
''Le recenti acquisizioni archeologiche hanno consentito di rivalutare le conoscenze che gli antichi avevano in fatto di viaggi per mare e permettono di affermare che questi non si limitavano alla navigazione a vista e lungo costa, ma avevano navi e strumenti adatte alle lunghe traversate, anche oceaniche''.
E' quanto ha affermato Claudio Mocchegiani Carpano, gia' responsabile del settore del centro storico della Soprintendenza archeologica di Roma e attualmente docente di archeologia subacquea all'universita' di Napoli, alla presentazione del libro ''Quando i Romani andavano in America'' di Elio Cadelo (Palombi editori, pagg. 293, euro 19).
Mettendo insieme testimonianze di autori dell'epoca con quanto piu' di recente e' stato scoperto sui viaggi per mare nell'antica Roma, Cadelo sostiene che i Romani potrebbero essere sbarcati anche sul continente americano. D'altronde, ha sottolineato Luigi Fozzati, soprintendente ai Beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, e' assodato che ''sia Romani che i Fenici hanno circumnavigavano l'Africa ed erano giunti fino in Cina''.
E' quindi probabile che proprio in uno di questi viaggi, alcune navi fenicie incapparono nella corrente subequatoriale che dalle coste occidentali dell'Africa li porto' fino alle coste del Brasile.
La prova potrebbe essere una epigrafe fenicia scoperta a Paratyba, poco considerata alla sua scoperta nel 1874, ma poi ''rivalutata'' sia dal filologo americano Cyrus Gordon che dal nostro Sabatino Moscati. Tra le prove che possono suffragare le navigazioni transatlantiche dei Romani, ha proseguito Mocchegiani, il fatto che le loro navi avevano dimensioni e robustezza idonee a queste imprese: ''quelle rinvenute a Nemi realizzate sotto Caligola nel primo secolo d.C. erano lunghe 70 metri e larghe 20, e realizzate con tecnologie costruttive all'avanguardia.
D'altronde i Romani le avevano apprese dai Fenici che nel campo erano maestri: una loro nave del terzo secolo a.C. rinvenuta nello stagno di Marsala aveva i pezzi e gli incastri numerati, a prova di una costruzione quasi industriale''. Tra gli elementi portati da Cadelo, anche quelli riguardanti la botanica: sulla copertina del libro campeggia una statuetta di fanciullo romano che ha in mano un frutto di ananas, originario della Mesoamerica.
Sul tema, anche Fozzati ha sottolineato come un piu' accurato studio dei reperti botanici negli scavi (semi, ecc.) possano testimoniare contatti tra civilta' di diversi continenti.






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