Kathrin Bard ha trascorso il "miglior Natale della sua vita" lo scorso dicembre, quando ha scoperto le assi ed i relativi perni metallici ben preservati di un vascello faraonico all´interno di due grotte, scavate dall´uomo, lungo la costa del Mar Rosso.
Sono i primi pezzi recuperati da un´imbarcazione navigante egiziana, che insieme alle iscrizioni geroglifiche trovate presso una delle grotte, promettono di gettare luce su un elaborato sistema di antiche vie commerciali sul Mar Rosso.
Bard, professore associato di archeologia alla CAS, ed il suo ex studente Chen Sian Lim hanno scavato la sabbia per meno di un ora il primo giorno di scavi, su una piccola sporgenza lungo una spiaggia a Wadi Gawasis, quando un buco della dimensione di un pugno è apparso sulla collina. "Vi ho infilato la mano, e ho scoperto l´entrata della prima grotta" ha dichiarato Bard. "Cose come questa non accadono molto spesso in archeologia."
Guidato dalla Bard e dall´archeologo italiano Rodolfo Fattovich, il team ha poi scoperto l´entrata rettangolare di una seconda grotta, con travi di cedro e blocchi di calcare che erano ancore per le navi. All´interno, è stato trovato un sistema di sale più ampie ed un assortimento di oggetti nautici, tra essi corde, una coppa di legno, ed una borsa. Hanno anche trovato due tavole di cedro piegate che erano probabilmente i remi di guida della nave di 70 piedi della famosa spedizione navale del XV secolo a.C. della regina Hatshepsut a Punt, una destinazione commerciale in qualche area imprecisata della regione meridionale del Mar Rosso. Sepolta nella sabbia, all´esterno della seconda grotta, Bard ha trovato parte di una corda ancora legata con quello che lei ritiene essere un nodo da marinaio. "Deve provenire da una nave" ha dichiarato. "Non può essere stato usato per nient´altro." Frammenti di ceramiche sparsi presso i reperti si datano alla XVIII dinastia egiziana, attorno al 1500 a.C., al tempo in cui regnò Hatshepsut.
Sono state scoperte anche diverse stele, tavole di calcare della dimensione di piccole lapidi moderne, collocate in nicchie al di fuori della seconda grotta. La maggior parte erano bianche, ma Bard ne ha trovata una, rovesciata nella sabbia, con il cartiglio del Re Amenemhat III, che regnò attorno al 1, 800 a.C. I resti raccontano di due spedizioni guidate da ufficiali governativi da Punt a Bia-Punt, la cui ubicazione non è nota. "Che questa stele sia stata preservata con pochi danni per tanto tempo, è davvero insolito" ha aggiunto "e la preservazione di materiale organico nella grotta è davvero significativa. Lavoriamo in Egitto dal 1976, e non avevamo mai visto niente di simile."
I colleghi di Bard condividono il suo stesso entusiasmo. "Si tende a credere che gli Egizi non fecero mai viaggi sulla lunga distanza, perché rimane poco di questi siti". Basandosi sui testi scoperti oltre un secolo fa, i ricercatori hanno appreso che gli Egiziani ingaggiavano spedizioni navali a Punt a partire dal Vecchio Regno (2282-2125 a.C.). A Punt acquistavano oro, ebano, avorio dagli elefanti, pelli di leopardo, e animali esotici come babbuini, che venivano tenuto come animali domestici, insieme con gli incensi necessari per i rituali religiosi.
La scoperta getta luce su altri aspetti del commercio nel Mar Rosso. "Non era noto fino a che non abbiamo trovato questa stele che Re Amenemhat III aveva inviato alla spedizione di Punt" spiega Bard. "Ciò lo rende un testo storico di grande importanza". Il team ha trovato frammenti di ceramiche, all´interno della piccola grotta, che i colleghi italiani ritengono originari dello Yemen, il che suggerisce che gli Egiziani navigassero più lontano di quanto precedentemente stimato, o che fossero parte di un più complesso intreccio di commerci.
Navigare fino a Punt richiedeva un tremendo investimento di manodopera. Gli armatori egiziani tagliavano il legno di cedro dalle montagne del Libano e le trasportavano fino al Nilo, ai cantieri navali, dove le navi erano inizialmente assemblate e quindi disassemblate in pezzi pronti per la navigazione, che potevano anche percorrere un viaggio di 10 giorni per circa 100 miglia di deserto fino alla costa. "La logistica coinvolta era fenomenale" spiega Bard. "Dovevano avere quantità sufficienti di acqua dolce e di cibo."
A partire dagli anni ´90, Bard e Fattovich hanno condotto uno scavo di 10 anni presso Axum, Etiopia, dove hanno trovato evidenze di un periodo precedentemente sconosciuto della civiltà africana. Ma quando è iniziata la guerra lungo il confine dell´Etiopia nel 1998, decisero di spostarsi verso la costa egiziana. Il team si recò a Wadi Gawasis, nel 2001, per indagare "l´altro capo dei commerci sul Mar Rosso" ha spiegato Bard.
Fattovich aveva selezionato Wadi Gawasis perché negli anni ´70 una spedizione di archeologi egiziani l´aveva identificata come probabile sito dell´antico porto di mare di Saaw, noto dai testi come punto di partenza per le spedizione a Punt.
Il team limita i suoi scavi alle sei settimane tra i semestri ogni inverno, evitando l´estremo calore e l´umidità estive.
Seppure Bard sia emozionata dalle recenti scoperte alle grotte, tiene a sottolineare che le ricerche a Wadi Gawasis sono appena agli inizi. "Sono sicura che vi siano altre grotte che non sono state scavate ancora" ha spiegato. "Ve ne possono essere molte altre. E noi abbiamo appena pulito l´entrata di una grotta ampia, ed è enorme. Abbiamo ancora tanto lavoro qui".
Quando tornerà, lo scorso dicembre, sarà raggiunta da un ricercatore che userà un radar a penetrazione del suolo per determinare se vi siano altre grotta ancora inesplorate e per stimare quanto lontano si estendano quelle conosciute. Un ingegnere aiuterà il team a sostenere i soffitti parzialmente crollati in alcune delle grotte.
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