
L'INGANNO DELLA NASA FINALMENTE SVELATO
Gli originali NASA delle immagini possono essere scaricate al seguente indirizzo :
https://near.jhuapl.edu/iod/archive.html
Sull’asteroide 433-Eros vi sono diversi “oggetti” che presentano strane caratteristiche.
C’è chi ha sostenuto in passato che possa esserci su questo asteroide una specie di “base aliena, c’è chi sostiene che sia solo un asteroide con tanti sassi e polvere…come tanti altri.
Il sottoscritto arch. Vincenzo Di Gregorio si è imbattuto in questa vicenda grazie all’insistenza dell’amico Alberto Pilolli, che per primo aveva segnalato qualcosa di “anomalo” studiando attentamente le foto inserite dalla Nasa alla fine della missione della sonda Near.
Avendo una certa dimestichezza con le foto e con i programmi di post-produzione (sia per passione, sia per lavoro) ho cominciato a schiarire,contrastare, aumentare la nitidezza, a diverse foto che mi venivano segnalate dal Pilolli.
Nessuno di noi ha studi o conoscenze da “addetti ai lavori” in campo astronomico, e queste analisi non son quindi fatte da questa angolazione.
Si vuol solo, molto umilmente, cercare di utilizzare un metodo di analisi che è alla portata di chiunque di noi, ed è il cosiddetto… BUON SENSO.
I ragionamenti che seguiranno alle analisi delle foto Nasa (scaricabili dal loro sito), le elaborazioni digitali ed il loro confronto son cose alla portata di tutti e che si invita a ripetere per verificarne la loro veridicità.
Tra le molte “anomalie” riscontrate su 433-EROS, in quest’analisi si è scelto di occuparsi SOLO di un 4 tipologie di “oggetti”:
1 - Un SASSO dalla curiosa forma di una Parabola per telecomunicazioni, che in due foto scattate ad un mese di distanza “sembrerebbe” che ruoti di 180 gradi.
2 - Un altro “SASSO” dalla forma atipica che giace all’interno di un cratere.
3 - Una serie di “SASSI” a forma di Sfera diffusi con una certa abbondanza sulla superficie di questo asteroide.
4 - Un “LAMPO” che si scorge su un fotogramma di un filmato.
Tra tutti sicuramente quello più eclatante e che più ha fatto discutere è l’ipotesi che vi sia una PARABOLA per la ricezione e/o trasmissione di onde radio, collocata sulla parete inclinata di un cratere di 433-EROS.
La sua collocazione è vicina a 3 sassi che ci serviranno per posizionare la stessa e che interverranno anche loro nel capire se la “parabola” sia un comune sasso o qualcos’altro.
Questa è la localizzazione della “parabola” con i tre sassi chiaramente distinguibili anche da decine di chilometri di distanza, in una foto scattata il 14 marzo del 2000.

Il 22 Maggio del 2000 la sonda Near si avvicina a 50 chilometri di distanza e scatta questa foto

Le foto inserite sul sito della NASA non hanno una grande definizione. Per riuscire a scorgere i dettagli più minuti su cui poter “ragionarci sopra”, si è dovuto lavorarci per molto tempo. Infatti tutte le foto NASA son o molto contrastate o molto scure, e con pochi pixel. Per renderle “leggibili” occorre utilizzare diversi programmi di elaborazione digitale quali: - S-Spline 2 per l’aumento della dimensione dei file. - Photoshop per tutto il lavoro di schiarimento, aumento della nitidezza,esaltazione dei particolari delle zone in ombra,eliminazione delle righe verticali (errori di trasmissione del file da parte della sonda Near) ecc. - Neat-Image per l’eliminazione del “disturbo” digitale che ne era scaturito.

