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3 Novembre 2004 PALEONTOLOGIA
The Daily Star on line
COMMEMORARE I MORTI, STILE NEOLITICO
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Una nuova interpretazione dei crani neolitici coperti di gesso, provenienti da Giordano, Siria, Israele e Turchia, sta mutando il modo in cui gli studiosi pensano al culto, alla morte e alla vita dopo la morte nel Neolitico e nell´Antico Medio Oriente. Le attuali scoperte, basate su studi scientifici come su evidenze bioarcheologiche, sostiene l´interpretazione di una pratica funeraria che si concentra sullo speciale trattamento dei crani di adulti e bambini.

Settantadue crani neolitici modellati sono stati trovati in Giordania, Siria, Israele e Turchia. Sostanze come gesso, collagene animale, conchiglie e pittura sono state applicate ai crani e ai crania (teschi senza mandibole) per imitare fattezze facciali come occhi, naso, collo ed un tipo di copertura della testa. Si notano aggiunte di un mento di gesso quando mancava la mandibola inferiore. Prima di essere modellati, i crani venivano rimossi dagli scheletri di uomini, donne e bambini. Negli scavi di insediamenti Neolitici, i crani ricostruiti sono stati trovati raggruppati senza i rispettivi scheletri. Questa mancanza di informazioni sulla conformazione pelvica, e quindi sul sesso, insieme con la cura della loro manifattura, ha condotto in parte gli studiosi ad assumere che la pratica di modellare le fattezze facciali su scheletri umani già scarnificati, è evidenza di culti di venerazione degli antenati. Alcuni antropologi ed archeologi ritengono che i teschi modellati appartenessero a uomini senza denti che rappresentavano leader anziani delle comunità. Ciò ha portato altri studiosi a concludere che i denti di uomini relativamente giovani fossero estratti per far sembrare che fossero morti in età avanzata, promovendo così la nozione della venerazione di uomini anziani e l´importanza dei maschi nella società neolitica.

Ad ogni modo, analisi recenti di questi crani contraddicono le prime interpretazioni. Sono stati condotti esami osteologici, analisi del DNA, scansioni tomografie computerizzate di 40 campioni, insieme con una considerazione attenta dei vari metodi usati per determinare età, sesso e la presenza della dentizione nei rimanenti 32 crani o crania. Pochi dei crani appartenevano a maschi o comunque ad adulti che vissero abbastanza da aver procreato, e così giungere ad essere definiti "antenati". Molti dei crani modellati appartenevano a bambini e donne. Non vi sono prove che i denti fossero intenzionalmente rimossi dopo la morte. Più della metà degli esemplari esaminati ha mantenuto parte della dentizione post-mortem. Fattori come gli estesi danni craniali, la mancanza di elementi scheletrici e gli alveoli oscurati, possono spiegare un´apparente mancanza di denti in alcuni dei crani. I terzi molari sono naturalmente assenti in almeno sei dei 10 crani provenienti da Gerico, probabilmente ad indicare che questi individui erano geneticamente imparentati.

In Oriente, 61 crani modellati di femmine, maschi e bambini sono stati recuperati dai siti di Gerico, Beisamoun, Tell Ramad, Nahal Hemar, Ain Ghazal, e Kfar Hahoresh. Questi crani, che si datano al primo Neolitico (7, 200-6, 000 a.C.), furono collocati in una varietà di locazioni, individualmente o in gruppi di circa 15 crani. Sono stati trovati in case abbandonate e demolite, in un caso sotto l´anticamera di gesso di una casa, in una grotta, in alcune fosse, sotto il pavimento e sotto superfici di gesso non associate all´architettura. Crani di gesso sono stati recuperati da pavimenti di case date alle fiamme sia a Gerico che ad Ain Ghazal, Giordania. Resti umani e animali come anche pietre, frammenti di contenitori di ceramica e tronchi arsi circondavano i crani. Frammenti statuari e coppe di coccio sono state anche trovate con i crani modellati a Tell Ramad, Siria.

In Anatolia, 11 tardi crani di gesso neolitici (6, 000-5, 000 ca. a.C.) di femmine, maschi e bambini, sono state recuperate dal sito di Kok Hoyuk. Questi crani si trovavano in varie combinazioni, sia individualmente che in gruppi di due o cinque, da collocazioni sulla cima di arredi di mattoni di fango, in una fossa nel terreno e su un pavimento ad un livello distrutto, tutti presumibilmente associati all´architettura domestica. Corna, ossa animali, ceramica, ossidiana, pietre, ceneri e carboncini sono stati trovati con alcuni dei crani, mentre offerte funerarie come perle, strumenti d´osso e probabilmente rame sono stati trovati con altri, scoperti nel 2000 a gruppi di cinque.

La combinazione di figure facciali caratteristiche o caricaturali di crani dalla Giordania, Siria, Israele e Turchia, con le loro dettagliate applicazioni di pittura rossa, bianca e nera, suggeriscono identità individuali associate ai crani dei deceduti. I crani potrebbero essere stati modellati e decorati in un modo che cattura l´essenza di un tratto personale o qualità che ricorda la vita dei defunti.

La collocazione di patologie e segni sui crani, come anche oggetti riuniti insieme ai crani, offrono indizi del trattamento e della funzione di individui prima e dopo la morte. Due crani di femmine adulte come anche un cranio non decorato mostra fratture depresse guarite. Le ferite, tutte sul lato destro, sembrano essere state inflitte quando la donna si confrontò con un aggressore che usava la mano destra. Uno di questi crani potrebbe essere stato deposto o avvolto in stuoie di canna, come indicato dalle striature rimaste impresse sul gesso. Analisi delle striature su un altro cranio indicano un processo di sabbiatura che era probabilmente il risultato dell´intervento umano del Neolitico durante la preparazione del cranio del defunto per l´applicazione o la rimozione di una sostanza modellante come gesso o bitume.

Gli oggetti rinvenuti insieme ai crani hanno funzioni pratiche o decorative. Ciò suggerisce che fossero conservate insieme ai crani, perché erano molto preziose, o utili al defunto, o ancora perché avevano un particolare valore emozionale. Gli oggetti potevano infatti servire nella vita oltre la vita.

Le caratteristiche esaminate inducono a pensare che i crani fossero utilizzati come auspici di fertilità, a scopi apotropaici o per ricordo dei defunti. Queste informazioni, nel loro complesso, non supportano l´interpretazione di una forma esclusiva di adorazione degli antenati. Piuttosto, supporta un tipo di rituali funerari che si concentrava sulla lavorazione dei crani dei defunti con gesso o altri materiali.

Le ricerche bioarcheologiche proseguono.