arte minore. Il primo comprende qualsiasi opera di grandi dimensioni sia scolpita a tutto tondo, in alto e in bassorilievo, incisa o dipinta. Teste colossali, statue, altari, stele, lastre, petroglifi, mosaici e pitture murali appartengono a questa categoria. Tra i materiali di predilezione abbiamo il basalto e le pietre vulcaniche, molto resistenti. Il secondo comprende tutti i piccoli oggetti in pietra e terracotta lavorati, alti e bassorilievi, o finemente incisi come figurine, asce, maschere, ciondoli, gioielli, contenitori… Tra i materiali più pregiati per questi oggetti abbiamo la giada, il serpentino e l’ossidiana.

Soggetti tematici dell’arte

In campo iconografico, la figura umana è il tema principale dell’arte olmeca. Poi incontriamo la figura ibrida e, in terza posizione, il soggetto animale.

La figura antropomorfa è solo molto raramente femminile. In effetti, l’immagine della donna è per lo più presente in forma metaforica: si concretizza nell’immagine della grotta e della faglia terrestre.

Anche le figure maschili sono rare.

Rimangono le figure asessuate che sembrano rispondere a convenzioni estetiche o ideologiche. Nonostante l’assenza dell’indicazione del sesso, la loro morfologia complessiva, per la presenza di un perizoma e di un pizzetto, dimostrano che si tratta effettivamente della rappresentazione di un uomo.

La figura ibrida è ricorrente. L’artista olmeco rappresenta il rapporto uomo-animale, ma disegna solo un quadro completo ed esaustivo con la figura del giaguaro. Sotto questo aspetto, l’immagine del giaguaro, dove caratteristiche antropomorfe e zoomorfe si intrecciano sapientemente, ne è un esempio perfetto.

In un’arte intrisa di animalità, è sorprendente, tuttavia, notare la rarità delle effigi animali. In questa categoria, il posto d’onore va ancora una volta al giaguaro. Poi, oltre, ad altri predatori come il serpente, in particolare il serpente a sonagli e l’aquila. Gli erbivori – cervi e altri piccoli mammiferi – sono in minoranza. Infatti, l’attenzione dell’artista si concentra, in via prioritaria, sui predatori, situati in cima alla piramide alimentare, e diminuisce inversamente rispetto alle prede.

Un esempio di arte minore: le assi votive

Tra le tante opere d’arte olmeche, ci sono degli oggetti enigmatici, molto cesellati, che gli esperti chiamano: “assi”. L’arte olmeca ne offre due diverse tipologie:

• La cosiddetta asse “petaloide” è stata riprodotta in centinaia di copie. La sua superficie è solitamente liscia, raramente incisa su uno dei due lati, e spesso porta l’immagine dell’uomo-giaguaro. L’essere ibrido, visto frontalmente o di profilo, è accompagnato da un’iconografia elaborata dove riconosciamo i principali simboli del repertorio olmeco. La sua forma a petalo evoca l’immagine del fiore e il suo colore, il più delle volte verde, significa acqua, cioè vita e rinnovamento. La sua sepoltura intenzionale come offerta suggerisce la semina e la fecondazione della terra.

• La cosiddetta asse “rettangolare” ha un contorno geometrico ad angolo retto. A volte di grandi dimensioni, reca sul volto l’effigie del giaguaro, scolpita in bassorilievo o incisa. L’iconografia dell’essere ibrido, metà umano e metà felino, è caratterizzata dalla bocca trapezoidale con o senza zanne affilate, circondata da linee parallele, dal naso animalesco, dalla fessura cranica, dagli occhi a mandorla e dalle sopracciglia fiammeggianti. Il corpo è tozzo, i gesti statici: le braccia sono poste sullo stomaco e le mani a volte stringono oggetti rituali come torcia, manico, coltello. L’abbigliamento è essenziale: perizoma, cintura, pettorale, fascia frontale con frange laterali che incorniciano il viso. Motivi, come la croce olmeca, simbolo cosmologico della quadripartizione della superficie terrestre, possono completare l’immagine. Per mezzo di assi, il giaguaro, responsabile dei fenomeni meteorologici, provoca fulmini e per estensione porta la pioggia.