L’osservazione di questa foto ci porterebbe quasi immediatamente a confermare l’ipotesi dell’artificialità dell’oggetto posto a sinistra nella foto, soprattutto se si confronta con la “casualità” della forma dei tre sassi sulla destra.
Ma senza voler prendere delle decisioni avventate da una prima impressione cerchiamo di analizzare bene i diversi dettagli che si vedono in questa e nelle foto successive al fine di capire come è composto questo strano “oggetto”.
Vi sono certi particolari che farebbero propendere per l’ipotesi di una parabola.
Se si osserva bene infatti si puo’ notare come “sembrerebbe” ci fosse una parte CONICA appoggiata su una BASE che finisce al suolo con un’angolo di 90°.
Questa forma è COERENTE con l’ipotesi di partenza, ma una sola foto non può portarci ad alcuna certezza.
Occorre andare avanti di circa un mese, al 21 Maggio del 2000, quando la Near ripassa sullo stesso posto e scatta una seconda foto agli oggetti che stiamo analizzando.
Il punto di vista è però diverso (quasi verticale ) ed anche l’inclinazione del sole è cambiata.

Anche qua schiarendo le ombre riusciamo ad accorgersi di alcuni “dettagli”.

La prima cosa che si nota osservando attentamente questa foto è che l’oggetto dalla forma CONICA rivolge la parte stretta verso sinistra, praticamente all’opposto di quanto indica la foto n°2.
Si è pertanto ipotizzato che l’oggetto conico a forma di parabola, possa essersi ruotato di 180 gradi utilizzando la base di appoggio ( quella che era infissa al suolo a 90° ).
Seguendo quindi questa ipotesi della ROTAZIONE di 180°,vediamo se si riescono a trovarne delle PROVE.
Poichè il SASSO/PARABOLA è ubicato sulla parete inclinata di un cratere, se si fosse ruotato verso la parte interna del cratere, la parte CONICA della parabola si sarebbe anche SOLLEVATA dal suolo ed AVVICINATA ai tre sassi.
Per dare corpo o smentire questa ipotesi si è dovuto realizzare alcune immagini a nostro avviso molto indicative.
Da questa foto si nota un fenomeno “curioso” .
Se la cosiddetta Parabola fosse un comune sasso IMMOBILE e ben FISSO al suolo l’ombra “portata” da uno dei tre sassi nella direzione della “parabola” DOVREBBE passare SOPRA il sasso e NON SOTTO !

Se osserviamo attentamente possiamo vedere come l’ombra non OSCURA la parte illuminata del tronco di cono, bensì PASSA SOTTO seguendo l’inclinazione del terreno.
Questo fenomeno può essere spiegato solo se la “parabola” effettivamente si fosse sollevata dal suolo.
L’ipotesi che sia un “errore ottico” dato dal forte “albedo” della parte illuminata dal sole sulla destra della “parabola”, non può essere accettata, in quanto anche nei tre sassi vi sono zone di forte illuminazione ma le ombre seguono fedelmente le normali leggi della fisica e son lì dove ci si aspetterebbe che siano.
Ma non contenti abbiamo riscontrato altri due punti a sostegno di questa tesi.
Se la parabola fosse un tronco di cono che è incernierato su una base infissa al suolo, anche la LARGHEZZA della sua ombra portata ci fornirà un altro prezioso indizio.
Da quest’altra foto si può infatti osservare come la larghezza della parabola nella parte a destra sia nettamente più LARGA dell’ombra che viene proiettata al suolo nella parte a sinistra.

Un “SASSO” molto strano, che a distanza di un mese si gira di 180° e si solleva dalla base concava del cratere. Questo fenomeno chiaramente visibile e non imputabile né ad albedi elevati o a scarsa sensibilità della camera fotografica della sonda Near, ci indica inequivocabilmente che la “parabola” non possa essere un normale sasso INFISSO al suolo in quanto la parte infissa al suolo è circa la META’ della larghezza dello stesso oggetto.
Lo studio quindi delle ombre, non ci da molte informazioni sull’effettiva rotazione del SASSO/PARABOLA, ma ci fornisce importanti indizi che lo stesso oggetto si sia rialzato dal suolo, almeno parzialmente.
Ma la rotazione, come si era già detto DEVE avere anche comportato un’avvicinamento verso i tre sassi che continueremo ad utilizzare come importante riferimento.
Abbiamo quindi effettuato un paio di ingrandimenti alle due foto iniziali.
Poiché le foto inserite dalla Nasa son state scattate ( come si è già detto ) ad un mese di distanza l’una dall’altra, con angolazioni diverse e con un rapporto di ingrandimento diverso…le due foto non sono SOVRAPPONIBILI se non dopo qualche operazione digitale.
Abbiamo quindi estrapolato la zona che ci interessa e si è cercato, per quanto possibile, di utilizzare i tre sassi posti sulla destra della foto come riferimento sia delle proporzioni sia dell’allineamento.

