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23 Aprile 2011 STORIA
Alberto Arecchi Liutprand.it
BERBERI E MAORI DISCENDONO DALLA VERA ATLANTIDE?
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Secondo alcuni studiosi, una flotta egiziana, con la ciurma composta di marinai cirenei (benghasini, diremmo noi oggi), sotto il comando del capitano Rata e di un navigatore di nome Maui, verso il 232 a.C., all'epoca del faraone alessandrino Tolomeo III, e dietro stimolo del grande scienziato Eratostene, sarebbe partita verso oriente per compiere la circumnavigazione del globo terrestre.

Nel 232 a.C., il capitano Rata ed il navigatore Maui sarebbero partiti dall'Egitto con una flotta, su istruzioni di Eratostene â€" e Maui avrebbe lasciato la testimonianza di ciò, incisa sulle lontane rocce del Pacifico. Si trattava di grandi navi, una vera e propria "missione di colonizzazione", destinata a viaggiare a lungo. Come si usava all'epoca, quando raggiungevano una terra nella stagione della semina, i naviganti si stabilivano in quel luogo sino al raccolto successivo, in modo da vivere dei prodotti del suolo. Inoltre, essi lasciavano qua e là non soltanto tracce della propria cultura (linguistica e materiale), ma anche una traccia genetica, grazie a piccoli gruppi di navigatori che si fermavano in diversi luoghi.

La spedizione viaggiò verso Est, in una lunga serie di tappe, attraverso l'Oceano Indiano e l'Oceano Pacifico, sino a raggiungere la costa americana, che non si riusciva a doppiare. Quindi percorse le coste americane da nord a sud, per 4000 miglia (circa 7000 km), probabilmente dalla Baja California (a Nord, alla latitudine del Tropico del Cancro), sino all'attuale Cile (33°S), alla ricerca d'un passaggio verso est che permettesse di proseguire il viaggio. Vi è anche chi ha ipotizzato l'esistenza di un'antica carta, in cui appariva un passaggio navigabile nel Centro America, in corrispondenza dell'istmo del Darien, all'altezza del Lago di Managua.

Memorie della spedizione sarebbero: i dipinti delle Grotte dei Navigatori, nella baia di McCluer, presso Sosorra, in Irian Jaya (Nuova Guinea occidentale) ed i graffiti ritrovati nell'isola di Wamera (Wamerei), sempre in prossimità della costa sud-occidentale della Nuova Guinea, che raffigurerebbero mappe celesti, con l'indicazione di uno strumento (tanawa) usato per la misurazione della longitudine.

Un altro graffito in memoria della spedizione di Rata e Maui sarebbe stato ritrovato sulle montagne del Cile. Su quelle montagne, verso il 231 o 230 a.C., Maui avrebbe inciso in una grotta la memoria del proprio passaggio, per rivendicare all'Egitto il possesso delle coste dell'America che la sua spedizione aveva toccato.

Sembra quindi che la spedizione, non trovando un passaggio verso oriente, decidesse di ritornare ad ovest, verso l'isola di Pasqua. Qui un gruppo si sarebbe fermato, ed avrebbe costruito i Moai, mentre gli altri si diressero verso la Nuova Zelanda, dove ci sono i Maori (nome che può essere derivato da "Mauri, Mori", così come talune delle loro usanze, in particolare i tatuaggi sul volto e sul corpo).

Gli abitanti della Cirenaica erano rinomati come navigatori, ma la spedizione non ritornò mai in Egitto, a causa di diversi naufragi, uno dei quali occorse sull'isola di Pitcairn (resa celebre, molti secoli dopo, dall'ammutinamento del Bounty). Qui si trova un'altra delle iscrizioni che conservano le tracce della "spedizione di Rata e Maui", secondo gli studiosi moderni che hanno lavorato su tale impresa.

La spedizione capeggiata da Rata e da Maui, con lo scopo di circumnavigare il globo, naufragò infine sulle coste dell'Australia, dove gli ultimi superstiti si stabilirono; non avendo più ricevuto notizie, in Egitto tutti pensarono che ciò fosse imputabile al fatto che la Terra fosse piatta. Ciò provocò la caduta in disgrazia di Eratostene, che doveva aver promosso la spedizione, ed un radicale cambiamento nella visione cosmologica: da allora, per secoli, la teoria ufficiale sostenne che la Terra dovesse essere piatta.