Un esempio di arte monumentale: le teste colossali

Le opere d’arte olmeche sono numerose. Tra questi pezzi, le teste colossali sono molto conosciute. Sono arrotondate, in pietra scolpita. Ne conosciamo diciassette e tutte provengono dalla costa del Golfo. Tuttavia, fu solo durante la campagna di scavo del 1938-39 che un’opera di basalto, alta circa un metro e cinquanta e pesante circa otto tonnellate, fu scoperta. Classificata con il nome di “monumento A de Tres Zapotes”, è conservata nel museo del villaggio. L’ultima è stato rinvenuto a San Lorenzo nel 1994. In perfette condizioni e di grande bellezza plastica, la decima testa colossale di San Lorenzo è ora conservata nel piccolo museo di Tenochtitlan. Questi volti di pietra, che indossano un elmo con attributi spesso animali, condividono lo stesso tipo fisico: un naso camus con narici larghe, zigomi prominenti, occhi a mandorla con angoli cadenti, una bocca carnosa con angoli rivolti verso il basso. Vari ornamenti pendono dai lobi allungati. La forma del viso è quadrata, più raramente ovale. Le mascelle sono grandi e potenti, a volte prognatiche. Al di là delle costanti fisiche, l’artista non si ripete mai e offre al contrario una varietà di visi maschili adulti, molto espressivi. Alcuni sono impassibili e seri, altri sereni, raramente ridono. Resta da interrogarsi sull’identità di questi uomini. L’interpretazione più plausibile è quella della rappresentazione dell’élite politica e religiosa olmeca. Per alcuni archeologi, tuttavia, si tratterebbe di commemorazioni di antenati. I distintivi, situati sul casco, hanno una connotazione emblematica che può servire ad individuare l’appartenenza del leader a un gruppo specifico e a sottolineare il suo alto rango. Il vero mistero sta nel fatto che gli Olmechi seppellirono deliberatamente le teste.

L’eredità olmeca

Tutte le culture successive hanno le loro radici nella civiltà olmeca. L’ereditarietà è evidente nel campo materiale o intellettuale. Nella pianificazione urbana, i centri cerimoniali olmechi, come La Venta, prefigurano le città successive. Inoltre, incontriamo tutte le creazioni architettoniche caratteristiche della Mesoamerica: piramidi, campi da gioco, sistemi di drenaggio, tombe, spazi rituali e vaste spianate. La piramide, in particolare, diventerà una delle costanti architettoniche dell’America centrale. I costruttori di Monte Alban (Oaxaca) e Teotihuacan (altopiano centrale del Messico) mostrano la stessa preoccupazione per il rigore nella pianificazione, nell’orientamento generale e nella disposizione degli edifici dei loro predecessori. L’uso di affiancare una struttura piramidale con monoliti scolpiti, l’uso della colonna come elemento architettonico, la falsa volta e il bagno di vapore sono tutti tratti che appartengono agli Olmechi. In campo artistico, le culture successive continuarono a scolpire la giada, con sfumature verdi e bluastre, e a scolpire grandi blocchi di pietra.

In campo intellettuale, furono gli Olmechi a inventare la scrittura, di natura ideopictografica, e il calendario. La scrittura Maya, ben nota, ha le sue radici in questo primo sistema glifico.

L’influenza si fa sentire anche in campo religioso. In generale, la zoolatria, il culto di antenati, bambini ed esseri deformi persisterà nel corso dei secoli. Allo stesso tempo, si diffusero pratiche rituali, come bruciare incenso o gomma come offerta, e pratiche socio-estetiche come la mutilazione dentale o la deformazione cranica.

Per quanto riguarda le pratiche sacrificali, esse risalgono senza dubbio alla cultura olmeca. Infine, un gran numero di “divinità” tardive dipende dal giaguaro. Così, se Tlaloc, il dio messicano della pioggia, perpetua chiaramente i personaggi del felino, Quetzalcoatl, il famoso “Serpente piumato”, è una chiara derivazione del giaguaro.

Quando i conquistadores arrivano, non fanno alcuna menzione della civiltà olmeca, segno che essa, nel XVI secolo, era già scomparsa del tutto e assorbita da altre civiltà.

di Fabrizio del Dongo