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20 Febbraio 2010 ARCHEOLOGIA
Franca Giansoldati Il Messaggero
Restaurate le mummie vaticane, il dna di Ni-Maat-Ra ci dirà come viveva
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Grazie a Papa Ratzinger le mummie egizie conservate nei Musei Vaticani sono state rimesse a nuovo. Il Vatican Mummy Project, un grande progetto scientifico avviato nel 2006 per studiare e stabilizzare dai danni del tempo la collezione di mummie - sette individui adulti e due bambini - è ormai arrivata alle battute finali. L'Osservatore Romano spiega che il compito di studiare il Dna delle mummie ed individuare eventuali malattie è stato affidato ad Albert Zink, uno dei più autorevoli esperti mondiali. La prima mummia a essere indagata, è Ni-Maat-Ra, una donna vissuta nel secondo secolo avanti Cristo.

Gli esperti raccontano che si presentava in evidente stato di deterioramento a causa di un processo di imbalsamazione non accurato. L'esame al radiocarbonio ha permesso di conoscere meglio questa donna ritrovata nell'area dell'oasi del Fayyum. Il suo nome si ritrova dipinto sul papiro policromo che ricopre il corpo. Una maschera tridimensionale all'interno della quale è stata ritrovata ancora posizionata una ghirlanda di fiori e boccioli.

Il restauro di Ni-Maat-Ra ha comportato due operazioni: il capovolgimento della mummia in posizione supina per permettere di rimettere la schiena, l'assemblaggio e il riposizionamento di una grande porzione della colonna vertebrale per evitare il collassamento del torace.

Ancora in corso, invece, lo studio antropologico e le indagini del Dna. Il Vatican Mummy Project si avvale della collaborazione del Laboratorio di Diagnostica per la Conservazione e il Restauro dei Musei Vaticani, diretto da Ulderico Santamaria.