Prove del tentativo di circumnavigazione sarebbero il ritrovamento in Australia ed in Cile di antiche iscrizioni con caratteri e lingua di chiara derivazione egiziana o â€" per meglio dire â€" libico-berbera, poiché tale era il gruppo etnico dei marinai, originari della Cirenaica. In Polinesia la divinità del sole si chiama Ra, come in Egitto. Rata e Maui sono gli eroi primigeni nelle leggende di gran parte delle popolazioni della Polinesia.

All'udire tutto ciò, il primo impulso è stato quello di muovermi alla ricerca delle fonti, sulla base degli indizi riferiti, per identificare i tempi, le persone, i metodi, i modi della ricerca che avesse condotto a tali risultati storici.

Si tratta di un'ipotesi risalente ai primi anni '70, dovuta al professore anglo-americano (naturalizzato neozelandese) Barry Fell, che insegnava biologia marina all'Università di Harvard. Il viaggio di Maui e Rata è stato richiamato all'interesse più ampio dei "cercatori di misteri" nell'ottobre 1998 da John Chappell, direttore della Natural Philosophy Alliance, che aveva ascoltato alcune conferenze di Fell a Harvard nel 1975. Nato in Inghilterra e cresciuto in Nuova Zelanda, Howard Barraclough Fell (1917-1994), meglio conosciuto come Barry, ha avuto un'enorme influenza sui "cercatori di misteri" degli Stati Uniti.

Al principio degli anni Settanta, Barry Fell pubblicò la propria decifrazione di alcune iscrizioni trovate nelle isole del Pacifico e nell'Irian Jaya, la metà occidentale della Nuova Guinea, appartenente all'Indonesia. Fell stabilì che le iscrizioni fossero scritte in un dialetto libico, usato nelle zone occidentale dei domini dell'antico Egitto, e che da tale dialetto fosse derivata la lingua maori, parlata dagli isolani della Polinesia. La più antica delle iscrizioni, ritrovata nelle "Grotte dei Navigatori" in Irian Jaya, fu da lui datata al 232 a.C.

I vasti interessi di Fell, ed il completo rigetto delle sue scoperte da parte dell'apparato conservatore, lo spinsero a fondare nel 1974 la Epigraphic Society, di cui fu il primo Presidente, per garantire una possibilità di edizione ai suoi scritti. Gli giunsero richieste d'iscrizioni e d'informazioni da tutto il mondo. L'Associazione esiste tuttora e pubblica studi di epigrafisti, geografi, archeologi e dilettanti interessati a tali argomenti.

Barry Fell pubblicava i propri lavori soprattutto sulla rivista della sua associazione, "The Polynesian Epigraphic Society Occasional Publications", con i numeri monografici "The Epigraphic Society Occasional Papers" (ESOP). Le Occasional Publications della Società Epigrafica sono la fonte della stupefacente storia di cui stiamo parlando. In Nuova Zelanda, le opere di Fell sui Maori, e la sua spettacolare traduzione dei graffiti delle Grotte dei Navigatori, non suscitarono più l'attenzione ed il clamore che avevano provocato in America.

Negli anni Settanta alcuni gruppi di ricerca etnografica, basati presso l'Università di Harvard e gravitanti intorno a Barry Fell, sostennero che la lingua delle antiche iscrizioni, trovate nelle isole del Pacifico, fosse un misto di termini originari della Cirenaica e di termini delle lingue polinesiane (come la lingua malay). Si trovavano anche tracce dravidiche e di altre lingue della regione. Fell intendeva dimostrare l'esistenza d'un antico contatto tra i popoli nordafricani (Fenici o Cartaginesi), le loro rotte di traffico e la loro influenza culturale e le culture polinesiane, e in particolare credette d'identificare una similitudine tra la lingua dei Maori (parlata nella Nuova Zelanda) e quella berbera della Cirenaica.

