
Vi sono molte cose nello studio dell’archeologia che non sono ben chiare. Incongruenze, similitudine apparentemente impossibili, tecnologie costruttive fuori dal tempo. Queste “incongruenze” hanno portato alcuni, per spiegarle, ad ipotizzare tecnologie avanzate in tempi preistorici, interventi degli alieni o essere sovrannaturali a spiegare ai poveri “uomini” saggezza e mestieri altrimenti inarrivabili all’umanità.
In questa sede non elenchiamo tutte queste ipotesi perchè troppe e per altro ben note ai più.
Avanziamo l’ultima ipotesi, forse la più semplice, quella a cui nessuno sinora aveva pensato: la presenza di un gruppo di persone altamente specializzato che si spostava e vendeva il proprio lavoro ( a caro prezzo) per la realizzazione di opere di grande qualità ed impatto visivo.
I MERCENARI DELLA PIETRA
Ci spieghiamo meglio.
Vi è un equivoco di fondo. L’archeologia trova un manufatto o una costruzione in un paese, lo data e perchè si trova LI’ in QUEL TEMPO, deduce che lo ha realizzato QUELLA popolazione in QUEL tempo.
….e se non fosse vero ?
Esempio si trova una costruzione magnificamente realizzata in Egitto e si ritiene che l’abbiano fatta gli Egiziani. Si trova un pozzo sacro in Sardegna e si ritiene che l’abbiano fatta i Sardi, ecc
Per la stragrande maggioranza dei casi questo assioma ( luogo di ritrovamento = realizzazione della comunità insediata) è vero…MA (c’è sempre un MA) in alcuni casi la verità potrebbe essere diversa.
Analizziamo dei fatti sinora ritenuti inspiegabili (se non con ipotesi ancora più inspiegabili ).
Vi sono delle forti similitudini tra le mura del centro-america e quelle di alcuni edifici egiziani.
In entrambi i casi si osserva una capacità di lavorare la pietra nettamente superiore alla media, mostrando perfezione di incastri tale, che difficilmente sarebbero realizzabili oggi con utensili “manuali”.
Anche l’epoca di realizzazione lascia stupefatti, perchè molti di questi manufatti sono realizzati sicuramente in epoche in cui non dovrebbero esserci strumenti più duri del rame o del bronzo (siamo infatti in piena età del rame o del bronzo).
Questo ci può dare però il primo indizio di ricerca…gli utensili usati.
Secondo indizio è la CERTEZZA che chi realizzava certi lavori con tale maestria non potesse che essere persona MOLTO specializzata nel suo lavoro.
Se saltiamo a piè pari qualche millennio e vediamo CHI ha costruito le cattedrali gotiche, ci accorgiamo che i costruttori non erano scelti tra il popolo locale, ma vi erano degli operai specializzati che si tramandavano i segreti costruttivi da padre in figlio, e si riunivano in associazioni i cui membri erano legati da vincoli indissolubili di dedizione alla corporazione e di segretezza delle conoscenze che venivano ad apprendere.
In italia abbiamo l’esempio dei “maestri comacini” costruttori di cattedrali e chiese che prestavano a pagamento il loro lavoro anche per committenti italiani o esteri.
Queste corporazioni erano talmente forti e potenti che gradatamente si trasformarono in “logge” per lo più massoniche che come simbolo si diedero (casualmente) la squadra ed il compasso come simbolo del proprio lavoro.
Simile associazione fu creata a Venezia per difendere i segreti dell’arte della lavorazione del vetro..e si può andare avanti.
Tutto ciò è successo nel nostro medioevo.
Per la vicinanza storica, di tutto ciò abbiamo ampia documentazione e quindi non vi sono “misteri” da risolvere con complicate teorie o ipotesi.
Ma restando alle corporazioni medievali dei costruttori di cattedrali…vi era un progettista che ideava soluzioni per realizzare le richieste della committente (che in quel caso era costruire cattedrali sempre più alte, con grossi problemi statici) ma anche una maestranza molto specializzata che era in grado di farlo.
Quello che pochi sanno è che le cattedrali che noi OGGI possiamo ammirare estasiati NON sono TUTTE le cattedrali che sono state costruite. Infatti molte crollavano in corso d’opera o subito dopo il disarmo dei ponteggi.
Quelle che sopravvivevano erano oggetto di studi attenti da parte dei progettisti delle varie nazioni che si recavano in rispettoso pellegrinaggio per capire “come mai” quella cattedrale fosse rimasta ancora in piedi…imparando dall’esperienza degli altri.
