FIRENZE - L´archeologia si tinge di giallo e svela un delitto avvenuto 2300 anni fa a Ugento, in provincia di Lecce nei territori che furono dell´antica Messapia, dove in un´antica cava è tornato alla luce lo scheletro assai malridotto di un uomo del III secolo a.C. Gli archeologi non hanno dubbi sulla sua sorte: quell´uomo, di età apparente tra i 18 e i 25 anni, fu assassinato. A rivelarlo è il numero in edicola del periodico Archeologia Viva, che pubblica un ampio reportage sul ritrovamento dello scheletro.
In particolare, si spiega nella rivista, la totale assenza di elementi relativi a un seppellimento, la mancanza di una tomba o del minimo oggetto di corredo funebre, solitamente presente anche nelle più povere sepolture di schiavi e liberti, confermano l´ipotesi dell´omicidio. E´ chiaro, per gli studiosi, che l´assassino dovette non solo sbarazzarsi, ma anche occultare in fretta e furia il corpo della vittima.
«Questa scoperta - ha affermato Francesco D´Andria, direttore della Scuola di specializzazione in Archeologia dell´università di Lecce - ci permette ora di osservare l´antico popolo dei Messapi, che prima della conquista romana abitava la penisola Salentina, non solo nelle attività artigiane o costruttive, ma anche negli aspetti relazionali, in questo caso oscuri e violenti. Per capire che quest´uomo fu assassinato si sono dovuti incontrare il metodo dell´archeologo e quello del poliziotto».
L´ uomo giaceva disteso sul ventre col cranio fracassato, è senza uno zigomo e l´ osso frontale, mentre la mano destra è all´ altezza della spalla e l´ avambraccio sinistro piegato sotto le costole. Numerose sono le fratture visibili agli arti superiori, inferiori e sul torace. Il suo corpo, sicuramente percosso con estrema violenza, fu gettato in una cava poi divenuta una specie di discarica. Lo scheletro, infatti, era sotto una montagna di detriti tra pezzi di tegole, ossa di animali, frammenti di piatti e anfore.
Nello stesso numero del periodico viene presentata anche la scoperta del tempio di Dioniso in Bulgaria ai confini con la Grecia. Dopo oltre 20 anni di ricerche sono tornati alla luce i resti di un tempio che nell´ antichità fu famoso quanto quello di Apollo a Delfi. Interamente ricavato nella roccia il santuario si trova all´interno di un complesso monumentale eretto intorno al II millennio a.C. dai Traci. Il sito è quello della città morta di Perperikon (dal greco Hyperperakion cioè che brucia molto con riferimento al culto del fuoco praticato nel tempio), che rimase influente centro politico religioso dall´età del Ferro fino al Medioevo. Il complesso si compone di un´acropoli, di un grande palazzo, di due quartieri residenziali.
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