A questo periodo risale la "decifrazione" delle iscrizioni della "Grotta dei Navigatori", situata nella Nuova Guinea Occidentale. Dal collegamento tra diverse iscrizioni rupestri trovate nelle isole del Pacifico, nella Nuova Guinea occidentale e a Santiago del Cile, e decifrate da Fell, alcuni ricercatori americani hanno tratto la storia di una flotta egiziana che verso il 232 a.C., sotto il regno di Tolomeo III, avrebbe affrontato una missione di circumnavigazione del globo.

La ricostruzione narra che le sei navi salparono da un porto della Cirenaica sotto il comando del capitano Rata e del navigatore Maui, amico dell'astronomo Eratostene (ca. 275-194 a.C.), direttore della celebre biblioteca d'Alessandria, risalirono un tratto di Nilo, poi si portarono nel Mar Rosso tramite il canale navigabile dei Faraoni e si avviarono verso oriente, lungo il Mar Rosso, l'Oceano Indiano, l'Indonesia e l'Oceano Pacifico. Le iscrizioni di Maui, secondo le decifrazioni compiute negli anni '70 da Barry Fell, indicherebbero che la spedizione intendeva dimostrare il teorema di Eratostene (ossia che la Terra fosse rotonda, con la circonferenza di circa 24.500 miglia).

Fell impiegò otto anni per dimostrare che le iscrizioni polinesiane non erano dei rompicapo senza senso, come sostenevano gli altri esperti, ma "una forma scritta della lingua polinesiana, i cui testi potrebbero forse risolvere lo sconcertante quesito di come le piante e gli animali domestici possano avere raggiunto la Polinesia dall'America e dall'Asia".

Fell aveva riflettuto a lungo sul fatto che le centinaia d' iscrizioni sparse sulle rocce e nelle grotte nelle Isole del Pacifico avessero caratteri simili, benché si trovassero su isole distanti tra loro migliaia di chilometri, ed era rimasto impressionato da un'affermazione del professore di zoologia che aveva avuto in Nuova Zelanda, il quale gli aveva fatto osservare le similitudini tra la moderna lingua dei Maori e le lingue classiche dell'area mediterranea.

Fell scrisse: "Cominciano ad apparirmi lettere con forme riconoscibili e parole". Egli poté approfittare dell'ambiente accademico di Harvard, noto per la sua "libertà intellettuale", e coinvolse nella ricerca i propri compatrioti, inclusi gli studenti. Scrisse: "Credo che in nessun luogo si possa trovare un ambiente più favorevole per risolvere questo problema".

Tra le iscrizioni in lingua maori, Fell affermò che: "più antica è un'iscrizione, più il suo linguaggio corrisponde a quel misto di greco e di egiziano che un tempo si doveva parlare nel Nord Africa, dopo che Alessandro Magno conquistò l'Egitto". Si dichiarò convinto che la più antica di quelle iscrizioni fosse scritta in antico libico, "un dialetto dell'egiziano parlato da quei pescatori di pelle scura, che i Greci chiamavano Mauri".

Quando si diffuse la voce degli studi di Fell sul viaggio degli Egizi sino alla terra dei Maori, epigrafisti ed altri studiosi gli inviarono copie delle iscrizioni che si trovavano nelle Grotte dei Navigatori a Sosorra, presso il villaggio costiero di Furur, nella Baia McCluer, Irian Jaya. Uno di coloro che le segnalarono a Fell fu Ruth K. Hanner delle Hawaii, che ne aveva osservato la similitudine con scritture egizie. Le iscrizioni rupestri erano state scoperte negli anni 1937 1938 dalla spedizione di Josef Röder, dell'Istituto Frobenius dell'Università tedesca di Francoforte. Il gruppo di Röder compiva ricerche sulle pratiche religiose degli abitanti del luogo, e fotografò le iscrizioni e i disegni, ma non seppe decifrarli.

