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22 Febbraio 2003 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
Scoperta la Villa dove morì Augusto
tempo di lettura previsto 4 min. circa

"In malora le acque di Baia, vergogna di Amore" grida Properzio in una sua elegia in cui invita l´amata Cinzia ad abbandonare i lidi di Baia "lidi da sempre ostili alle caste fanciulle" per la dissolutezza della vita che vi si conduceva, tra i divertimenti e le mollezze dei suoi stabilimenti termali. I ricchi patrizi romani avevano scelto la nostra regione, la Campania felix, per costruirvi le ville più sontuose e trascorrervi momenti di tranquillità, lontani dal clamore della vita politica e dalla folla della brulicante Roma.

Tale era la bellezza e la quiete di questi luoghi che le fonti Tacito e Svetonio affermano che l´imperatore Augusto morì proprio in una di queste magnifiche ville, a Nola, o meglio, nel territorio agricolo di Nola dove c´erano molti possedimenti terrieri di nobili e influenti personaggi del mondo senatorio romano. Che la villa degli Ottavi si trovi in quest´area è sicuro, ma sapere dove, è più difficile.

Nel 1932 Matteo Della Corte, allora ispettore della Soprintendenza di Napoli, quando ancora non esisteva la Soprintendenza di Pompei e Ercolano, attuò uno scavo nell´area di Somma Vesuviana, in seguito alle sollecitazioni di un contadino che aveva notato qualcosa di strano già nel 1929. Il ritrovamento, seppure piccolo e parziale, vale a dire un´area di cinque metri per cinque, fece intuire che si trattava di un qualcosa di molto importante. E proprio in questi giorni sta giungendo a compimento la terza campagna di scavo che sta riportando alla luce quella che si è rivelata essere una grande Villa romana. Agli scavi, dati in concessione all´Università di Tokio, stanno lavorando solo due italiani: gli archeologi Antonio De Simone e Umberto Pappalardo dell´Università di Napoli "Federico II".

"Il nostro lavoro - spiega De Simone, docente di topografia antica presso l´Università di Napoli "Federico II" e noto per aver condotto gli scavi di Murecine - si basa su frammenti che la maggior parte di volte appaiono poco congruenti ma che, attraverso un lavoro di confronto, con l´aiuto prezioso delle fonti letterarie, conduce a considerazioni complesse". E le fonti, Tacito e Svetonio per la precisione, hanno avuto in questo lavoro di scavo molto peso. Come già il Della Corte aveva rivelato in un breve articolo che, insieme ad uno schizzo sommario della pianta dell´area scavata, costituiscono il risultato del suo lavoro, interrotto subito poiché, proprio in quegli anni, il Maiuri iniziò la sua ricerca che convogliò a Pompei, Ercolano e a Cuma, tutti i finanziamenti.

Gli scavi dell´area di Somma Vesuviana hanno ripreso nel 2001, grazie all´iniziativa dell´Università di Tokyo impegnata all´epoca in uno scavo di una villa di Tarquinia, e interessata ad aprire un cantiere in Campania.

Oggi il progetto, che dovrebbe ricoprire un arco di lavoro di sette anni, si trova al suo terzo anno e i risultati stanno superando le aspettative visto che sono venuti alla luce resti architettonici che hanno tutti i caratteri dell´eccezionalità.

Dopo il primo anno dedicato esclusivamente ad una ricognizione e a prove geotecniche sul territorio, senza nessuna indagine di tipo invasivo per circoscrivere e delimitare l´area di partenza, nel 2002 si è proceduto allo scavo vero e proprio che ha riportato, in un´area di dieci metri per dieci, la buca scavata dal Della Corte.

Quest´anno, quindi, è stata riportata alla luce un´opera quadrata con i pilastri che sostengono gli archi, realizzati non con mattoni e malta, ma con grandi blocchi di pietra grigia vesuviana, profilati con cornici di calcare bianco. Una struttura che risale, nel suo impianto originario, al periodo tardo repubblicano e che deve essere vissuta fino al V-VI secolo, seppellita da un´eruzione.

"La grossa novità è arrivata in questa terza campagna - continua De Simone - abbiamo portato l´area di scavo ad una superficie di 25 metri per 30, per un totale di settecento metri quadrati di area scavata. Al cui interno è stato, poi, osservato un cortile il cui pavimento ha una profondità di circa otto metri e mezzo, e le strutture all´interno sono conservate per un´altezza di sei metri". L´aspetto di eccezionalità è costituito proprio da queste strutture ad archi non di tipo funzionale ma di apparato, che uniscono due muri paralleli a quindici metri di distanza l´uno dall´altro. "Le nicchie - continua l´archeologo - ci riportano la presenza di statue. Finora ne sono state ritrovate due: un giovane Dioniso e una figura femminile, entrambi risalenti al periodo augusteo".

Lo scavo continua, quindi, e con grandi aspettative.

Già sono state segnalate, collegate a questo cortile, altre stanze di quella che se non è la villa di Augusto, deve certamente essere la dimora di un personaggio molto importante, forse un senatore o un ricco patrizio. Il progetto di scavo si prevede lungo sette anni.

"Ma chissà - conclude De Simone - nell´archeologia non si sa mai. I tempi si possono allungare o abbreviare a seconda dell´andamento della ricerca. E´ sempre una sorpresa. Un aspetto però da non sottovalutare è che per la prima volta, grazie ai colleghi stranieri, abbiamo una ricerca programmata nell´area vesuviana dove i ritrovamenti sono stati sempre sporadici e casuali. Questo scavo rappresenta anche l´occasione per accendere un riflettore in una zona che possiede tanto, ma non è ancora valorizzata come merita".

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