La valle dell´Aniene è nota per la presenza di importanti ville imperiali come quella di Nerone a Subiaco, di Traiano ad Arcinazzo Romano o quella del poeta Orazio a Licenza donatagli nel 32 a. C. da Augusto. La valle, però, vanta resti archeologici molto più antichi, risalenti persino all´età del Bronzo. Dopo la conquista romana del territorio degli Equi, ove vennero fondate le colonie di Carsioli (298 a. C.) e Alba Fucens (303 a. C.), fu costruita dal console M. Valerius Maximus la via Tiburtina-Valeria (verso il 305 o 285 a. C.), utilizzando remoti sentieri di transumanza che si snodavano lungo il fiume. Della via romana, che, da asse strategico di penetrazione militare, divenne presto un´importante arteria di traffico interregionale attraverso l´area sannitica fino all´Adriatico, rimangono nel suggestivo e incontaminato paesaggio montano della valle rilevanti testimonianze monumentali. Tra queste è il c. d. Ponte Scutonico nel territorio di Roviano (Roma), più volte citato negli studi archeologici, ma sconosciuto al grande pubblico. Le prime descrizioni sono dovute ai topografi che, sin dal XVII secolo, si recarono nella zona per studiare i resti degli acquedotti aniensi; il ponte si trova infatti al 36° miglio della Valeria, vicino alle sorgenti dell´aqua Marcia (144 a. C.) e dell´aqua Claudia (38-52 d. C.).
Grazie a un finanziamento della Provincia di Roma (Piano triennale 2001-2003 di intervento sui Beni Culturali) il Comune di Roviano, con la supervisione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, sta realizzando un progetto di scavo e recupero del ponte (diretto. dagli archeologi Zaccaria Mari e Maria Grazia Fiore) che sarà reso visitabile nel 2006. Le secolari alluvioni del rio Bagnatore, incrementate dal periodico taglio dei boschi praticato nell´antichità e nel Medioevo, avevano quasi completamente sommerso la costruzione con ondate di fango e ciottoli. Lo scavo ha riportato alla luce, in tutta la sua monumentalità, l´imponente arcata a blocchi calcarei, sotto cui oggi scorre un esiguo ruscello. Il perfetto arco a tutto sesto, largo m 8 e profondo 7, impostato su mensoloni sporgenti che servirono ad armare la centina lignea in fase costruttiva, è formato da conci a cuneo dal taglio estremamente accurato. Esso si inserisce in una tessitura di opus quadratum a blocchi di differente altezza, che presentano un bugnato molto piatto e piccoli incassi utilizzati per il sollevamento e la posa in opera. L´arcata, essendo il letto del ruscello poco profondo, poggia su bassi piedritti di tre soli filari di blocchi ed è compresa fra due massicce spalle in muratura di pietrame irregolare (opus incertum) dotate di contrafforti a scarpa, che formano una sorta di lungo viadotto.
. Sopra l´arcata si conserva il mirabile lastricato (pavimentum) leggermente a schiena d´asino costituito di grandi poligoni in pietra basaltica, che la mettevano al riparo dall´usura e dalle sollecitazioni provocate dal traffico dei pesanti carri di cui restano profondi solchi in superficie. Ai lati del tratto basolato, invece, il fondo stradale era formato da uno strato di scaglie cementate e da una massicciata di ciottoli (via glareata), tipico delle strade montane. Mancano completamente le pietre rilevate che formavano i marciapiedi (crepidines) e i parapetti, ma durante lo scavo sono stati rinvenuti nell´alveo del fosso numerosi blocchi crollati, che potranno essere ricollocati in posto.
Dalla forma a scudo dei basoli (scutum) potrebbe derivare, secondo un´etimologia dotta, il nome del ponte ("Scutonico").
L´intera costruzione, nonostante l´utilizzo di murature più ´arcaiche´, si data all´epoca di Nerva che nell´anno 97 d. C. fece eseguire, come per altre viae publicae (Appia, Salaria etc.), una generale opera di sistemazione e miglioramento della Valeria; per l´occasione vennero eretti nuovi miliari ove si dichiara addirittura che l´imperatore "costruì" la strada ("faciendam curavit"), a tal punto il restauro era stato radicale.
A conclusione dei lavori in corso il Ponte Scutonico sarà collegato, in un unico percorso di visita, con il Museo della Civiltà Contadina (da poco ospitato nella nuova sede del Castello Brancaccio di Roviano) e verrà inserito nel più generale e ricco percorso turistico della valle dell´Aniene.
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