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20 Marzo 2004 ARCHEOLOGIA
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Recuperati 750 reperti nel napoletano, 17 denunce
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Napoli - Quindici mesi di indagine, 750 reperti recuperati, 17 persone tra tombaroli e insospettabili professionisti denunciati per ricettazione. Questi i numeri di una operazione del Nucleo di Napoli del Comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio culturale condotta nel napoletano soprattutto nel territorio dell'antica Cales (Calvi Risorta) nel casertano. Tra i reperti recuperati, spiccano per qualita' di fattura 22 manufatti in marmo o terracotta risalenti al I-II secolo dopo Cristo, provenienti da botteghe di eta' imperiale di Pozzuoli e probabilmente arte dei decori di palazzi patrizi della famiglia imperiale a Baia; tutti recuperati nell'abitazione di un privato. "Sono reperti di valore notevole - spiega Paolo Caputo, responsabile per l'area flegrea della sopraintendenza archeologica di Napoli e Caserta - e stiamo cercando di individuare da dove siano stati prelevati". E ancora una vera di pozzo rubata a Pompei e pronta per essere trasferita in Svizzera e li' negli Stati Uniti. "Questa indagine - spiega il tenente colonnello Lorenzo Marinaccio che dirige il nucleo napoletano - e' iniziata nel 2002 anche con difficili appostamenti notturni perche' spesso l'area degli scavi clandestini e' vasta e priva di punti in cui ci si possa nascondere". Alcuni dei 350 reperti di terracotta, anche questi risalenti al I-II secolo dopo cristo, provenienti dagli scavi clandestini di Cales, sono ancora ricoperti da terriccio fresco. "I tombaroli - ricorda Marinaccio - spesso agiscono anche su committenze legate in qualche modo alla camorra che certo non si lascia sfuggire un mercato cosi' lucroso come quello del ricettazione dell'arte".