Da questa semplice operazione, e tirando delle linee di riferimento, risulta molto chiaramente lo spostamento del SASSO / PARABOLA Ma si è voluto fare un’ulteriore prova, utilizzando un metodo comunemente usato in astrofisica per determinare lo spostamento di un oggetto rispetto al piano delle stelle fisse ( è il metodo che è stato usato per scoprire Plutone ).Si sono ricavati due ingrandimenti delle due foto e si sono SOVRAPPOSTE. Giocando con la trasparenza dei livelli si è creato un filmato scaricabile da internet a questo indirizzo: http://www.screencast.com/users/kingleo/folders/Jing/media/46866504-d532-418e-8187-fc067c58da6f Dopo che il vostro computer ha scaricato il filmato, è possibile “giocare” col cursore per far apparire la prima foto e sovrapporla con la seconda. Lo spostamento e la rotazione della parabola ci sembra decisamente NETTA ed incontrovertibile. Poiché le due immagini sono riprese, come si è detto, da angolazioni diverse, può sempre sorgere il dubbio di non essere riusciti a posizionare esattamente i tre sassi . Molto indicativo è il sasso più vicino alla “parabola” (che è anche quello più grosso, con meno asperità e che nelle due foto ha subito meno alterazioni dalle ombre). Gli altri due sassi ci servono per capire se le due foto sono state sovrapposte alla stessa grandezza. L’osservazione della distanza della “parabola” proprio dal primo sasso ci da l’immediata percezione del suo avvicinamento, e se si confronta con la prima foto, ANCHE della sua rotazione. Per noi queste foto sono molto chiare e possono essere considerate delle PROVE in quanto RIPETIBILI da chiunque. L’unico suggerimento che ci sentiamo di dare a chi voglia cimentarsi in queste verifiche è di non lavorare con i file originali della Nasa in quanto molto piccoli, bensì partire da quelli per arrivare ad ingrandimenti in cui anche le più piccole variazioni possano essere notate e VERIFICATE.

Seconda “anomalia” Il 3 Maggio del 2000 la sonda Near ha scattato una foto ad una zona di 433-EROS caratterizzata da diversi crateri da impatto.
Sul fondo di uno di questi giace un’anomalia che chiameremo per ora “SASSO” che ha diversi aspetti degni di essere approfonditi.
Innanzitutto è l’oggetto più luminoso dell’area inquadrata.
Pur essendoci diversi altri sassi e crateri illuminati dal sole questo “SASSO” è sicuramente quello che ha l’albedo maggiore.
Ciò può avere due cause: la prima è che sia fatto di un materiale “diverso” dagli altri sassi più luminoso, o che abbia un’inclinazione tale che rifletta maggiormente la luce solare verso la sonda.
L’ombra portata del “sasso” ci indica però che è saldamente infisso al suolo ORTOGONALMENTE alla sua superficie e che rivolge verso la sonda una parte piccola del sua reale dimensione.