Ai tempi non c’erano i computer ed i software di statica edilizia, per cui inserendo tutti i dati di un progetto e schiacciando un bottone, il computer ti calcola in automatico la sezione dei tondini di ferro per ogni trave dell’edificio.
Allora era tutto frutto di esperienza propria, o quella degli altri, che si faceva propria.
Un certo Giambattista Vico ha ipotizzato che l’umanità vive cicli di crescita e di involuzione con ricorrenza ciclica.
Il ciclo però non si ripete identico ma con un andamento quasi una spirale.
La domanda che a questo punto ci si può fare è questa:
Si sono mai realizzate in un lontano passato “corporazioni” di operai specializzati nella costruzione e nella lavorazione della pietra ?
Qualche indizio in tal senso ce lo abbiamo.
Sappiamo ad esempio che gli operai impiegati nella “costruzione” delle piramide faraoniche non erano dei volgari “schiavi” come ci hanno sempre insegnato a scuola, bensì degli operai specializzati, ben pagati e ben nutriti (si son trovati i loro accampamenti con abbondanza di ossa di animali che ci mostra come la loro dieta era ricca di proteine animali costose).
Pochi sanno ad esempio che i muretti a secco delle cinque terre, costruite dopo l’anno mille sono stati frutto di notevole esperienza ed abilità degli abitanti di quei luoghi che hanno trovato tecniche e strategie per far si che un muro in pietra senza cemento potesse contenere la terra e durasse un migliaio di anni senza necessità di manutenzione. Questa abilità è stata subito individuata da chi aveva problemi analoghi (coltivare in terrazzamenti in zone collinari). Pertanto le colline in brianza che son state tutte terrazzate per coltivarle…hanno chiamato personale delle 5 terre che così bene avevano saputo svolgere questo lavoro. Dopo mille anni da allora la manutenzione dei muretti a secco brianzoli viene ancora effettuata da operai liguri (dopo mille anni).
L’esperienza acquisita sul campo e nel tempo è stata sempre considerata un bene prezioso che va ben pagato.
Ebbene, allora perchè non pensare che 1000, 2000, 4000 anni fa non vi fossero operai specializzati che vendevano a caro prezzo il loro lavoro di qualità e che si spostavano da una nazione all’altra per prestare il loro lavoro?
Altro aspetto da considerare: le attrezzature.
Facendo un paragone forse irriguardoso (ma facilmente capitile da tutti) se oggi devo tagliare l’erba del mio giardino posso farlo con macchine primordiali come un decespugliatore, o un tagliaerba manuale.
Ma se devo tagliare l’erba del…PARCO DI MONZA non ci penso neanche a tagliarla con un decespugliatore….chiamo una ditta specializzata che arriva con le sue attrezzature costose e supertecnologiche che nel giro di un paio di giorni mi finisce il lavoro. Si farà anche pagare ma la velocità di esecuzione del lavoro sarà sicuramente meno caro di centinaia di persone che “a mano” avessero dovuto tagliare ettari di erba.
Quindi l’esistenza di operai specializzati sottende anche quella di attrezzature specifiche che consentono di realizzare il lavoro in fretta e con una qualità eccelsa.
Questi concetti sono per noi scontati, lo sono meno se rapportati a 3/4000 anni fa.
In quel periodo eravamo in piena età del RAME.
Per chi dovesse avere il compito di scolpire un numero elevato di pietre per costruzioni imponenti ed importanti gli scalpelli in rame non sono proprio l’utensile migliore.
Che ci sfugga qualcosa lo si capisce osservando i fori effettuati in egitto nel periodo faraonico su blocchi di granito e di diorite. I fori ciechi (osservabili nelle foto) indicano l’utilizzo di una fresa a tazza con un avanzamento di 2,5 mm a giro. Stiamo parlando in un periodo in cui “ufficialmente” in egitto non si conosceva ancora la RUOTA.
Eppure i fori ci sono e ci sono anche le “carote” che sono state estratte da quei fori.
Poiché una delle leggi non scritte dell’archeologia è che qualcosa C’E’ ma non si sa come è successo…non fa crollare il castello costruito da centinaia di altre osservazioni coerenti col castello, ma si sospende il giudizio in attesa che un giorno anche quel piccolo dettaglio si inquadri col resto.
C’è però un problema…non è un PICCOLO DETTAGLIO.
La capacità di effettuare un foro di quel tipo su pietre dure come il granito o la diorite presuppone una tecnologia che gli egiziani NON AVEVANO in quel periodo storico…ma “qualcun’altro” la possedeva e l’ha utilizzata in egitto.