Le grotte di Sosorra sono raggiungibili soltanto dal mare e costituiscono un richiamo turistico, con la loro atmosfera quasi magica, in una regione ricca di tali attrattive. Vi si trovano disegni raffiguranti navi e attrezzature da pesca, soggetti astronomici (lune e soli nascenti e stelle), dipinti, grafici di navigazione, calcoli, tracciati con carbone ed ocre colorate e conservati sotto un fine strato di stalattite. Fell descrive "l'illustrazione di fenomeni celesti e di strumenti astronomici, come un sostegno a croce, un orologio solare ad angolo variabile per poterlo utilizzare in diverse latitudini, uno strumento di calcolo che corregge gli angoli zenitali a seconda della latitudine, divisori e squadre, carte celesti che mostrano specifiche costellazioni" e numerosi disegni e dipinti religiosi, raffiguranti divinità greco-egiziane. Si trova anche qualche indicazione relativa a miniere d'oro e d'argento.

Fell si accorse che l'iscrizione più importante poteva essere interpretata come una concisa prova, in parole e disegni, dell'esperimento attuato da Eratostene a Syene e ad Alessandria per dimostrare che il mondo è rotondo! L'autore del disegno s'identificava come Maui e si definiva astronomo e navigatore d'una flotta di sei navi, comandata da Rata, salpata dall'Egitto verso il 232 a.C., sotto il regno di Tolomeo III, con la missione di circumnavigare il globo.

Fell datò le raffigurazioni delle Grotte dei Navigatori agli anni 235 225 a.C., sulla base del fatto che Maui registrò un'eclissi solare ed una cometa, eventi occorsi nel quindicesimo anno di regno del Faraone, che coinciderebbero con l'eclissi anulare del 19 novembre del 232 a.C. L'elegante prova del teorema di Eratostene è introdotta da Maui come segue: "Questo particolare teorema fu spiegato a Maui da Eratostene, astronomo della terra del delta nel Basso Egitto".

Fell suppose che la spedizione fosse stata inviata da Tolomeo III sia per trovare nuove miniere d'oro per le proprie monete, sia per dimostrare la "nuova dottrina" proposta da Eratostene. Sulla base delle traduzioni preliminari sviluppate nel1974, Fell concluse, col suo gruppo, che il viaggio della flotta al comando di Rata e Maui fosse stato pianificato da Eratostene, nell'intento di circumnavigare il globo. Fell ed i suoi collaboratori pensarono che le correnti del Pacifico avrebbero potuto portare la flotta dalla Nuova Guinea sino alla regione compresa tra la Baja California e Panama, da dove le navi potevano essersi dirette a nord o a sud per trovare un passaggio marittimo tra le masse continentali. Il gruppo si mise a cercare sulla costa occidentale delle Americhe iscrizioni, che fossero databili ad anni prossimi al 231 o 230 a.C.

Il 13 novembre 1974 il geografo George F. Carter Sr., professore alla Texas A&M University, che aveva letto con interesse degli studi di Fell, gli segnalò alcune antiche iscrizioni che aveva avuto occasione di studiare, in insediamenti paleolitici in America. In particolare, un'iscrizione rupestre che aveva trascritto da una rivista scientifica in tedesco, pubblicata in Cile, da lui trovata nella sezione "Special Collections" della Biblioteca Milton S. Eisenhower, presso la Johns Hopkins University di Baltimora, negli anni 1950, quando egli insegnava in quella sede. L'iscrizione era stata trascritta nel 1885 da Karl Stolp, il quale durante una tempesta si era rifugiato in una grotta presso Santiago.

Carter pensava che l'iscrizione fosse simile a quelle polinesiane. Aveva ragione: quando Fell riuscì a tradurla, nell'iscrizione di Santiago si lessero una data: "anno 16 del regno", corrispondente al 231 a.C., e il nome di Maui.

Iscrizioni indie nella Cordillera, in Cile, scoperte da Karl Stolp

Ecco il resoconto steso nel 1885 dall'ingegnere tedesco-cileno Karl Stolp, che scoprì in Cile una strana iscrizione rupestre, decifrata da Barry Fell, quasi un secolo dopo.

