Resti Dell´antica cultura Maya, misteriosamente distrutta al culmine del suo regno nel IX secolo, sono rimasti nascosti nelle foreste pluviale del Centro America per oltre 1, 000 anni. Ora, gli scienziati della NASA e dell´Università del New Hampshire stanno usando la tecnologia aerea e spaziale di "rilevazione remota" per scoprire queste rovine, usando le tracce chimiche degli antichi materiali da costruzione.
L´archeologo della NASA Tom Sever e lo scienziato Dan Irwin, entrambi del Marshall Space Flight Center di Huntsville, Alabama, hanno unito le loro forze a quelle di William Saturno, un archeologo dell´Università del New Hampshire, per individuare le rovine delle antiche culture. Saturno aveva scoperto nel 2001, i più antichi murali maya ancora intatti.
"Dall´aria, soltanto la sommità delle poche piramidi ancora erette spunta dalla vegetazione" ha dichiarato Severe, considerato il pioniere nell´uso della rilevazione remota in archeologia. "Da terra, gli alberi di 60-100 piedi di altezza, e la densa vegetazione sottostante, possono nascondere oggetti a soli 10 piedi di distanza. Gli esploratori possono inciampare in una delle antiche città che una volta ospitavano migliaia di persone, senza nemmeno accorgersi."
Sever ha esplorato le potenzialità della tecnologia di rilevazione remota nel raccogliere informazioni sulla superficie della Terra, tramite la fotografia aerea o spaziale. Insieme ad Irwin ha offerto a Saturno immagini satellitari ad alta risoluzione della foresta pluviale, e raccolto dati dal Airborne Synthetic Aperture Radar della Nasa, uno strumento collocato a bordo di un aereo meteorologico di alta quota, in grado di penetrare le nuvole, la neve e le liane della foresta.
Le risultanti osservazioni della Terra hanno aiutato il team nella survey delle regioni ancora non mappate nei pressi di San Bartolo, Guatemala. Hanno scoperto una correlazione tra il colore e la riflettività della vegetazione vista nelle immagini – la loro "firma", catturata da strumenti di misurazione della luce nello spettro visibile ed infrarosso – e l´individuazione di siti archeologici conosciuti.
Nel 2004, il team ha effettuato test sul territorio nell´area. Penetrando in profondità nella giungla verso le località indicate dalle immagini satellitari, hanno scoperto una serie di insediamenti Maya, esattamente dove la tecnologia aveva predetto sarebbero stati trovati. Integrando la tecnologia remota nelle pratiche di scansione del territorio, gli scienziati sperano di riuscire ad approfondire la conoscenza della giungla.
La causa dello scoloramento della vegetazione distinta nelle immagini, è presto apparsa evidente. I Maya costruivano le loro città e cittadine scavando il calcare ed il gesso di calce. Quando le strutture venivano danneggiate, la mancanza di umidità e di elementi nutrizionali all´interno delle rovine, portava alcune specie di piante a seccarsi, mentre altre si scolorivano perché il gesso, sbriciolandosi, modificava il contenuto del suolo attorno ad ogni struttura.
"Nel corso dei secoli, i mutamenti si sono fatti drammatici" ha dichiarato Saturno. "Il disegno tracciato da questi piccoli dettagli, impossibili da vedersi da terra, o da aerei a bassa altitudine, si è rivelato una mappa virtuale degli antichi siti maya se osservato dallo spazio."
Un altro aspetto della ricerca coinvolge l´uso di modelli climatici per determinare gli effetti della deforestazione condotta dai maya sull´antico clima mesoamericano. Lo scopo di questo impegno è chiarire se la deforestazione possa aver condotto alla siccità e se le attività degli antichi maya condussero a mutamenti ambientali sul sistema globale, offrendo informazioni critiche anche per la società contemporanea.
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