Di quest’OGGETTO non abbiamo purtroppo una seconda foto come la “parabola” da cui si potevano trarre molte interessanti considerazioni dal confronto reciproco. Ci siamo quindi dovuti accontentare di un suo ingrandimento.
Ma quel poco che abbiamo riteniamo sia sufficientemente interessante.
In quest’analisi si dovrà parlare di LUCE e OMBRE, positivo e negativo.
Infatti quando non si riesce ad avere di un corpo un’immagine chiara, a volte è possibile ricostruirne la sua forma dallo studio della sua OMBRA.
Ci siamo quindi rivolti alla cosiddetta “teoria delle Ombre”, branca non di poco conto della cosiddetta “geometria descrittiva” che codifica con leggi matematiche il tipo di ombra che viene proiettata da un corpo su un altro.
Innanzitutto abbiamo verificato la COERENZA delle ombre della nostra “anomalia” con quelle presenti sulla stessa foto.
Si è quindi misurata l’ombra trasmessa da un sasso posto sulla sommità di un cratere vicino, e si è determinato l’angolo di incidenza (circa 43 gradi).
Stessi gradi li riscontriamo anche sulle ombre della nostra anomalia.
Ciò ci corrobora nel fatto che l’oggetto raffigurato sia REALMENTE presente all’atto dello scatto sulla superficie di 433-EROS (non aggiunto DOPO), evento forse “improbabile” ma sempre possibile.
Stiamo quindi analizzando un oggetto posizionato sul suolo di un asteroide al centro di un cratere/avvallamento.

La superficie curva del terreno circostante può alterare la linearità delle ombre ma essendo lieve non lo ha fatto in maniera tale da alterare alcune “informazioni” sull’oggetto della nostra indagine. Osservando l’immagine POSITIVA ad un’ingrandimento spinto si constata un’anomala suddivisione in zone che trasmettono al suolo ombre PARALLELE di altezza diverse. L’ ortogonalità che “sembrerebbe” esistere dall’osservazione dell’oggetto in “positivo” trova una CONFERMA nello studio delle ombre portate al suolo. Abbiamo tentato una sua ricostruzione con tutte le attenuanti del caso, al fine di far meglio capire come si possano formare quel tipo di ombre. Dalla nostra ricostruzione si tratta di TRE corpi che s’innestano tra loro ad altezze diverse. Il primo è più basso ( stretto e lungo ) e s’incastra su una base leggermente più alta, ma sicuramente più larga. Per comodità di descrizione chiameremo A il primo elemento e B il secondo. Sopra il corpo B si può notare un altro elemento più alto di una volta e mezzo il corpo B. Le altezze sono facilmente ricavabili dalle loro ombre e dal rapporto reciproco. Denominato in X l’altezza del corpo B, il C è alto 1,5 di X, mentre A è circa 0,8 di X. Da un riferimento alle dimensioni di altre foto scattate dalla sonda Near alla stessa altezza si è determinato ( con una certa approssimazione ) le dimensioni di questo “oggetto”. L’altezza complessiva dell’ombra ( C + B ) è di circa 80 metri. Essendo l’inclinazione dell’ombra molto prossima al 45° , avendo l’ombra che detrmina l’altezza dell’oggetto all’incirca la stessa misura della lunghezza dell’immagine “positiva”,ne consegue che quest’”anomalia” sia lunga circa 80 metri ed alta altrettanto. Se si guarda il disegno : A+B è uguale a B+C.

La complessità delle ombre , la loro “proporzione” ci induce ad escludere che quest’oggetto possa essere un “comune” sasso.
In ogni caso è l’UNICO di questo tipo, e con queste caratteristiche che si può osservare nelle oltre 100 foto da noi messe a disposizione dalla Nasa.
Di per se si potrebbe anche tentarne una spiegazione “naturale”, ma terrei a considerare non tanto il “caso particolare” quanto la SERIE di “casi particolari” che fanno di 433-EROS un asteroide “sui generis “.

LE SFERE
In questa foto la Nasa ci fornisce (bontà sua) una scala di riferimento di questa foto dicendoci che la distanza tra le due frecce corrispondono all’altezza dell’Empire State Building (380 mt.). Sulla destra si nota un’altro cratere con una “pallina” sul fondo…ingrandiamola !