"Attraversavo la catena dei monti Cajon nel1885, quando un'improvvisa tempesta di neve mi costrinse a cercare rifugio tra le rocce di un canalone. Io e la mia gente lasciammo i cavalli e cercammo un riparo in una caverna sul lato sud del canalone. Posta 2000 piedi (oltre 650 m) al di sopra della valle, quella caverna è molto difficile da raggiungere ed è raramente visitata dai nativi, che se ne tengono lontani specialmente a causa dei segni segreti e degli spiriti che essi dicono siano là presenti. Questo ci è stato detto da alcuni pastori che vivono nelle vicinanze.

Il tempo avverso, tuttavia, mi costrinse a cercarla, nonostante la posizione infelice, i segni e gli spiriti. Come ho detto, era quasi inaccessibile, tra rocce dirupate e pareti a picco. La caverna rimaneva completamente asciutta con qualunque tempo, come si vedeva dalla profondità della polvere. Su alcune pareti lisce, strani segni attiravano immediatamente la curiosità del visitatore. Non soltanto sulle pareti laterali, ma anche sul soffitto apparivano molti segni.

Non si capisce come possano essere stati dipinti i segni all'esterno della caverna, poiché si trovavano in un posto irraggiungibile anche con una scala a pioli, sopra uno strapiombo, inaccessibile anche dall'alto. L'unica possibilità era che un tempo esistessero altre rocce, di fronte a quelle dipinte, dalle quali i dipinti poterono essere stati realizzati, e che poi si ruppero e caddero nell'abisso.

Come si è detto, la caverna era piena di un alto strato di polvere, sul quale si camminava. Decisi di esaminarla con maggiore attenzione e scavai nella polvere, sino a trovare sotto di essa sette scheletri umani, cinque maschili e due femminili. Ho dato il campione meglio conservato al Dr. Phillips per il locale museo nazionale. Alcuni degli scheletri erano così fragili che caddero in pezzi nelle mie mani.

L'angolo facciale dei crani era mediamente del 75% e lo spessore della scatola cranica, della fronte e delle pareti era di un centimetro. Presso gli scheletri si trovavano strumenti rozzamente lavorati di rafia (non di lana) ed alcuni gioielli di conchiglie.

Gli strani segni che coprivano pietre e pareti della caverna erano eseguiti nei colori rosso, nero e bianco. L'analisi chimica ha rivelato che il rosso ed il nero erano ottenuti da argille ricche di ferro ed il bianco era fatto di caolino o cenere.

Si è posta la domanda: "Quei segni sono di origine india, o no?" A un primo sguardo si direbbe che essi provengano dalla terra delle Piramidi, e che qualcuno si sia divertito a decorare con essi le pareti della caverna. Ma perché? E, soprattutto, perché in un luogo così inaccessibile? Perché l'artista sarebbe andato a dipingere quei segni in posti così rompicollo, che oggi si possono raggiungere soltanto con impalcature speciali? Il posto è talmente inaccessibile che non sono riuscito a trovare un posto per riprenderli in modo adeguato con la mia macchina fotografica. I segni potevano essere stati dipinti soltanto con i piedi ben saldi al suolo. Di fronte alle rocce doveva esserci un solido appoggio per gli artisti, che poi è caduto nell'abisso da secoli, visto che nel burrono crescono molti massicci cipressi ed alberi del sapone (Quillaja saponaria) di veneranda età, che sono stati con evidenza danneggiati o distrutti da frane del terreno.

Gli scheletri con i gioielli di conchiglie e gli oggetti intrecciati lasciavano pensare ad una grande antichità, almeno di secoli. La forma dei crani poteva essere propria solo di una razza di uomini molto intelligenti, probabilmente gli antenati degli Araucani (abitanti del Cile e dell'Argentina occidentale). I crani e molte altre ossa mostravano segni di ferite guarite. I segni sembravano essere stati fatti con le dita, usando colori minerali provenienti da un altro luogo, e trasportati qui per l'uso.

La mia opinione, dati il luogo e le condizioni in cui scoprii quei segni è che essi siano di origine india, benché la loro forma inconsueta richiami gli antichi Egizi piuttosto che gli Araucani.

La caverna è detta "la casa pintada", ossia la casa dipinta.

