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16 Dicembre 2010 SCIENZA
di NICHOLAS BAKALAR Repubblica.it
Si sbadiglia per fare amicizia Per questo è così contagioso
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È uno dei comportamenti umani più frequenti e meno compresi: si comincia nella pancia della mamma e non si smette più. Ora c'è una nuova ipotesi: si "attacca" perché serve a socializzare.

LO FANNO tutti, ma nessuno sa perché. Noi umani iniziamo a farlo già nel ventre materno, e lo facciamo fino alla tarda vecchiaia. La maggior parte delle specie vertebrate, uccelli e pesci inclusi, sbadiglia, o quanto meno fa qualcosa che somiglia moltissimo a uno sbadiglio. E malgrado ciò, i meccanismi fisiologici, le finalità e l'eventuale importanza ai fini della sopravvivenza che lo sbadiglio potrebbe ancora avere restano misteriosi.

Le teorie in proposito non mancano - un articolo pubblicato di recente sulla rivista Neuroscience&Biobehavioral Reviews ne enumera parecchie - ma mancano le prove sperimentali del fatto che siano corrette.

Ippocrate nel IV secolo avanti Cristo aveva ipotizzato che lo sbadiglio servisse a liberarsi dell'"aria cattiva" e ad aumentare "l'aria buona" nel cervello. La versione moderna più accreditata di questa teoria vuole che lo sbadiglio contribuisca a migliorare i livelli di ossigenazione nel sangue e a diminuire quelli di biossido di carbonio. Se ciò fosse vero - scrive l'autore dell'articolo Adrian G. Guggisberg - allora si sbadiglierebbe di più quando si fa esercizio fisico. Oltretutto i soggetti affetti da malattie cardiache o polmonari, che spesso soffrono di carenza di ossigeno, sbadigliano non più di chiunque altro.

I ricercatori hanno esposto a esalazioni contenenti alti livelli di biossido di carbonio alcuni soggetti sani e hanno scoperto che ciò non li portava a sbadigliare di più. Anzi, nessuno studio evidenzia che i livelli di ossigeno nel cervello siano modificati in alcun modo dal fatto di sbadigliare. Al contrario: l'osservazione diretta e la sperimentazione indicano che il modo migliore di aumentare i livelli di ossigeno nel sangue non consiste nello sbadigliare, bensì nell'accelerare la respirazione.

Senza alcun dubbio, si sbadiglia più frequentemente prima e dopo il sonno. Quindi, forse, di fatto sbadigliare ci serve a rimanere svegli. I ricercatori hanno verificato l'attendibilità di questa supposizione inducendo lo sbadiglio in alcuni soggetti umani, e hanno osservato poi con un elettroencefalogramma la loro attività cerebrale mentre sbadigliavano. L'EGG non ha dimostrato però che lo sbadiglio produceva un maggiore senso di vigilanza nel cervello o nel sistema nervoso centrale.

Può essere che sbadigliare serva a regolare la temperatura corporea? Alcuni studiosi hanno dimostrato che lo sbadiglio contagioso (indotto con filmati che riproducono gente che sbadiglia) poteva essere ridotto sistemando un impacco freddo sulla fronte, e al contrario aumentava con un impacco caldo. Secondo Guggisberg, tuttavia, questo esperimento non ha tenuto conto di altri fattori, per esempio il fatto che è altamente probabile che un impacco caldo aumenti la sonnolenza, mentre un impacco freddo aumenti il senso di veglia. Se da un lato Guggisberg ritiene inconcludente la tesi dello sbadiglio finalizzato a regolare termicamente il corpo, dall'altro Andrew C. Gallup, un collega dell'università di Princeton, è di parere opposto. "Negli esperimenti condotti sui ratti, lo sbadiglio è preceduto da un rapido aumento della temperatura cerebrale e dopo lo sbadiglio è seguito da un ritorno a temperature più basse. Ciò indica una precisa associazione con le funzioni di termoregolazione".

Gallup ha illustrato la sua tesi in un articolo accettato per la pubblicazione su Neuroscience&Biobehavioral Reviews, la medesima rivista sulla quale è apparsa la ricerca di Guggisberg. Altra teoria oggi allo studio è che sbadigliare possa aiutare a bilanciare la pressione dell'orecchio medio con la pressione dell'aria esterna. Tale funzione, tuttavia, può essere espletata anche da altre tecniche - masticazione o deglutizione - e pertanto non vi è motivo di credere che lo sbadiglio costituisca un vantaggio evolutivo indispensabile.

Ma allora: a che cosa serve sbadigliare? I bambini di età inferiore ai cinque anni non sono soggetti allo sbadiglio contagioso, mentre gli esseri umani adulti, gli scimpanzé, le scimmie e i cani - animali con capacità sociali avanzate - lo sono. A quanto pare, prima che lo sbadiglio diventi contagioso si rende necessaria una comprensione dello stato mentale altrui. Questa idea è avallata da osservazioni dirette effettuate con risonanza magnetica negli uomini: osservare gli altri che sbadigliano attiva alcune aree cerebrali deputate all'imitazione, all'empatia e al comportamento sociale.

Per Guggisberg questa interpretazione sociale è l'unica in grado di dare una risposta plausibile a tutti i molteplici aspetti di questo fenomeno, mentre Gallup mette in evidenza che anche le specie solitarie sbadigliano, e che scimpanzé e uomini sbadigliano anche quando sono soli. Guggisberg, ricercatore dell'università di Ginevra, conclude la discussione con un'affermazione che pochi esperti potrebbero trovare opinabile: "Sbadigliare è un fenomeno molto ricco e complesso".

Traduzione di Anna Bissanti, c. 2010, The New York Times

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