sei in Home > Archeologia > News > Dettaglio News
2 Aprile 2003 ARCHEOLOGIA
Repubblica.it
ETRUSCHI E SARDI QUANTO PROFONDI FURONO I CONTATTI TRA QUESTI POPOLI ?
FOTOGALLERY
tempo di lettura previsto 9 min. circa

Vetulonia?

"Era la Milano degli Etruschi. Il più importante centro commercial-metallurgico tra IX e VI secolo a.C... Il più ricco e tecnologicamente avanzato...".

I Signori di quelle sue miniere?

"Sardi. Sicuramente Sardi...".

Non fosse l'etruscologo Giovanni Camporeale - anni di cattedra a Firenze, anni di scavi a Vetulonia - a regalartela questa sorpresa che, una volta digerita, metabolizzata dal resto dell'Accademia, potrebbe far riscrivere alcune pagine oscure della prima Storia mediterranea, sarebbe indispensabile prenderla qualche cautela. Ma è lui che ce la dice, e a registratore acceso: un allievo di Giacomo Devoto, uno dei migliori, l'organizzatore di quella mostra - Gli Etruschi e l'Europa - che affascinò Parigi prima, Berlino poi, e che tutti ancora ricordano come la più bella mai realizzata finora sui Tirreni del I millennio a.C.; un cervellone, insomma... Professore ce lo racconta com'è arrivato a questa sua certezza?

"Ce l'ha presente l'askòs?"

Prego?

"L'askòs. Letteralmente significa ventre. È uno strano vasetto che ricorda proprio quegli otri fatti con lo stomaco degli animali e usati per il vino o l'olio. Ha un collo-beccuccio laterale, allungato e decentrato, che lo squinterna un po' rendendolo davvero inconfondibile...".

E allora?

"Si tratta di un vaso tipicamente sardo: a cominciare dall'XI secolo ne trovi ovunque in Sardegna. E non era mica un vaso normale. I colleghi sardi dicono che poteva contenere bevanda di mirto, ma vere certezze non le hanno. Doveva, comunque, essere legato a riti particolari visto che lì, nell'isola, lo si è rintracciato sempre in situazioni legate alla religiosità. Be', di questo tipo di vaso in giro per l'Etruria ne troviamo un po' dappertutto, nelle tombe: due, tre a Chiusi, a Cerveteri, a Volterra, a Bisenzio, fin giù nella Campania etrusca...".

E a Vetulonia, invece...

"A Vetulonia, invece, ne abbiamo più di 40. Ecco: quando ne trovi 40 - e, per di più, 40 frutto di scavi ottocenteschi che, si sa, salvavano soltanto i vasi integri e gettavano via i cocci - devi pensare a chissà quanti altri ce ne dovevano essere... E proprio tutti lì, in questo centro importantissimo...".

Importante perché?

"Vetulonia, era il cuore e il cervello della produzione mineraria etrusca: dalla sua postazione arroccata su in alto, a più di 300 metri sul livello del mare, era in grado di controllare gli insediamenti metallurgici più importanti d'Etruria. Trovarvi 40 vasi, così omogenei e connotati, impone una riflessione".

Quale?

"Con una quantità del genere, bisogna pensare a un fenomeno sociale di massa: è questo che l'archeologia ci sta mettendo davanti agli occhi. Un segnale di appartenenza così, riguarda un'intera comunità. Non solo: grazie ad alcune analisi chimico fisiche che sono state effettuate sull'argilla usata per fabbricarli quei vasetti sacri, si è potuto accertare che soltanto alcuni sono stati fatti in Sardegna: molti altri sono di imitazione locale. Non basta: a Vetulonia si sono permessi anche variazioni sullo stesso tema...".

Tipo?

"Uno - pur rispettando la forma base - è stato trasformato in un galletto con tanto di zampe. A un altro hanno fatto un buco al centro... Sono tutte riprove che l'oggetto era entrato a tal punto nella tradizione, da concedere e permettere persino azzardi e disinvolture stilistiche".

E questo cosa le dimostra?

"Tanti oggetti insieme, si sa, denotano una cultura omogenea. E tutti questi vasetti insieme me li posso spiegare soltanto con un nucleo consistente di Sardi che si sia stanziato a Vetulonia, alle origini della città, dal IX secolo prima di Cristo in poi. Per di più abbiamo molti altri motivi per crederlo".