Altri segni, che non somigliano a quelle descritti, si trovano su una pietra presso Antofagasta. Sono disegni che a prima vista appaiono di origine india, come si vede dalle riuscite fotografie di F. San Roman, direttore della locale sezione geografica e geologica. Dal confronto con i disegni Huanaco si può determinare che in tempi antichi, quando furono realizzati i primi disegni, la roccia fosse in piedi e che in seguito, per l'erosione del terreno sottostante, essa sia caduta, e che altri disegnatori più tardi abbiano continuato a decorarla".

Secondo l'interpretazione di Barry Fell, i caratteri dell'iscrizione trovata da Karl Stolp sarebbero quelli dell'antica lingua libica, da leggersi alternativamente, una riga da sinistra e l'altra da destra. La lingua sarebbe antico Maori, corrispondente secondo Fell alla lingua parlata in epoca alessandrina sulla costa della Cirenaica, un dialetto dell'antico egiziano. Secondo Fell, i moderni dialetti Maori differiscono dalla lingua parlata da Maui soltanto in alcuni aspetti minori. Diciamo la verità: sarebbe molto attraente la tentazione di organizzare una "crociera" di giovani libici benghasini in Nuova Zelanda, per constatare de visu se essi riescano a farsi comprendere, almeno un po', con le parole della loro lingua madre.

Ecco la traduzione proposta da Fell:

"Limite meridionale della costa raggiunto da Maui. Questa regione è il limite meridionale della terra montuosa che il comandante rivendica, per iscritto, in questo territorio. Egli ha condotto la flotta verso sud sino a questo limite. Queste terre il navigatore rivendica al Re d'Egitto ed alla sua Regina e al loro nobile figlio, per un'estensione di 4.000 miglia, ripida e ricca di montagne, che si levano alte. 5 agosto dell'anno di regno 16".

Come si sarebbe concluso il viaggio?

La flotta di Rata e di Maui non ritornò mai in Egitto. Si ritiene che i marinai inviati dal Faraone, quando non trovarono un passaggio navigabile attraverso l'America, ritornassero indietro e riattraversassero il Pacifico. Secondo l'iscrizione, una nave fece naufragio sull'Isola di Pitcairn.

Fell arrivò a ritenere che Rata, Maui, e gli altri membri della spedizione (circa 300) fossero diventati i padri fondatori della Polinesia. Infatti è vero che i nomi di Rata e Maui compaiono nelle leggende della Polinesia. Inoltre, l'antica lingua maori libica, con la relativa scrittura, e tutte le loro conoscenze, divennero il "patrimonio di partenza della Polinesia". Secondo Fell, in Nuova Zelanda si potevano trovare iscrizioni libiche "sino al 1450 d.C."

Eratostene e il viaggio di esplorazione di Rata e Maui

La capacità di navigare degli Egiziani e la loro abilità a compiere viaggi su lunghe distanze sono state datate al 2890 a.C., con l'esplorazione della costa africana, lungo il Mar Rosso e l'Oceano Indiano e addirittura sino al circolo polare. Viaggi alla ricerca di miniere d'oro, ed anche per colonizzare, interessarono migliaia di Egiziani, e navi di dimensioni molto grandi (della lunghezza di 67 metri, secondo una replica trovata in una tomba egiziana). Perciò, verso il 232 a.C., Rata e Maui potevano avere le conoscenze per affrontare un viaggio su una lunga distanza.

Essi sapevano da Eratostene che la circonferenza terrestre doveva misurare 250.000 stadi (circa 40.000 km), e possedevano conoscenze astronomiche e strumenti per la navigazione. Le loro navi erano molto grandi. Un viaggio attraverso il Pacifico nel sec. III a.C. appare quindi possibile.

Per iniziativa egiziana, nell'anno 232 a.C., un gruppo di marinai sarebbe dunque salpato con una flotta da un porto della Cirenaica e â€" dopo avere risalito un tratto del Nilo â€" avrebbe imboccato il Mar Rosso attraverso il famoso canale scavato dai Faraoni.

Secondo l'ipotesi di Fell, essi avrebbero toccato una località dell'attuale Indonesia, ove il navigatore della spedizione, di nome Maui, incise una memoria graffita e registrò un'eclissi, sulle pareti della Grotta dei Navigatori. Poi attraversarono l'Oceano Pacifico e raggiunsero probabilmente l'America Centrale.