La Nasa definisce la sfera all’interno del cratere come “IL MACIGNO”.
Un “macigno” abbastanza curioso, in quanto oltre la forma curiosamente sferica ha anche due proturberanze sull’asse orizzontale .
Un suo ingrandimento Ma se fosse il solo sarebbe forse una curiosa anomalia, ma di questi “macigni” ce ne sono TANTI..forse TROPPI !!!
E’ interessante comunque il confronto con altri MACIGNI che solitamente si possono trovare al centro di crateri formatisi a causa di collisione con meteoriti o corpi celesti che impattano a velocità di migliaia di chilometri orari.
Uno di questi li possiamo “ammirare” in una foto scattata il 19/06/2000.

Se la confrontiamo col “macigno” di prima notiamo come questo appaia APPOGGIATO sul fondo del cratere e non profondamente infisso al suolo come ci si aspetterebbe vista la velocità d’impatto.
Anche in questo caso l’ombra portata del “macigno” ci conforta in questa convinzione.
Ma non solo l’ombra.
Da una foto scattata il 27/6/2000 e da un suo successivo ingrandimento si può notare come questi “MACIGNI con Peduncoli”, siano proprio APPOGGIATI per un punto al suolo.




Ma quanti “macigni” di forma sferica (ma con “peduncoli”). Son tutte foto messe online dalla Nasa (ovviamente a bassa risoluzione e scure). Ma ce n’è una che mi ha colpito particolarmente. Foto scattata il 20/06/2000

Da un suo ingrandimento si può notare un curioso effetto di RIFLESSIONE proprio nella zona non esposta ai raggi solari.
Come tutti sanno in assenza di atmosfera il fenomeno della “penombra” non può esistere.
Sulla nostra terra ricca di atmosfera e di POLVERE avviene il curioso fenomeno che le particelle di polvere presenti dappertutto nell’aria riflettano i raggi solari colpendo anche le zone in ombra degli oggetti .


In un asteroide senza atmosfera, non esiste la polvere e quindi non può vedersi la zona in ombra (come sulla terra). Lì vi sono solo Luce o Ombra. Bianco o Nero.

Pertanto gli oggetti illuminati dal sole avranno solo zone fortemente illuminate dal sole e zone TOTALMENTE in ombra La possibilità che le zone in ombra siano CHIARE come in questo nostro MACIGNO/sfera può avere una SOLA spiegazione: che sia fatto di un materiale che RIFLETTE la luce solare che colpisce il terreno illuminato dal sole.
Pertanto ci fornisce un’interessante dato sulla costituzione di questi MACIGNI, che oltre ad essere SFERICI sono anche LEVIGATI con superfici riflettenti ( almeno in questo caso ).

Ma la caratteristica più interessante in questi “sassi” è la capacità di SOLLEVARSI DAL SUOLO.
Questa foto scattata il 19/10/2000 e’ stata ritenuta dalla Nasa particolarmente “interessante” , tanto da farla inserire in un “mosaico” di altre tre foto e rintracciabili sul loro sito al giorno 01/02/2000.
Abbiamo ingrandito le DUE sfere che si trovano nel mosaico in basso a destra.
Dall’ ingrandimento si può notare che UNA delle due sfere della foto si stia staccando dal suolo in quanto l’ombra proiettata al suolo sia PERFETTAMENTE CHIUSA in un ellisse.
Purtroppo l’ombra proiettata al suolo di un corpo non dipende dal punto di vista dell’osservatore ma dalla direzione dei raggi solari che la determinano.
In questo caso siam stati molto fortunati in quanto in una stessa foto scattata nello stesso momento possiamo osservare due MACIGNI/SFERE che mentre una sta adagiata al suolo, l’altra se ne sta distaccando. Questo fatto che oserei chiamare quantomeno “anomalo” non può essere spiegato con le teorie di impatti violenti in altre zone di Eros e del sollevamento in presenza di gravità molto ridotta…in quanto se sollevamento a causa di impatto ci deve essere è ipotizzabile che avvenga su ENTRAMBI i Macigni/sassi presenti sulla foto e non su uno solo di essi.

