San Fermo della Battaglia - Archeologia, archeoastronomia, paleoclimatologia, modelli matematici e geometrici, tutto concatenato nel grande cerchio di pietra, l'osservatorio astronomico del VI secolo a.C. rinvenuto durante gli scavi per il nuovo ospedale in località Tre Camini. Unico in Europa per stato di conservazione e caratteristiche di realizzazione, è stato studiata dall'astrofisico Adriano Gaspani, responsabile del Centro di calcolo dell'Osservatorio Astronomico di Brera, afferente all'Istituto nazionale di Astrofisica, ha presentato a Como il libro dedicato interamente alla struttura realizzata, appartenuta e messa fuori uso dopo un secolo dagli antichi Comenses. Mentre si fonda Milano a Como è già in funzione il grande cerchio di pietra. La cultura di Golasecca aveva contatti con quella etrusca e da qui parte un nuovo filone di indagine.
Nelle 160 pagine de?Il grande cerchio di pietra degli antichi Comenses. Un osservatorio astronomico dell'età del Ferro in località Tre Camini presso Como? edito dall'associazione culturale Terra Insubre, Gaspani ricostruisce il modello del grande cerchio. Si parla di astronomia ed è grazie alle riprese satellitari dell'area in cui è sorto il nuovo Sant'Anna che è stato possibile elaborare il modello matematico e comprendere la composizione del cerchio magico, le sue funzioni e l'importanza nella società di quel tempo. «Un cerchio di 68 metri di diametro? spiega Gaspani - disegnato da sue file concentriche di massi a distanza di un metro e mezzo, all'interno una piattaforma semicircolare di terra battuta orientata alle sorgenti astronomiche altazimutali ed equatoriali. Da una parte si incontrava la levata della costellazione di Orione, dall'altra il tramonto di Aldebaran».
Prima di posare le pietre si è arato il terreno e inserito un reticolato con direzioni di sviluppo interessanti: 252 gradi corrispondono curiosamente alla posizione del tramonto delle tre stelle di Orione. I 72 settori o spicchi, sempre disegnati a terra con delle pietruzze, segnano il punto in cui l'osservatore che girava nel corridoio formato dal doppio cerchio concentrico vedeva sole, luna e astri. Un grande osservatorio della volta celeste, ma anche uno strumento con cui comporre il calendario, monitorare albe e tramonti così da calcolare il solstizio d'inverno. Un calendario di 14 mesi, tutti di 26 giorni eccetto l'ultimo di 27, uno strumento di importanza vitale per la società agricola del VI secolo a.C.
L'osservatorio fu abbandonato dopo un secolo di utilizzo, Adriano Gaspani ne ipotizza le ragioni: «Costi di mantenimento elevati» e la paleoclimatologia accerta che la nuvolosità del cielo si intensificò a tal punto che le osservazioni erano possibili solo due o tre giorni l'anno. Ipotesi supportata dal fatto che molte postazioni astronomiche celtiche vennero lasciate nello stesso periodo.
Il cerchio di pietra fu utilizzato in un secolo di grande interesse astronomico. Nel VI secolo a.C. si ebbe un'eclissi totale di sole, il 28 maggio del 585, visibile nella sua totalità proprio nella nostra zona. Due anni dopo, estate del 583, l'allineamento dei pianeti, in concomitanza con le feste celtiche. Nel maggio del 540 il passaggio della Cometa di Halley e infine un fenomeno imprevedibile ed eccezionale, l'esplosione di una supernova.
Il libro di Gaspani è solo l'inizio degli studi su questa eccezionale scoperta archeoastronomica. «L'osservazione del cielo, la sua sacralità, rientravano nella quotidianità di 26 secoli fa - commenta Adriano Gaspani - il reperto dei Tre Camini è unico in Europa per quell'epoca. Un oggetto da valorizzare e rendere fruibile, come, ad esempio, viene fatto con ritrovamenti, anche di minore entità, in Irlanda».
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