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20 Gennaio 2004 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
I tesori del museo di Kabul emergono da luoghi nascosti
tempo di lettura previsto 3 min. circa

Più di 22, 000 tesori del Museo di Kabul in Afghanistan, a lungo creduti persi per sempre nella guerra contro l´Unione Sovietica ed il susseguente periodo di regime talebani, sono stati recuperati dai caveau di varie banche, e da altri luoghi sicuri dove erano state nascosti dagli ufficiali del museo.

La collezione dell´oro dei Bactri, preziosi avori, statue di bronzo ed altri reperti di 5, 000 anni di storia della Via della seta – virtualmente alcuni dei reperti più preziosi del Museo – sono stati preservati a dispetto della devastazione che affligge il paese, hanno spiegato gli archeologi nella scorsa settimana.

La scoperta dell´oro dei Bactri è stata annunciata quest´estate, ma un inventario appena completato ha rivelato che virtualmente tutti i più preziosi oggetti del museo sono intatti, ha dichiarato l´archeologo della Oxford University Fredrik T.Hiebert.

Nel bel mezzo della resistenza contro i sovietici, un team di curatori all´inizio del 1980, imballò i pezzi di maggior valore della collezione del museo, e li affidò ad alcuni istituti bancari attorno a Kabul, la capitale Afghana. I curatori – i cui nomi sono per lo più sconosciuti – usarono piccole casseforti, casse di latta, contenitori di acciaio e qualsiasi cosa si trovassero sotto mano. Quindi, rimasero in silenzio, "muti come tombe", spiega l´archeologa inglese Carla Grissman, perfino quando imperversava il dibattito circa la distruzione ed il saccheggio dei contenuti del museo.

Serbarono questo prezioso segreto per un quarto di secolo.

"Questi sono i veri eroi di questa storia" ha dichiarato Hiebert, che dirige il team che sta inventariando i reperti "riscoperti".

Il museo custodiva oggetti appartenuti alle civiltà del passato che conquistarono o viaggiarono attraverso la regione, inclusi i Bactri, Kushiti, Greci e Buddisti.

Sfortunatamente, i dintorni del museo divennero linea di frontiera nella guerra contro i Sovietici e l´edificio fu trasformato in una carcassa senza finestre né tetto. Molti dei manufatti che non erano stati rimossi andarono in pezzi.

Ma questa non è la fine della storia.

I mujaheddin vittoriosi irruppero nelle sale d´esposizione sigillate e saccheggiarono molto di quel che era stato lasciato. I mercanti di antichità a New York, Tokyo e Londra iniziarono ad esporre i reperti che recavano ancora il numero di catalogo del museo.

L´ultima indegnità avvenne quando il regime Talebano distrusse molte delle statue rimaste nel museo ed i monumentali Buddha di Bamiyan. Sembra tentassero, senza successo, di trovare i tesori nascosti.

Infatti, come si è scoperto in seguito, l´oro dei Bactri era conservato in caveau bancari, insieme a molto dell´oro del tesoro nazionale, protetti dietro uno scudo di sette serrature che i Talebani, malgrado l´impegno profuso, non riuscirono a rompere.

Non fu fino all´agosto del 2003, quando un team di fabbri arrivò dalla Germania, che la loro collocazione precisa fu nota al mondo.

Hiebert è stato condotto questa primavera a catalogare i reperti d´oro con i finanziamenti del fondo National Endowment for the Humanities e della National Geographic Society.

Ha scoperto così che ogni pezzo della collezione dei Bactri, dalle statue di media dimensione ai frammenti della dimensione di un unghia, erano presenti e debitamente catalogati.