I Maori

Il popolo dei Maori, tradizionali abitatori della Nuova Zelanda, si compone di diverse tribù, chiamate Iwi, suddivise in sottotribù (Hapu) ed in gruppi di dimensioni minori (Whanau). Letteralmente, il nome Maori (Ma-Uri) significa "Figli del Cielo". Il popolo Maori conta oggi circa 500.000 individui, molti dei quali vivono nelle città, ma mantengono stretti contatti con le loro tribù di provenienza.

Si ritiene che il primo navigante polinesiano a raggiungere la Nuova Zelanda fosse Kupe, proveniente dall'isola di Hawaiki, verso il 950 d.C. Una seconda grande ondata di migrazione, dalla stessa isola, ebbe luogo verso il 1350. Egli chiamò la nuova terra Aotearoa ("la terra della lunga nuvola bianca"). Popolo guerriero, i Maori usavano conservare la testa dei loro nemici, per impadronirsi del loro mana (spirito vitale). Solo una tribù, che viveva nell'isola del sud, era dedita al cannibalismo rituale per assicurarsi il mana del nemico vinto.

Nel 1642 il navigatore olandese Abel Tasman sbarcò per breve tempo sulla costa occidentale della Nuova Zelanda. Egli ed i suoi marinai furono oggetto di ripetuti attacchi da parte di cannibali. La "scoperta" della Nuova Zelanda è generalmente attribuita al capitano inglese James Cook, il quale nel 1769 circumnavigò le due isole a bordo della nave Endeavour.

Le tesi diffusioniste

Barry Fell è considerato uno dei più importanti sostenitori delle tesi "diffusioniste", insieme a Jon Polansky e Vine Delona Jr.

Jon Polansky è un editore della rivista Epigraphic Society Occasional Papers, fondata da Barry Fell e consacrata agli studi sui contatti transoceanici. Vine Deloria Jr. è un membro della tribù Sioux della Stabile Roccia, attivista dei movimenti dei Nativi Americani, ex direttore esecutivo del Congresso Nazionale degli Indiani Americani.

Il Diffusionismo sostiene che l'uomo s'installò sin da tempi antichi su tutti i continenti e che molteplici furono, sin dall'Antichità, i rapporti mutui tra le culture delle diverse parti del Globo.

Diversi tra questi autori credono che gli antichi Egizi fossero arrivati a raggiungere le coste americane e che mantenessero con quel continente regolari rapporti commerciali, documentati da influssi culturali e stilistici, ma anche da ritrovamenti di statuette ed iscrizioni, qua e là nel continente americano.

Gli sviluppi dell'indagine

Sono rimasto particolarmente impressionato dal fatto che in nessuna delle presunte iscrizioni egizie identificate in America si presenti scrittura geroglifica, e che nessuna sia scritta nella lingua dell'antico Egitto. Sembra che â€" per questi prodotti di "esportazione â€" gli Egizi preferissero usare la lingua e la scrittura dei vicini popoli libico-berberi. La medesima osservazione vale per le iscrizioni rupestri attribuite al tempo della spedizione di Rata e Maui.

Un'osservazione s'impone: se anche gli Egizi avessero sempre â€" o molto spesso â€" fatto ricorso a flotte composte di marinai libici, occorre pensare che la lingua ufficiale delle loro flotte (se non l'unica lingua "colta" e scritta, da parte del personale di comando) dovesse essere quella egiziana, non un "dialetto" nativo, poiché tale la lingua libica doveva essere ritenuta presso il regno dei Faraoni.

Ebbene, innanzitutto occorre osservare che, se i diffusionisti avessero voluto creare un falso "ad hoc", avrebbero potuto usare più facilmente una scrittura geroglifica (o meglio greco-alessandrina, per quanto riguarda il periodo di Eratostene), senza doversi arrampicare sugli specchi due volte, prima per decifrare un linguaggio come quello libico-berbero (tutto sommato ben poco conosciuto, anche agli studiosi di lingue antiche), e poi per giustificarne l'uso in documenti ufficiali della spedizione. Le medesime considerazioni possono valere per tutte le altre iscrizioni dello stesso tipo che il gruppo dei diffusionisti ritiene di aver ritrovato e tradotto, sia nell'area del Pacifico, sia sul continente americano. Anche in altri casi, ad esempio in graffiti rupestri lungo l'arco alpino, è capitato che i ricercatori abbiano fatto ricorso a letture ed interpretazioni che si rifanno all'uso di un alfabeto e di una lingua di matrice libico-berbera.

