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7 Luglio 2005 ARCHEOLOGIA
CulturalWeb.it
Pompei. Chiusa la II campagna di scavo nell'area del tempio di Venere. Ritrovate terracotte...
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Si è chiusa la II Campagna di scavo del fronte sud occidentale di Pompei, effettuata dalla scuola di Specializzazione in Archeologia dell´Università della Basilicata di Matera. Le ricerche, coordinate dal professore Emanuele Curti, docente al Birkbeck College di Londra, sono state rese possibili in Italia grazie al progetto ministeriale ´Rientro dei cervelli´. Gli scavi portarono alla luce già lo scorso anno un tempio dedicato ad una divinità femminile risalente al III secolo a. C., Mefite, versione sannita di Venere.

La campagna di quest´anno, della durata di 8 settimane (da maggio a giugno 2005), conferma i risultati ottenuti nel 2004, aggiungendo una serie di nuovi elementi di grande rilievo.

"Il sottosuolo dell´antica città di Pompei, cioè i livelli di vita dal VI secolo a.C. fino al 79 d.C., conservano ancora documentazione di una società che solo in minima parte era nota finora", spiega il soprintendente Archeologo di Pompei Pietro Giovanni Guzzo. "Le recenti scoperte nell´area del Tempio di Venere chiariscono un elemento di continuità, attraverso la conquista romana, con la precedente fase sannita, che era stato ipotizzato, ma non dimostrato. Il procedere dell´attività di scavo archeologico, basato su un´attenta tecnica stratigrafica contribuisce in maniera decisiva all´ampliamento della conoscenza storico-culturale di Pompei, della quale le fonti letterarie antiche accennano dati ridottissimi".

Una delle novità della seconda campagna di scavo è data infatti dal rinvenimento di livelli arcaici, caratterizzati dalla presenza di strutture e pregevoli materiali di fattura greca ed etrusca che fanno presumere una presenza sacra nell´area già in età arcaica. Successivamente, l´occupazione della zona venne ripresa intorno alla fine del IV/III secolo a.C., con la presenza di una serie di strutture, fra le quali si distingue, nell´area ovest, una vasca circondata probabilmente da un portico. Sono state inoltre portate alla luce due cisterne, una delle quali relativa al momento di fondazione dell´edificio del III a.C. Di particolare interesse anche il rinvenimento di terracotte architettoniche con la rappresentazione di un personaggio di carattere ´erotico´ (un Eros dall´aspetto quasi ermafrodito), e di una serie di offerte votive rituali contraddistinte da vasetti miniaturistici, ossa di giovani maialini e frutta e legumi carbonizzati.

Intorno al 130 a.C., l´area viene poi completamente ridisegnata secondo i nuovi canoni dell´architettura monumentale ellenistica: la scoperta di un poderoso muro di sostruzione in blocchi di elevata fattura ha permesso di chiarire come venisse gestito il grande salto di quota fra i livelli della città e il piano sottostante, dove si ritiene si dovesse collocare il bacino portuale commerciale. Il muro stesso sosteneva un sistema complesso di doppia terrazza. Su quella più alta, circondata da portici, si doveva collocare il tempio vero e proprio; sulla terrazza inferiore, a ridosso del muro di sostruzione in blocchi, sono stati portati alla luce i resti di una piattaforma in asse con il tempio (dove si doveva situare l´altare), circondata da una corte con canalette laterali. Questa nuova componente, caratterizzata dalla presenza di elementi che hanno a che fare con l´uso dell´acqua, sottolinea il legame della divinità con il culto delle acque stesse. Relativi a questa fase sono stati inoltre rinvenuti vari frammenti architettonici, pertinenti al sistema decorativo di questa fase del santuario.

Il santuario repubblicano venne completamente ristrutturato in età giulio-claudia. Per questa fase di vita è importante ricordare il rinvenimento di una nuova iscrizione del 39 d.C. ( il nome del ´console´ Caligola è stato successivamente eliminato dopo la sua damnatio memoriae) di sacerdoti del culto della Fortuna Imperiale. In seguito ai terremoti il santuario fu completamente ristrutturato ed era ancora in costruzione al momento dell´eruzione del 79 d.C: il dato è stato confermato dalla presenza di elementi di cantiere, relativi, nell´area immediatamente a ridosso del podio, a blocchi pertinenti ai grandi argani per il sollevamento e la messa in opera dei blocchi del podio stesso.

La campagna di scavo ha coinvolto inoltre una serie di giovani studiosi provenienti da varie Università straniere (Londra, Berlino, Amsterdam, e anche alcune università rumene), archeobotanici (come il professore Girolamo Fiorentino dell´Università di Lecce), archeozoologi (Alison Carnell, Università di Southampton), petrografi (Prof. Claudio Mazzoli, Università di Padova), geologi e geofisici (prof. Marco Mucciarelli e Marcello Schiattarella, Università della Basilicata). ''Purtroppo – sottolinea il Soprintendente Guzzo – la continua scarsità di personale di custodia rende sempre più difficoltoso offrire al pubblico dei visitatori la possibilità di vedere e di studiare quanto gli archeologi hanno riportato alla luce".