MARIANO Gli archeologi avevano ragione: la Roggia Vecchia sta restituendo reperti di tombe risalenti all´epoca romana, riconducibili tra il I e il II secolo dopo Cristo.
Indiana Jones ha colpito anche a Mariano Comense, portando in via Segantini – dove sono in corso gli scavi – un alone di fascino e di mistero che spinge parecchi curiosi a fermarsi lungo gli argini del corso d´acqua per guardare gli esperti al lavoro e fare un salto indietro nel tempo di 2.000 anni.
«Che ci fosse la necropoli, eravamo praticamente sicuri – spiega Stefania Jorio funzionario della Soprintendenza Archeologica della Regione Lombardia, responsabile per la provincia di Como -: adesso si tratta di capire l´entità dei ritrovamenti che sinora hanno dato risultati più che incoraggianti. Da quando abbiamo iniziato i lavori, cioé il mese scorso, abbiamo già individuato cinque tombe e pensiamo che procedendo con gli scavi, verso l´ingresso della via Segantini, le scoperte aumenteranno».
I lavori della Soprintendenza stanno procedendo in parallelo con l´impresa che si è aggiudicata le opere per il rifacimento dell´alveo della Roggia Vecchia nel tratto che corre alle spalle del cimitero: oltre alla sistemazione per la sicurezza idrogeologica del corso d´acqua (per la quale è già stata completata l´operazione di pulizia degli argini rimuovendo i rovi e le essenze arboree), verrà realizzata anche una pista ciclo-pedonale e inoltre la riqualificazione dell´intero tratto terrà conto anche della presenza delle antiche macine, pietre a forma circolare forate al centro, che un tempo venivano utilizzate proprio per contenere gli argini.
«Il metodo che abbiamo utilizzato è semplice – spiega l´architetto Jorio -: il lavoro dell´escavatore viene sorvegliato dagli archeologi che capiscono immediatamente se ci si trova in prossimità della necropoli da diversi elementi. Cambia, infatti, il colore del terreno ed affiorano i carboni. Nel caso di Mariano, la profondità di scavo con i mezzi meccanici si è fermata a un metro e mezzo sotto al livello stradale e a quel punto è iniziato il lavoro degli esperti che procedono manualmente. Finora sono affiorati reperti riconducibili a cinque tombe, quasi tutte a cremazione, che consistono in oggetti in ceramica che erano praticamente le urne contenenti le ceneri dei defunti.
In alcuni punti ci sono anche i segni delle cremazioni che avvenivano sul posto e inoltre abbiamo trovato degli oggetti che facevano parte dei corredi funebri».
Il compito degli archeologi, in questo caso la Sap, Società Archeologica con sede a Mantova cui la Soprintendenza ha affidato i lavori, è quello di fotografare quello che scoprono e recuperare le testimonianze storiche che poi verranno sottoposte ad analisi specifiche per la datazione precisa.
Una volta rimossi i reperti, la ditta incaricata dal comune potrà proseguire con le opere di salvaguardia idrogeologica.
«Siamo molto soddisfatti di come procedono i lavori che erano stati concordati con il comune – conclude Stefania Jorio –: sicuramente queste scoperte rallenteranno il programma del cantiere, ma le condizioni erano chiare sin dall´inizio».
I primi ritrovamenti in città di queste tombe risalgono al 2003 quando, scavando in un punto diverso della Roggia Vecchia durante un periodo di particolare secca, sulle sponde emersero delle fosse contenenti vasi e ceramiche all´interno delle quali furono trovati resti di cremazioni.
La Soprintendenza ritiene che la Roggia Vecchia tagli in due una necropoli sotterranea e finora i ritrovamenti accertati dagli archeologi sembrano confermare questa tesi.
Insomma i ritrovamenti di questi giorni sembrano solo l´inizio. Quasi certamente con il proseguimento degli scavi torneranno alla luce reperti di sicuro valore e interesse storico-archeologico.
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