Un libro, nel lontano 1995, anticipava l'ubicazione delle tombe etrusche in una vasta area che va da Chiusi a Sarteano. Tra queste, rientra anche la ormai mitica "Tomba della Quadriga Infernale", il cui rinvenimento venne ufficializzato solo nell'ottobre del 2003. A rendere nota questa "versione" della vicenda è l'autore del libro, Stefano Romagnoli, appassionato archeologo che, accortosi di aver scritto un libro pieno di indicazioni di siti archeologici, decise di non dare alle stampe l'opera, ma ne affidò l'analisi alla Procura della Repubblica di Montepulciano. Da allora, l'uomo cerca di vedersi riconoscere la paternità delle scoperte avvenute alle Pianacce.
La storia dell'Archeologia è costellata di scoperte la cui "paternità" resta contesa tra più studiosi. E non mancano neppure - anzi pullulano -esempi di grandi scoperte fatte da "dilettanti" non accademici che, spinti dalla pura passione, sono riusciti a risolvere complicatissime sciarade: alla maniera dell'italiano Giovanni Battista Belzoni, saltimbanco degli inizi dell'800, il cui nome resta impresso all'interno della piramide di Chefren. Ci sono entrambi questi ingredienti nella controversa vicenda che vede contrapposti i sarteanesi Stefano Romagnoli. Vito De leso e Giancarlo Pellegrini, celebrati da molti come i veri scopritori della "Tomba della Quadriga Infernale", (in un punto all'epoca indicato da loro come "presunto Sepolcro del Re Porsenna") alle Soprintendenze locali e allo staff dell´archeologa Alessandra Minetti che, invece, ne ha annunciato l'avvenuto ritrovamento. La vicenda ha assunto i contorni di un giallo, degno della migliore tradizione di Indiana Jones, e rischia di avere strascichi dal difficile dissolvimento.
«La passione per l'archeologia mi è stata trasmessa da mio padre è da mio nonno, contadini nei poderi di Sarteano. Posso vantarmi di conoscere ogni metro di questa zona, e di aver raccolto le storie e le leggende che i sarteanesi si tramandavano sugli Etruschi». Il racconto di Stefano Romagnoli inizia così, lasciando intendere la passione alla base delle sue intuizioni. E proprio queste intuizioni sono state la molla per la stesura di un libro sull'archeologia locale dal titolo "Io citto tu citta - i segreti nascosti sulle terre del Re Porsenna". «In questo libro, concluso nel 1995 - racconta Romagnoli - ho descritto le strutture portate alla luce, e quelle che ancora non sono state riportate alle luce».
Un dettaglio, quest'ultimo che mette in allarme lo studioso: molte delle informazioni trascritte, se cadute nelle mani sbagliate, avrebbero potuto mettere in pericolo il patrimonio storico e archeologico dell'area...
«Questo libro non poteva essere pubblicato - spiega Romagnoli - perché avrebbe rivelato a tutti, anche ai malintenzionati, la locazione esatta delle tombe ancora nascoste. Decidemmo di consegnare tutto il materiale, insieme ad un esposto che denunciava le scoperte, alla Procura della Repubblica di Montepulciano. L'esposto che descriveva le nostre scoperte fu anche inviato al Ministero dei Beni Culturali, alla Soprintendenza per la Toscana, agli enti preposti, ed anche al Presidente della Repubblica». L'allora Soprintendente della Toscana, denunciò per millanteria e probabili ricerche non autorizzate il signor Romagnoli ed i suoi due amici. La Procura avviò delle indagini per accertare se quello era stato scritto avesse una qualche validità: se Romagnoli, De leso e Pellegrini, avessero eseguito ricerche abusive; e se avevano eseguito scavi non autorizzati.
I tre autori della scoperta hanno recentemente portato la vicenda all´attenzione del Tribunale Europeo per i Diritti del Cittadino.
Per contatti con Stefano Romagnoli: romagnolis@tin.it
Rassegna stampa sul caso: www.romagnolistefano.com/giornali.htm
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