Appare rilevante la supposizione che i ricercatori diffusionisti si siano veramente trovati di fronte a documenti per loro inspiegabili, poiché â€" se si trattasse di falsi o di adattamenti interpretativi â€" sarebbe stato più logico "crearli" sulla base della lingua e della scrittura degli Egizi, e non di un'altra scrittura e di un'altra lingua, che presentano altrettante â€" se non maggiori â€" difficoltà interpretative. Essi sono spinti ad ipotizzare il sistematico ricorso, da parte dei Faraoni, a flotte composte di marinai d'una nazione vicina, che non fu mai, nei secoli d'oro della civiltà egizia, in rapporti pacifici con il popolo delle Piramidi. Marinai talmente acculturati da usare la propria lingua, ben diversa dall'egiziano, in tutti i loro appunti, e addirittura in documenti ufficiali, qual è "l'atto di possesso" inciso sulle montagne presso Santiago del Cile.

Vale certamente la pena di ricollegarsi alle ipotesi di "riscoperta" dell'antica Atlantide formulate nel 2001 dal sottoscritto, che doveva essere proprio un antico regno libico-berbero. La scrittura e la lingua usate in tutte quelle iscrizioni corrisponderebbero quindi a quelle dell'antica Atlantide, senza possibilità di dolo da parte di chi le ha interpretate, poiché i ricercatori che lo fecero non erano minimamente al corrente di tale ipotesi e non lavorarono in vista di essa, né per dimostrarla. Eppure, le uniche circostanze che permettessero la diffusione "planetaria" di una lingua libico-berbera e del suo sistema di scrittura, attraverso rotte marittime transoceaniche, appaiono legate all'esistenza d'un grande impero marinaro, nel periodo in cui Atlantide era signora dei mari (quindi in anni certamente anteriori al 1200 a.C.). Non è invece credibile che marinai libici, arruolati nella marineria egizia, andassero a scrivere "atti di possesso", sulle rocce dell'attuale Cile, nella propria lingua e a nome del Faraone d'Egitto.

Un tale sviluppo delle ipotesi interpretative condurrebbe ovviamente a riconsiderare globalmente anche la ricostruzione del viaggio di Rata e di Maui, che dovrebbe essersi svolto non nel sec. III a.C., ma almeno un migliaio d'anni prima, quando Atlantide esisteva ancora e deteneva la supremazia delle rotte oceaniche. Ricordiamo infatti che il citato studio, da me sviluppato su Atlantide, del 2001, ipotizza la collocazione storica della tragica fine d'Atlantide verso il 1200 a.C. Gli elementi utilizzati da Fell per datare l'iscrizione di Sosorra e l'altra del Cile sono l'osservazione di un'eclissi e la numerazione degli anni di regno (presunti come quelli di Tolomeo III, ma non identificati esplicitamente come suoi). Occorrerebbe potersi riferire ad un'altra eclissi (e non ne mancano, nella storia della Terra) e agli anni di regno d'un altro re (ma non sappiamo quale). Inoltre, dato che non siamo in possesso di elementi concreti che colleghino strettamente l'una all'altra iscrizione (se non l'uso dei medesimi caratteri e â€" probabilmente â€" d'una lingua medesima o similare), nulla impedisce che le due iscrizioni, e le altre ritrovate, possano essere memorie di viaggi diversi, con datazioni riferite al regno non d'uno, ma di diversi re. Oppure può forse bastare il nome Maui, ripetuto a migliaia di chilometri di distanza, a "firmare" i due documenti? Potremmo forse supporre di sì… ma i nomi Rata e Maui â€" o Mawi â€" a quale cultura possono appartenere?