Quali?

"Questo tipo di oggetti si rintracciano essenzialmente nella Sardegna settentrionale, una delle tante zone ad economia mineraria dove l'attività estrattiva si conosceva e si praticava molto, molto prima che in Etruria. Ora noi sappiamo anche che Vetulonia ebbe un'economia essenzialmente, fortemente, radicalmente, mineraria. Anche Massa Marittima, lì vicino, zona operativa delle estrazioni, era coinvolta nella grande avventura mineraria e metallurgica. E anche lì è stata trovata molta roba sarda. Ebbene: se da due posti così nodali per l'economia etrusca salta fuori una tale abbondanza di testimonianze sarde, a questo punto la cosa più facile, normale, semplice da dire è che si tratti di Sardi arrivati qui per sfruttare la zona grazie al loro know how. Come, poi, siano arrivati qui, è tutt'altro problema...".

In che senso?

"Sono sbarcati con navi loro? O ce li hanno portati gli Etruschi? Questo nessuno ce lo può dire: mica ce l'abbiamo il loro biglietto di viaggio... Potrebbero essere stati, pure, i Fenici a condurli... Comunque - arrivando al sodo - questi vasi di tipo sardo sono qui, a Vetulonia: e se fino a poco tempo fa si pensava sempre che a spostarsi fossero solo gli oggetti, io ormai sono convinto che insieme agli oggetti siano arrivate anche le persone. E, a Vetulonia, i Sardi dovevano essere parecchi assai: del resto non possono che esser stati loro a introdurre questo rito e i suoi vasetti sacri. E se oggi ne abbiamo 40, intatti, dobbiamo ipotizzarne almeno il quadruplo in cocci ed eliminati... E barchette strabilianti, e bottoni nuragici, e fibule bronzee: tutti trovati qui. Sono dati e cifre che parlano da sole".

E che ci dicono?

"Ci raccontano bene che fin da quando si crea l'ethnos etrusco - fin dal IX secolo a.C., quindi - ci sono rapporti commerciali e saldi legami tra Vetulonia e Sardegna. Un'osmosi di cui, ormai, è possibile rintracciare segnali un po' ovunque, in Etruria. Ma che qui raggiunge l'apice. Altrove si tratta di componenti sarde. Da graduare, però, luogo per luogo". In che senso? "Vulci, ad esempio... Be', Vulci fa quasi da paradigma dell'approccio che si è sempre avuto nei confronti dei tanti oggetti sardi trovati in cento contesti etruschi. Di fronte a tre famosi reperti insulari ritrovati in una tomba di lì - un guerriero in bronzo, un cestino, un tintinnabulo - si è parlato come al solito, come si fa ormai da decenni, del corredo di una donna sarda deposto lì ad accompagnarla nel suo eterno riposo".

Invece?

"Chi ci dice che sia stata sarda la donna? Il morto, lì dentro, potrebbe benissimo esser stato anche un Sardo che ha sposato una Etrusca. Nessuno di quegli oggetti, infatti, ha connotazioni decisamente femminili. Quindi...".

Quindi?

"Quindi non vi sono certezze. Ma quel che io mi chiedo, tenendo buona l'ipotesi delle nozze tra Sardi ed Etruschi: cosa vogliono dirci tutti questi matrimoni sardo-etruschi che l'archeologia ci attesta? Non erano mica vicini di casa i Sardi e gli Etruschi... Non possiamo pensare a una sequela di colpi di fulmine: tra gli uni e gli altri c'è di mezzo un mare che, nel IX, nell'VIII secolo a.C., ancora spaventa. Evidentemente questi legami - di cui i tanti oggetti sardi ritrovati sono riprova - sanciscono un'osmosi di rapporti commerciali ben attestati".

