Roma - Italia numero uno al mondo con 39 siti nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco. La posizione che rende il nostro paese leader planetario della bellezza e' stata conquistata con l'iscrizione nella "Heritage list" della Val d'Orcia e delle necropoli di Cerveteri e Tarquinia. Ed e' la prima volta che un paese puo' fregiarsi di due iscrizioni in un anno, una svolta destinata a costituire un precedente anche perche' l'impegno italiano e' riuscito a strappare un'altra conquista con l'elevazione da 30 a 45 del numero dei siti in tutto il mondo che possono ottenere l'iscrizione nella Lista nell'arco dei dodici mesi.
Ora si aprono per gli ultimi arrivati, ma anche per gli altri 37 siti italiani in lista, prospettive nuove di gestione e di valorizzazione, oggetto queste ultime di un incontro della stampa con il sottosegretario per i Beni e le attivita' culturali Nicola Bono che ha la delega per l'Unesco.
Bono, che ha sottolineato come il nostro paese sia da tempo impegnato nell'assistenza tecnica di nuove candidature che possono essere espresse da paesi meno attrezzati del nostro, ha sottolineato l'importanza del nuovo "modello di piano di gestione" presentato poco tempo fa a Paestum. Il piano di gestione, ha sottolineato Bono, rappresenta "uno strumento indispensabile per organizzare le risorse del territorio e creare le premesse necessarie per lo sviluppo del turismo culturale. Le politiche di valorizzazione e tutela che stiamo portando avanti in tutti i nostri siti - ha aggiunto - hanno l'obiettivo primario di coinvolgere tutte le realta' produttive e culturali perche' concorrano allo sviluppo economico e sociale dell'Italia e di tutti i paesi con vocazione turistica culturale".
Con il riconoscimento dell'Unesco, che comprende in lista 788 siti, "non si ottengono - ha sottolineato Bono - fondi o risorse economiche, si accendono soltanto i riflettori su un luogo, lo si promuove; l'ingresso in lista e' solo un titolo nobiliare che deve produrre effetti concreti, un vantaggio da sfruttare attraverso politiche di sviluppo che dipendono dalle capacita' espresse dal territorio". I fondi pubblici, ha precisato il sottosegretario, "non possono essere attivati per i siti Unesco, anche se si potrebbe pensare ad una normativa nazionale che preveda stanziamenti destinati alla tutela e alla conservazione. La gestione pero' e' un'altra cosa e non puo' essere risolta con i contributi pubblici. L'iscrizione nella Lista Unesco rappresenta un carico di ulteriore responsabilita' per gli enti locali perche' individuino le politiche giuste coinvolgendo gli imprenditori e i privati". I due siti ultimi arrivati in Italia, la Valle d'Orcia con il suo paesaggio senese e diversi comuni storici come Montalcino Pienza, Radicofani e San Quirico d'Orcia, e le necropoli etrusche in terra di Tuscia di Cerveteri e Tarquinia si aggiungono ai precedenti 37 siti e consentono all'Italia di superare l'ex-aequo con la Spagna al top della classifica mondiale e di conquistare un primo posto assoluto. I due territori, uno di carattere ambientale e l'altro culturale, come vuole la nuova regola che consente ad un paese di "piazzare" due candidature vincenti in un anno, affiancano siti storici come, fra gli altri, i centri antichi di Roma, Napoli, Venezia e Firenze, i Sassi di Matera, la costiera Amalfitana, la villa del Casale di Piazza Armerina in Sicilia, Urbino, Assisi, Verona, la Val di Noto, l'area archeologica di Agrigento, quelle di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata, San Gimignano, le Cinque terre.
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