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2 Febbraio 2004 ARCHEOLOGIA
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Storia Mediterraneo antico su fondale siciliano
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Aci Castello - La storia commerciale e politica del Mediterraneo antico e' documentata dal carico dei relitti che cospargono il ricchissimo fondale di Capo Molini, appena a nord di Catania, fra Acitrezza e Acireale: i risultati della campagna di scavo di questa estate in quel braccio di mare, fra la costa e le Isole Ciclopi, sono stati illustrati alla Rassegna Internazionale di Archeologia Subacquea, in corso ad Aci Castello, da Edoardo Tortorici, archeologo dell'Universita' di Catania.

I reperti studiati documentano la provenienza delle rotte commerciali che, nell'arco di oltre un millennio, hanno frequentato la costa orientale della Sicilia, dall'era arcaica dei traffici marittimi con le antiche colonie greche (dal VI secolo a.C.) fino all'inizio del Medioevo (VII secolo d.C.).

I prodotti il cui commercio e' documentato dalle anfore restituite dal fondale sono il vino, la salsa di pesce e l'olio. Dall'eta' arcaica all'eta' ellenistica (dal VI al III secolo a.C.) la maggior parte dei prodotti testimoniati e' costituita dal vino italico (Italia meridionale e insulare) e, in misura minore, greco orientale. Dal II secolo a.C. al I secolo d.C. - prosegue Tortorici - si espande ancora la presenza di prodotti italici e greci, con l'aggiunta vistosa di conserve di pesce provenienti dal Mediterraneo occidentale (Spagna e Portogallo). Sono presenti anche, in questo periodo, anfore vinarie provenienti da creta e dalla Dalmazia.

"La situazione - sottolinea l'archeologo subacqueo siciliano - e' totalmente rovesciata nei secoli II e III d.C., nel massimo fulgore della potenza imperiale romana, con la massiccia prevalenza di prodotti (vino e olio) di provenienza nord-africana. E' questa la testimonianza della potenza economica e commerciale (e quindi anche politica) raggiunta dalle colonie africane in questi secoli. Ricordo - aggiunge Tortorici - che, ad esempio, l'imperatore Settimio Severo era nato in Libia". E' una presenza abbondantissima, che testimonia lo stato florido dell'economia del Mare Nostrum.

La terza e ultima fase studiata dalla campagna di scavo sulla quale Tortorici ha riferito, ha restituito prodotti la cui provenienza documenta in concreto la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, che e' evidenziata dalla progressiva scomparsa, su questa costa, dei prodotti africani e dalla massiccia (fino a diventare esclusiva) prevalenza di prodotti provenienti dall'Oriente Mediterraneo: Anatolia, creta, Rodi, Siria, Palestina, Grecia. "E' il nuovo assetto del Mediterraneo, nel quale la sicurezza dei traffici non era piu' garantita da Roma ma da Costantinopoli". E' particolarmente eloquente l'assenza assoluta di merci provenienti dai Paesi produttori del Mediterraneo Occidentale e dall'Africa: le acque erano ormai dominate dai vandali infestate dai pirati fino al punto di rendere di fatto impossibile, perche' troppo rischiosa, la navigazione commerciale.