FLASH
La presenza di “macigni” che sembrano sollevarsi dal suolo di Eros433 ci consente di passare al 4° ed ultimo argomento sulle anomalie di questo asteroide.
Ve ne sarebbero altre, ma sicuramente disponiamo di meno materiale da analizzare e quindi la nostra indagine non può considerarsi “affidabile”.
Insieme al centinaio di foto che la Nasa ha inserito in internet, vi sono anche alcuni filmati.
La tecnica di realizzazione è molto semplice.
La Near scattava una foto ogni minuto (approssimativamente ) in modo che venisse evidenziato il moto di rotazione dell’asteroide.
Per evitare che in questa operazione potesse accidentalmente “impattare” sulla sua superficie, la Near si era posta prudenzialmente ad una distanza di circa 50 km.
Durante la visione di questo “sassone” rotolante e col bel gioco di luci e ombre che ne evidenziava la sua forma, si può osservare ad un certo punto una specie di FLASH.
Un piccolo puntino luminoso su fondo nero di una depressione di Eros non illuminata in quel momento.
Un punto…un solo fotogramma.
Scaricato il filmato , si riesce a fermare il fotogramma incriminato, salvarlo in Tiff ed ingrandirlo con i soliti metodi delle altre foto.
Dall’ingrandimento si può notare la forte luminosità di questo elemento, e la sua “elongazione” parallela al senso di rotazione di Eros.


