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1 Gennaio 2010 ARCHEOLOGIA
adnkronos
Le dee Demetra e Kore sono tornate nel Museo della cittadina di Aidone
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Roma - Le dee sono tornate a casa e, vestite da una nota stilista, hanno aperto il loro salotto e attendono visite. Parliamo ovviamente di Demetra e Kore, o, se preferite, di Cerere e Persefone, madre e figlia. Erano state rapite – per Persefone, dopo il fattaccio con Plutone, rischiava di diventare un'abitudine – trent'anni fa da da tombaroli che le avevano vendute a mercanti americani insieme con una collega, Afrodite, detta anche Venere.

Oggi, dopo complesse trattative internazionali, Demetra e Kore sono tornate nel Museo della cittadina di Aidone, gioiello medioevale chiuso tra le montagne ennesi, a qualche chilometro da quella Morgantina scoperta poco più di mezzo secolo fa dagli archeologi. Da quegli scavi gli acroliti - ossia volto, mani e piedi in marmo di grandi statue di solito in legno – delle due dee furono trafugati. Insieme con gli argenti di Eupolemo e la cosiddetta Venere di Morgantina, finora custodita nel Paul Getty Museum di Malibù e che dovrebbe rientrare in Sicilia nel 2011.

Il ritorno delle dee ha rappresentato l'evento culturale più festoso della Sicilia nel 2009. Ed entrando nello spazio museale che le ospita, nel seicentesco convento dei Cappuccini, si resta affascinati e storditi, come si fosse davvero al cospetto di due divinità. Gli acroliti di Demetra e Kore non soltanto sono di pregevolissima fattura, ma sono anche i più antichi al mondo. E a esaltarne ancor di più l'incomparabile bellezza sono i manichini in fil di ferro progettati dal pittore Salvo Russo, in cui sono innestati, e gli eleganti abiti di Marella Ferrera che li rivestono.

Nel museo di Aidone trovano posto molti altri reperti – tra cui moltissime maschere in ceramica - portati alla luce a Morgantina, città ellenistica incastonata tra gli Erei che visse per oltre mille anni, dalla preistoria all'età imperiale romana e fu oggetto di scavi condotti nei primi del Novecento da Paolo Orsi e nel dopoguerra da re Gustavo Adolfo VI di Svezia.

Dal giugno del 1955 gli scavi divennero sistematici, condotti da archeologi siciliani e da studiosi delle Università di Princeton e della Virginia, e portarono alla luce il macellum, gli stoà, le strade, il gymnasium, la casa del capitello dorico, l'agorà - disposta su due livelli collegati dall'Ekklesiasterion, una scalinata trapezoidale usata anche per le pubbliche riunioni -, il santuario di Demetra e Kore, la fontana monumentale, i tanti mosaici, come quelli della notissima Casa di Ganimede. E soprattutto il teatro: nato nel III secolo avanti Cristo, ha un'interessantissima orchestra a ferro di cavallo con al centro i resti di un altare dedicato a Dioniso, e una cavea - adattata al declivio naturale di una collina - in blocchi di pietra arenaria tuttora in ottimo stato.

Ma non solo archeologia potete trovare ad Aidone: due castelli, chiese e torri normanne, armoniose architetture medioevali, bei dipinti, e feste popolari di grande suggestione, come quella di San Giuseppe e soprattutto i Santuna: la mattina di Pasqua variopinti pupazzoni raffiguranti gli apostoli, alti due metri e mezzo e dalle vesti svolazzanti, animano la pantomima della Giunta, l'incontro tra la Madonna e il Cristo risorto.