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27 Aprile 2005 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Saccheggio nella Villa di Plinio
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Mosaici saccheggiati, tessere portate via come souvenir, muri fatti a pezzi dai vandali: la villa di Plinio, nella pineta di Castelfusano, è preda dei saccheggi di passanti e teppisti. Basta inoltrarsi per alcune decine di metri tra la macchia mediterranea, nel cuore della "protettissima" riserva del litorale romano, per scoprire uno scempio di dimensioni sconosciute. Circondati da una vegetazione lussureggiante, quanto evidentemenmte poco custoditi, gli splendidi ruderi del complesso residenziale del primos ecolo dopo Cristo, attribuito a Plinio in Giovane, riservano una sorpresa fatta di straordinaria bellezza, attribuibile al patrimonio archeologico venuto alla luce con gli scavi dei primi anni del 1700, ma anche uno scenario di desolante trascuratezza e abbandono.

La villa, conosciuta anche coma la villa della Palombara, è priva di qualunque tipo di protezione. Una circostanza, questa, che negli ultimi tempi ha favorito la curiosità di visitatori affascinati dalla natura e dall'archeologia, ma anche autentici raid e razzie di vandali "cacciatori di souvenir".

A fare le spese di questo che si profila ogni giorno di più come un vero e proprio progressivo saccheggio, è soprattutto il famoso mosaico bianco e nero raffigurante Nettuno con il tridente su un carro trainato da due ippocampi. Quelle immagini sono le più saccheggiate: molte delle tessere che componevano la figura globale, sono state staccate: tante portate via come souvenir, altre sparse in terra tutt´intorno. «Più passa il tempo - raccontano tre podisti che passano spesso nell´area degli scavi - e più ne spariscono». Ma fra le mura del quadriportico i danni, evidenti anche per un occhio inesperto, sono molti altri. Sui muri di cinta sono statio praticati diversi fori e le pietre dell´opus reticulatum strappate e gettate in terra come sassi qualunque.

Uno scempio che ripropone l´esigenza di studiare misure di protezione per lo straordinario patrimonio culturale della villa di Plinio, pezzo di storia di questo lembo di territorio, a cominciare da un´adeguata recinzione degli scavi. In effetti, tutt´intorno all'antico complesso residenziale romano, una rete di cinta e due grossi cancelli di ferro già esistono: i cancelli sono sempre chiusi, ma intorno la rete è arrugginita e semidistrutta in più punti, tanto da consentire un facilissimo accesso a chiunque voglia entrare.

«Più volte - racconta Davide Procacci, responsabile della sezione ostiense del Wwf - abbiamo presentato denunce e lamentele per lo stato di degrado in cui versano la vilal e quel trartto della riserva del litorale. Sempre, però, senza risultato. I due cancelli posti a protezione della zona, date le condizioni della rete di recinzione, sono assolutamente inutili. E intanto quel tratto di pineta, di giorno come di notte, continua ad essere meta di strane e pericolose frequentazioni». L´associazione ambientalista ha già programmato un nuovo sopralluogo per verificare le condizioni dell´area degli scavi. «Abbiamo intenzione - preannuncia Procacci - di presentare un esposto ai carabinieri. Occorre che qualcuno intervenga prima possibile a tutela di un patrimonio così importante».