Ogni tanto capitano delle notizie che potrebbero far completamente riconsiderare parte della storia umana antica, ma che stranamente passano inosservate ai più (me compreso). Ero quasi sul punto di lasciarmela sfuggire, ma è troppo golosa per non considerarla: l'amputazione di un braccio, avvenuta durante l' Età della Pietra.
Niente ospedali, niente bisturi metallici, niente strumenti sterilizzati e niente anestesia. O almeno questo è quello che abbiamo sempre supposto sulla tecnologia degli uomini del Neolitico.
L'intervento di amputazione è stato un successo, ed è stato compiuto da uno dei talenti più straordinari che la storia medica ricordi. Soprattutto considerando gli strumenti a disposizione in quel tempo.
Quello che però viene da chiedersi è: possibile che questo chirurgo ante litteram non sia stato un genio, ma solo un utilizzatore di una conoscenza medica che spesso non riteniamo possibile per l'uomo del Neolitico?
Nella tomba di Buthiers-Boulancourt, risalente al Neolitico e collocata a circa 60 km da Parigi, gli archeologi hanno ritrovato segni di una conoscenza medica utilizzata circa 6900 anni fa per effettuare l'amputazione di un avambraccio.
Il paziente sembra essere stato anestetizzato, e non ci sono segni di infezione. Il taglio è stato pulito e la ferita è stata medicata, secondo quanto afferma il French National Institute for Preventive Archaeological Research (Inrap).
Se questo ritrovamento può far rizzare i peli a chiunque abbia una minima idea della concezione che abbiamo attualmente sulle tecnologie in utilizzo durante l' Età della Pietra, che di sicuro non consentono di effettuare un'operazione chirurgica di quel tipo senza conseguenze, c'è da aggiungere che in realtà sono stati ritrovati altri esempi di amputazioni simili, in Germania ed in Repubblica Ceca.
Ora, sappiamo che durante l' Età della Pietra venivano compiute operazioni come perforazioni rituali, incisioni nel cranio, ed altre operazioni chirurgiche.
Abbiamo ad esempio prove di una chirurgia cranica che consisteva in una trapanazione della scatola cranica, utilizzata ad esempio per estrarre schegge dal cervello. Oppure abbiamo tecniche per estrarre materiale purulento, aghi in osso utilizzati per effettuare suture, o addirittura l'utilizzo di insetti come le termiti, per chiudere ferite.
Ma questa amputazione, e soprattutto le sue conseguenze, pare essere qualcosa di assolutamente nuovo, talmente nuovo e sbalorditivo che forzerà necessariamente una nuova analisi sulla medicina dell' uomo antico.
L'operazione risale al momento in cui il Sapiens iniziò a stabilirsi in Europa ed a diventare agricoltore, immagazzinando il cibo raccolto ed imparando ad utilizzare il "potere dei semi".
Ed il paziente pare fosse una persone importante, a giudicare dalla sua tomba, lunga circa 2 metri e contenente un'ascia di scisto e resti di animali, segni del suo status sociale.
Si è trattato di una vera e propria operazione chirurgica: l'omero è stato tagliato, come mostra la radiografia, ed intenzionalmente. Probabilmente l'osso si era rotto a seguito di un incidente di caccia o ad una caduta, ma non possiamo essere certi sulla causa della frattura visto che nel sito non sono state rinvenute le ossa della mano e l'avambraccio amputato.
Dopo le analisi biologiche si è inoltre scoperto che il paziente, probabilmente un guerriero, potrebbe essere stato sedato da una mistura di piante, come la datura.
"Non ne siamo sicuri" dice Cécile Buquet-Marcon, archeologa che assieme ad Anaick Samzun ha effettuato la scoperta "ma di certo devono aver trovato un modo per farlo restare fermo durante l'operazione".
Altre piante sembrano invece essere state utilizzate per disinfettare la ferita. L'esame delle ossa ha rivelato nessun segno di infezione a seguito dell'amputazione, suggerendo il fatto che l'operazione sia stata compiuta in condizioni asettiche, e che sia stata disinfettata successivamente.
Quello che si sa di certo è che il paziente è sopravvissuto, continuando a vivere per anni dopo l'operazione di amputazione, e che probabilmente ha mantenuto il suo status sociale nonostante l'handicap.
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