Ma come se lo spiega lei che in Sardegna, invece, non è stata trovata nessuna tomba etrusca di questo tipo? L'osmosi prevede reciprocità. Qui, invece, sembrerebbe di trovarci di fronte a un fenomeno di travaso, di trasloco: a un vero e proprio trasferimento di una miriade di oggetti e, probabilmente, dei loro proprietari. Oggetti, per di più, che evocano la Sardegna e ritenuti talmente sacri da esser portati nell'Aldilà. Possibile che tutti - sardi o sarde che fossero - per sposarsi dovessero arrivare in continente? E senza neppure un Etrusco che facesse il viaggio inverso... Strano, no? E certe cupole a volta, certi Tumoli etruschi - tipo questi di Vetulonia, tipo quelli della Banditaccia a Cerveteri, professore - non danno anche a lei l'impressione di nuraghes seppelliti dal fango?

"È una questione aperta da sempre: se dietro a queste costruzioni etrusche ci sia o meno l'influsso dei colossi sardi, così simili tecnicamente... C'è una differenza di cronologia, però. E anche di funzione: al tramonto del II millennio non si sono più costruiti nuraghes; mentre in Etruria queste tholoi ci arrivano due, tre secoli più tardi. Tre secoli buoni da colmare non sono pochi: io ci andrei cauto. La differenza di funzione, poi, per di più: costruzioni di vita quelle sarde. Sacrari di morte e memoria quelle toscane. Del resto, una firma a darci sicurezze non c'è...".

Non potrebbe essere proprio quel termine Tyrsenoi - usato sia qui che lì - la vera firma? Tenga presente che anche in Sardegna, nel I millennio a.C., i nuraghes cambiano funzione: diventano santuari, si costruiscono altari ed ex voto con le loro forme. Addirittura dei grandi conci vengono considerati quasi reliquie...

"Era un sospetto, questo, che aveva già Pallottino: una reciproca influenza tra tholoi sarde e quelle toscane. L'ha ripreso Giovanni Colonna, qualche anno fa...".

Anche di recente il professor Colonna ha ribadito - d'accordo con Strabone - che sarebbero i Sardi i primi veri Tyrsenoi. E che gli Etruschi sarebbero

"Costruttori di Torri" solo di nome, non di fatto... "C'è il problema, poi, che i Sardi in continente sono già arrivati da tempo, molto prima delle tombe a cupola. E, all'inizio, sono stati seppelliti in pozzetti o fosse, tombe come le altre...".

Accettando la cremazione, però. E in urne tronco coniche, circondandosi di roba sarda, e anche di brocchette come quelle rintracciate da lei a Vetulonia. Dia loro il tempo di riprendersi, di riorganizzarsi, poverini, prima di ricominciare a fare architetture...

"Io ci andrei cauto ad allargare troppo...".

Ma è proprio il libro/convegno su Etruria&Sardegna da lei curato, professore, ad allargare. Lì dentro è lei stesso che ci racconta quanti vasi e oggetti sardi ci siano nelle primissime tombe villanoviane-etrusche. E non solo c'è il Colonna che giura sui primi Tirsenoy-Sardi ma c'è anche Giovanni Lilliu che, passando in rassegna i migliori testimoni d'epoca, ne individua una decina che apparentano le tombe d'Etruria all'architettura sarda precedente. E c'è Jean Gran-Aymerich che ci fotografa la decadenza della Sardegna da "principale polo commerciale mediterraneo" nel II millennio a scalo secondario nel I; ed è Filippo Delpino che racconta che le prime élites etrusche sembrano mangiare e bere alla sarda... Tutti indizi, certo. Anzi frammenti di indizi: ma che, però, autorizzano a pensare a migrazioni su grande scala dalla Sardegna...

"Sono scettico. Ricordo troppo bene quel ci diceva Giacomo Devoto a noi studenti: "Le invasioni in Etruria sono state tante quante i carri e le zattere con cui, i cosiddetti invasori sono arrivati".

Una volta morti, però, tutti sepolti alla sarda...

"Sono molto più propenso a pensare che diventi una moda quella di mettersi in tomba roba nuragica".

E se invece di una moda fosse stata una diaspora?

"Questi reperti isolani si trovano troppo spesso in contesti decisamente etruschi, con tanto di iscrizioni realizzate con quella scrittura che in Sardegna non risulta".

Sono passati secoli - l'ha detto lei - dal loro arrivo in continente: a esigenze nuove, strumenti nuovi. Scrittura compresa...

"Questa sua, ora, è solo un'ipotesi".