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23 Aprile 2004 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Apre a Roma il più antico cimitero d´elefanti d´Europa
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Difficile immaginare che in questo spicchio di campagna romana consegnato al pascolo delle mucche, sotto questo padiglione nella tenuta di Castel di Guido, squadrato e anonimo come una fabbrica di conserve, si nasconda il più antico e il più ricco cimitero di elefanti d´Europa. Un eccezionale museo preistorico che con un balzo a ritroso di 300 mila anni ci ripiomba in pieno Pleistocene, quando il lago di Bracciano non era ancora nato e il cratere che oggi lo accoglie era la bocca di un vulcano in continua eruzione. Quando, nell´intervallo tra due fasi di glaciazioni, questo dolce paesaggio di colline era una ragnatela piatta di torrenti e paludi, coronata da una boscaglia fitta e popolata come una giungla africana. Cervi e buoi giganteschi, bufali, rinoceronti, ippopotami, felini e predatori di ogni tipo, scimmie simili ai macachi equatoriali. Ma soprattutto, padroni incontrastati del territorio, colossali esemplari di elefans antiquus, fino a sei metri di altezza, zanne lunghe oltre due metri, la razza che precede la comparsa dei primi Mammuth.

Ce la racconta, questa storia sconosciuta e remota, il giacimento di ossa scoperto a metà degli anni 80 in questo sito a 20 km da Roma, che con i fondi del Giubileo è stato finalmente posto al riparo di un capannone e che ora la soprintendenza archeologica ha deciso di aprire al pubblico con un ciclo sperimentale di visite guidate, gestito dalla Pierreci: ogni venerdì, sabato ed domenica da dopodomani al 27 giugno e dal 3 settembre al 31 ottobre, prenotazione obbligatoria (tel.0639967700), biglietto 5 euro.

L´area già scavata, letto di un fiume estinto chissà quando, copre appena un terzo della superficie del padiglione e si prolunga anche all´esterno. La si raggiunge attraverso una sistema di passerelle d´acciaio. Sotto, contro il grigio cenere del tufo, spiccano le macchie bianche d´un tappeto sterminato di scheletri fossilizzati. Ecco proprio accanto all´ingresso le corna d´un bue preistorico. Quel cranio poco più in là? La testa d´un bufalo del Pleistocene, il più antico esemplare rinvenuto in Europa. E quei tronchi allineati lungo il groviglio di ossa? Sono zanne d´elefante. Una trentina di questi bestioni sono sepolti qui, da venti a quaranta centimetri sotto le zolle dei campi. Mai trovato un deposito preistorico di queste dimensioni. E così ben conservato. In uno strato di poco più profondo è affiorata una testa da pachiderma quasi intatta; le orbite degli occhi, il canale su cui scorreva la proboscide. E attorno l´intero scheletro. «Morì quasi sicuramente - racconta Anna Paola Anzidei l´archeologa che governa il cantiere - inghiottito dal terreno melmoso. E un lupo si precipitò a dilaniarne i resti, rimanendo invischiato nella stessa trappola, il teschio era incastrato tra le costole dell´elefante». Lo stesso sciacallaggio sulle carogne era praticato dagli ominidi che popolavano la regione. Tra le ossa spiccano raschietti, coltelli, martelli ricavati da schegge di selce, estratte e appuntite ad arte.