Si son volute formulare diverse ipotesi che in ultima istanza si riducono a QUATTRO :
1 - Il Flash che si nota in un solo fotogramma poteva essere creato dall’illuminazione di una specie di “CIMA” o montagna che emergeva dal fondo della depressione e che per un istante era stata illuminata da un raggio di sole.
2 – Il Flash era l’impronta visiva di un’impatto di un oggetto che si schiantava sulla superficie di Eros433.
3 – Il Flash era l’immagine di un meteorite o un altro corpo vagante nello spazio che pur non schiantandosi sulla sua superficie gli passava molto vicino ( tra l’asteroide e la Near ) lasciando traccia sul CCD della sonda.
4 – Il Flash era l’immagine “sfocata” di un oggetto che si muoveva sempre tra la Near e l’asteroide ma con una velocità molto inferiore a quella di un “corpo celeste”.
Vediamo di analizzarne velocemente le 4 ipotesi.
1 – Questa ipotesi apparentemente forse banale ma più “credibile”, è stata definitivamente scartata ad un’attenta analisi della struttura di Eros dopo l’individuazione del punto esatto in cui appariva il “flash”.
Trattasi di una depressione molto profonda dell’asteroide PRIVA completamente di qualsiasi rilievo che potesse dare un’immagine di quel tipo quando il sole non lo illuminava.
2 – Anche l’ipotesi dell’impatto fortuito è stata definitivamente scartata, in quanto un’impatto di QUALSIASI tipo, non poteva lasciare traccia anche nei fotogrammi successivi.
Polvere, detriti sarebbero stati proiettati violentemente nello spazio ed immediatamente ripresi dalla fotocamera della Near.
Nulla di tutto ciò è avvenuto.
3 – Il passaggio di un qualsiasi oggetto “naturale” che dovesse “vagare” nello spazio e passare tra la superficie di Eros433 e la sonda non poteva essere ripresa dalla stessa per l’altissima velocità di questi corpi celesti (circa 40.000 km/h).
Sarebbe come voler immortalare con una fotocamera digitale un proiettile che esce dalla canna di un fucile.
Per farlo occorreva dotare la Near di una fotocamera “stroboscopia” in grado di scattare migliaia di foto in pochi secondi.
La Near non era dotata di questo tipo di attrezzature.
4 – Rimane l’ultima ipotesi. Quella di un oggetto ARTIFICIALE !
Un oggetto “artificiale” che si muoveva INTORNO all’asteroide con un moto sufficientemente LENTO da essere ripreso dalla fotocamera della Near, ma anche più veloce della rotazione dell’asteroide da lasciare un’immagine “MOSSA” ( elongata ) dai bordi sfocati.
Coerente con questa immagine potrebbe essere l’ipotesi di uno dei “macigni” sferici che si stava sollevando ( come visto prima ) che si era posto in un’orbita intermedia tra la superficie di eros e la Sonda.
Se si ipotizzasse ( dimostrandolo ) che un qualsiasi “macigno” in un’asteroide a gravità pari quasi a zero, possa per “cause naturali” sollevarsi e staccarsi dalla sua superficie per perdersi nello spazio, allora abbiamo trovato la giustificazione “naturale” a quel Flash.
Un gruppo di astronomi con cui ho avuto un "interessante" scambio di opinioni (molto critici) giunti a questa foto ha ammesso che era un oggetto SICURAMENTE artificiale Volante Non Identificato....li chiamano U.F.O. ( Unidentified Flying Object ).
CONCLUSIONI
Al termine di questa lunga ( e credetemi molto sintetica ) analisi, è giunto il tempo di trarne delle conclusioni.
Nessuno di noi può avere il privilegio di poter SAPERE qual è la Verità ( con la A maiuscola ).
Forse solo la Nasa SA, ma finora non ha mai fatto dei commenti a questo tipo di foto che circolano da anni in rete.
Ognuno di noi è libero di usare il proprio metodo di giudizio e farsi un’opinione al riguardo.
Visto che siamo in argomento non ho alcuna fatica a dirvi qual è la mia.
Pur cercando di mantenere nella mia mente un rigore scientifico, non nego che di fronte a certi fatti ritengo che l’ipotesi NON-Terrestre, sia quella che maggiormente spiega tutte queste anomalie.
Anomalie che se analizzate singolarmente possono anche avere una qualche spiegazione, magari tirata per i capelli, magari analizzando solo alcune cose e tralasciandone altre.
Ma volevo portare alla vostra attenzione la SERIE di anomalie.
PS: Tanto per riderci sopra, sapete quale sono le spiegazioni "ufficiali" di queste "anomalie" ?
Solo 2:
- La PARABOLA (prima foto) non è altro che il terzo stadio del razzo Saturno (che ha portato l'uomo sulla luna) che vagando nello spazio si è andato a schiantare su Eros 433.
- Quella "costruzione" a base rettangolare (con torre) chiaramente individuabile dalle foto come "estranea" al contesto, è stato definito come: IL PIU' GRANDE CRISTALLO DEL SISTEMA SOLARE.
Nessun ulteriore commento. Ognuno tragga le sue personali conclusioni.
PPS: L'inganno della Nasa svelato...continua.
Siamo riusciti a trovare (dopo 20 anni) i filmati dell'ultimo oggetto "alieno" il famoso FLASH. La Nasa li ha ancora in archivio a questo link:
https://near.jhuapl.edu/iod/20010205/
Si possono vedere e scaricare in tre versioni : Animated GIF MPEG QuickTime
Nella versione GIF possiamo osservare il famoso FLASH al 00:54:20
Nelle due altre versioni ( MPEG - QuickTime ) invece la NASA ha ELIMINATO il fotogramma incriminato...si può verificarlo facendo il fermo immagine.
Si passa da 00:53:30 a 00:55:10 MANCA il 00:54:20
eppure se si fanno passare un fotogramma alla volta si possono vedere tutti i fotogrammi: 49-50-51-52-53 .... 55-56-57-58,ecc
Questa è la versione GIF dove si vede il "flash" al 00:54:20
(si può scaricarlo cliccando sopra e selezionare: salva con nome) direttamente dal sito NASA
https://near.jhuapl.edu/iod/20010205/
Se si scarica si riesce ad effettuare il fermo immagine.

Qua si può scaricare la versione MPG. dove è stato eliminato il fotogramma del FLASH
https://near.jhuapl.edu/iod/20010205/MPEG_Large.mpg
Ultima cosa: Notare che la sonda scattava foto da 50 km di distanza. Questo ci può dare una discreta indicazione sulla grandezza dell’oggetto che si muoveva tra la sonda e l’asteroide. Se fosse stato anche di qualche decina di metri, da 50 km non si sarebbe visto nulla. Quindi la dimensione di quel “FLASH” è sicuramente di almeno 100/200 metri.