L’archeologo Petrie che per primo ha segnalato la presenza di questi fori ha ipotizzato che potessero essere fatti con utensili che utilizzassero i diamanti per poter scavare con quella facilità le pietre più dure…poi scuotendo la testa, l’idea che 4000 anni fa ci fossero dei trapani con utensili a tazza che utilizzassero i diamanti lo sfiorò , ma la ritenne troppo eccessiva per sostenerla di fronte alla comunità dei suoi cattedratici colleghi.
Noi non abbiamo di questi problemi e quindi possiamo dire quello che pensiamo senza temere ritorsioni sulla nostra “carriera”…tanto c’è chi ci supera con teorie fantascientifiche a base di Atlantide e di Alieni.
L’esistenza di utensili “fuori dal tempo” non è così peregrina. L’archeologia ci sta abituando a rivedere in continuazione che l’idea che i nostri antenati fossero una manica di idioti e che solo noi siamo BRAVI nel fare le cose si scontra sempre più spesso con la dura realtà.
L’elenco sarebbe molto lungo ma solo per citare gli esempi più noti:
1 – il meccanismo di Antikitera dimostra che oltre 2000 anni fa vi era una tecnologia meccanica che è stata raggiunta solo da noi nel 1700.
2 – I greci avevano scoperto l’utilizzo del vapore per spostare corpi anche pesanti come le porte di un tempio semplicemente inserendo una moneta in una fessura per le offerte. Unendo solo queste due invenzioni si poteva tranquillamente creare macchine complesse quali automobili e treni 2000 anni prima della nostra era.
3- Macchine a quei tempi straordinarie di cui abbiamo solo una descrizione stupita degli osservatori ma che non ci fanno capire come funzionassero realmente quali “L’ARTIGLIO” lanciato da Archimede dalle mura di Siracusa verso una trireme da guerra romana che la sollevava per tutta la sua altezza e poi la lasciava cadere rovinosamente sull’acqua distruggendola. Ricordo per chi non lo sapesse che una trireme romana stazzava circa 200 tonnellate, eppure Archimede aveva trovato il sistema di sollevarla come se non pesasse nulla. Per non parlare degli “SPECCHI USTORI” in grado di incendiare le vele di una nave quando ancora non si trovava vicino alle mure (altrimenti l’avrebbe distrutta con l’Artiglio).
Se per mezzo di specchi posso incendiare una vela di stoffa, posso anche indirizzare il “raggio ustore” verso un contenitore di metallo che contiene acqua e portarla in ebollizione con la formazione del vapore…ed avremmo realizzato quelle che chiamiamo centrali elettriche solari.
4 – Anche nei materiali gli antichi ci surclassavano. Il famoso cemento romano non è mai stato imitato dalla nostra tecnologia. Per quanti ingegneri e laureati sfornano le nostre università non riusciamo a fare un cemento che duri più di CENTO anni ( e lo stato dei nostri ponti e gallerie è sotto gli occhi di tutti) quello romano diventa più duro più tempo passa ed il Pantheon è lì che ci guarda silente da oltre 2000 anni.
5 – Un ferro che non si arrugginisce come la colonna che si trova in india anche lei realizzata da un misterioso artigiano e donata alla sua città oltre 2000 anni fa.
…e si potrebbe andare avanti sulla scoperta dell’acciaio di Damasco molti secoli prima di cristo, o con del vetro che cambia colore a secondo dell’inclinazione della luce come la “coppa di Licurgo”…ecc.ecc.
A questo punto si sta delineando la “possibilità” dell’esistenza di TECNICI specializzati che disponevano di utensili che noi oggi chiameremmo col nome di OOPART….oggetti fuori dal tempo.
Il fatto che non si siano mai trovati può avere due spiegazioni.
La prima è che non sono stati riconosciuti (la cosiddetta “Pila di Bagdad” o lo stesso Meccanismo di Antikitera sono rimasti per decenni a prendere polvere negli scantinati di qualche museo prima che un “NON ARCHEOLOGO” li scoprisse).
La seconda giustificazione è che se erano in possesso di una ristretta cerchia di persone consorziate in associazione…se li tenevano molto stretti e non li lasciavano in giro. Poiché erano persone che prestavano il loro lavoro in diversi paesi si spostavano via terra o meglio via mare. La possibilità quindi che questi utensili siano stati trovati dai nostri archeologi è “numericamente” molto poco probabile. Sempre rimanendo sul meccanismo di Antikitera, se per una casualità (l’affondamento della nave che la stava consegnando al committente) e dall’altra casualità che un cercatore di conchiglie lo avesse trovato, sarebbe ancora a corrodersi a 70 metri di profondità nel mar mediterraneo.
