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L’EVENTO CATASTROFICO DI 900.000 ANNI FA

UN EVENTO DI QUASI ESTINZIONE AVVENUTO QUASI 900.000 ANNI FA APRÌ LA STRADA A UNA SIGNIFICATIVA MIGRAZIONE UMANA

Nella vasta distesa della storia del nostro pianeta, si trova un capitolo di quasi estinzione per gli antenati dell’umanità. È una narrazione di resilienza, migrazione e sopravvivenza contro ogni previsione, sepolta nel profondo degli annali del tempo. Ricerche recenti tentano di portare alla luce questa storia profonda, facendo luce su un momento critico che ha plasmato il corso dell’evoluzione umana.

Per anni, gli scienziati sono stati alle prese con prove contrastanti riguardo alla tempistica di questo antico collo di bottiglia. È successo 1,15 milioni di anni fa, come suggerito da uno studio, o è avvenuto più tardi, circa 930.000 anni fa? La risposta è la chiave per svelare i misteri di ciò che ha quasi portato i nostri antenati sull’orlo dell’estinzione.

Uno studio genetico innovativo ha proposto una data successiva, dipingendo il quadro di una popolazione di ominidi in diminuzione, forse Homo erectus , che lotta per sopravvivere in condizioni difficili. Questo collo di bottiglia genetico è durato per millenni, lasciando un segno indelebile nella diversità genetica della nostra specie.

Tuttavia, le prove archeologiche sembravano mettere in discussione questa narrazione, suggerendo una diversa sequenza temporale e gettando dubbi sui risultati genetici. Potrebbe esserci un pezzo mancante in questo puzzle?

Entrano il professor Giovanni Muttoni dell’Università degli Studi di Milano e il professor Dennis Kent della Columbia University. Con un’analisi meticolosa e un approccio multidisciplinare, hanno cercato di riconciliare le discrepanze e svelare la verità nascosta negli strati della Terra.

Il loro viaggio di ricerca li ha portati nei mutevoli paesaggi dell’Europa e del Medio Oriente, dove le prove di antiche abitazioni giacevano sepolte sotto il suolo. Rivalutando le tecniche di datazione ed esaminando i documenti geologici, hanno messo insieme una sequenza temporale allineata ai dati genetici.

Circa 900.000 anni fa, la Terra fu testimone dell’inizio della prima grande era glaciale del Pleistocene, innescando una cascata di cambiamenti ambientali. Queste condizioni tumultuose spinsero i nostri antenati fuori dall’Europa, abbandonando i loro insediamenti un tempo fiorenti di fronte a sfide crescenti.

Eppure, in mezzo allo sconvolgimento, è emerso un barlume di speranza. Il basso livello del mare ha aperto la strada alla migrazione, offrendo ai sopravvissuti un percorso per avventurarsi oltre i confini dell’Africa. Fu un viaggio irto di pericoli, ma gettò le basi per l’emergere di nuove popolazioni umane in terre lontane.

Gli echi di questa antica migrazione risuonano nel tempo, plasmando l’arazzo genetico dell’umanità. Neanderthal e Denisoviani , lontani parenti degli esseri umani moderni, testimoniano la comune discendenza forgiata nel crogiuolo delle avversità.

Ma che dire di quelli che sono venuti prima? Muttoni e Kent speculano sul destino delle prime popolazioni umane, la cui eredità è andata perduta nel vento del tempo. Sono stati sconfitti dai nuovi arrivati, oppure hanno ceduto a sfide diverse, senza lasciare traccia della loro esistenza nel nostro codice genetico?

Mentre approfondiamo gli annali della storia umana, ogni scoperta ci avvicina a svelare i misteri del nostro passato. La storia della quasi estinzione e della migrazione funge da toccante promemoria dei nostri antenati condivisi e della resilienza che ci definisce come specie.

Alla fine, non è solo una storia di sopravvivenza, ma una testimonianza dello spirito indomabile dell’umanità, forgiato nel crogiolo delle avversità e legato ai fili del nostro viaggio collettivo attraverso il tempo.

Lo studio è pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences .

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