Ma poiché vi son sempre molti “ricercatori” che sono bravi a parole ma non portano molte prove alle loro tesi, cominciamo con alcune immagini molto note ma che a tutt’oggi non hanno avuto spiegazioni coerenti.
Vi è sempre un equivoco di fondo ed è quello che se trovo una costruzione su un suolo, in una determinata nazione, si pensa immediatamente che sono stati gli abitanti di quel luogo/nazione ad averla costruita.
Ma se per un solo momento ci lasciamo convincere che queste tesi dei “costruttori itineranti” fosse accettata, certi “enigmi” non risulterebbero più tali.
Alleghiamo quindi un paio di foto di alcuni particolari di costruzioni realizzate al di qua e al di là dell’oceano atlantico.
La modellazione delle pietre immolo così perfetto da consentire un’incastro e la quasi totale assenza di separazione tra un blocco e l’altro indica una IDENTITA’ di tecnologie, posti in tempi e spazi nettamente diversi.
Faccio osservare anche quelle specie di spuntoni che hanno alcune pietre. Questi elementi sono essenziali per il posizionamento dei blocchi. Chi scolpiva la singola pietra (tenendo conto della forma ed inclinazione delle 4 pietre adiacenti: sopra, sotto, alto e basso), lasciava 4 “ganci” sia sul lato frontale che quello posteriore. Su questi 4 ganci si agganciavano delle corde che consentivano il sollevamento ed il posizionamento delle pietre in situ. Altri operai (meno specializzati) erano preposti a eliminare i ganci e lisciare la superficie. Quei ganci che son rimasti (sia in america che in egitto) e che noi abbiamo potuto fotografare OGGI, è dovuto al fatto che gli operai “meno specializzati” non hanno finito il loro lavoro quando i “costruttori” han finito l’opera e se ne sono andati via.
L’archeologia “ortodossa” non si è mai posta il problema di come si possa avere identità di lavorazione della pietra (ai massimi livelli che abbiamo visto) senza nessuna relazione tra le due nazioni.
La nostra proposta è che la “manodopera” era LA STESSA che si spostava su navi sufficientemente capienti da consentire traversate oceaniche, millenni di anni fa.
Seguendo questa linea di pensiero c’è da chiedersi se questi “operai specializzati” al fine di poter eseguire lavorazioni di alta qualità in tempi brevi non si fossero dotati di attrezzature sofisticate (che possiamo anche definire “fuori dal tempo”) molto costose.
Per chi è chiamato ed edificare templi o abitazioni regali penso che il budget di spesa non sia stato un problema. I forti utili accumulati potevano essere parzialmente investiti in attrezzature costose.
Ad esempio il FERRO in piena età del rame era più prezioso dell’ORO. Eppure troviamo pugnali in ferro nelle tombe dei faraoni…ma era FERRO METEORICO. Quindi qualche artigiano in grado di seguire un meteorite ed andare a prendere il suo nocciolo ferroso e con quello costruire utensili MOLTO costosi…è documentato che esistevano e producevano anche molto prima dell’età del ferro.
Allora, ci si chiede perchè questi artigiani non potevano vendere le loro creazioni ai faraoni ma anche a chi era disposto a pagare come oro i loro manufatti ? Ovviamente erano oggetti fatti su commissione.
Il pugnale in ferro di Tutankamon lo abbiamo trovato perchè inserito nella sua tomba e perchè (incredibilmente) era una tomba INTATTA, altrimenti non ne avremmo avuto conoscenza.
Quindi la possibilità che “qualcuno” millenni prima dell’età del ferro potesse disporre di utensili in ferro non è da escludere a priori.
Ma anche se questa ipotesi fosse considerata valida c’è ancora da capire come si potesse realizzare dei fori cilindrici su blocchi di granito o di diorite lasciando quei solchi dato dall’avanzamento di un trapano (molto potente) che penetra in questi materiali durissimi lasciando dei cerchi a spirale di passo 2,5 mm.
Oggi noi ci riusciremmo solo con delle frese a tazza che montino dei diamanti in grado di superare con la loro durezza quella della diorite.
In attesa che qualche espero di “archeologia sperimentale” riesca ad ottenere questi forI (e relativi coni/carote) con degli scalpellini in rame (come sostengono gli egittologi odierni)…restiamo caparbiamente nelle nostre convinzioni.