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4 Novembre 2004 ARCHEOLOGIA
The Guardian
UN FARAONE DA RICORDARE
tempo di lettura previsto 6 min. circa

Kent Weeks, l´archeologo americano incaricato di pianificare il recupero della Valle dei Re, si era originariamente recato in Egitto per riprodurre una mappa. Mentre si trovava lì, si soffermò ad osservare un´apertura nel terreno colma di detriti, apparentemente senza importanza, e così facendo riportò alla luce la più grande tomba della Valle dei Re.

Nel fare questo, assicurò a se stesso un posto nella storia dell´archeologia.

La carriera di Weeks, iniziò in Nubia negli anni ´60, quando si adoperò per salvare materiale prezioso che stava per essere sommerso dalla Diga di Aswan, e a Giza e nel delta del Nilo. Ma fu nel 1979 che insieme ai suoi collegi decise di riprodurre una mappa accurata delle 60 tombe della Valle dei Re. Le prime mappe erano state poco più che fantasie: nessuno studio accurato dell´intera valle era mai stato condotto prima. Credeva gli ci sarebbero volute poche stagioni di scavo. "Sono sempre un ottimista senza speranza. Non so come possa essermi venuta in mente un´idea tanto folle" ha dichiarato.

"A venti anni di distanza, il progetto non è ancora concluso".

Iniziò con i teodoliti, equipaggiamenti di misurazione elettronica e la collaborazione di semplici manovali, e si appresta a concludere con tecnologie computerizzate che avrebbero potuto portare a termine il lavoro – solo ad avere atteso il loro avvento – in cinque anni. Ce ne sono voluti 20 invece, ma anche perché decise di riservare massima attenzione al più piccolo particolare.

"Le tombe sono state scavate più accuratamente di quanto mi fossi originariamente prefisso, così è stata necessaria un´esplorazione molto più dettagliata, che riflettesse la cura degli antichi ingegneri" ricorda Weeks.

"La difficoltà è testimoniata dall´accurata precisione di angoli e spigoli vivi. Pensavamo di entrare nelle tombe, rilevare qualche dato con il metro a nastro, e verificare che ogni angolo era a 90°. Avremmo probabilmente liquidato ogni tomba in una settimana. Ma si è presto scoperto che non era una cosa possibile, perché vi erano molte differenze potenzialmente significative: spesso gli angoli di una tomba misuravano 85 piuttosto che 90. Questo è già un punto interessante in sé. Gli uomini che crearono tutto questo, potevano forse avere una squadra da carpentiere che misurava 5 gradi in meno? Si può davvero credere che si sia trattato d´un errore? O forse gli antichi costruttori volevano avere angoli a 85°?"

Quindi Weeks rivolse la sua attenzione ad una tomba, mai descritta prima, minacciata da un parcheggio per turisti: la tomba era la KV5, nota agli studiosi da più di un secolo. "Si credeva avesse due o tre piccole stanze. Si credeva fosse priva di iscrizioni. Si credeva che fosse piena di detriti, che fosse stata saccheggiata e che non avesse oggetti di alcun genere al suo interno: non decorata, non importante, non interessante, quindi non meritevole di preservazione" ricorda Weeks.

Ma la sua esperienza gli aveva insegnato che anche la tomba meno importante merita uno sguardo più ravvicinato. Era stata ostruita da massi, pietre, ghiaia ed altri detriti, nel corso di 11 inondazioni e circa 30 secoli. Nel 1989 decise di calarsi, con i membri del suo team, in una piccola apertura, rimasta tra gli strati di pietrisco ed il soffitto, e scoprirono sulle pareti i nomi di alcuni dei figli di Ramses II. Si tratta del faraone tradizionalmente collegato alla storia biblica di Mosè; conosciuto al poeta Shelley come Ozymandias. Ramses II regnò per 67 anni, ed ebbe 49 figli ufficialmente riconosciuti.

La tomba acquistò nuova importanza, ma gli scavi in queste circostanze non sono qualcosa che può essere condotto con picconi e badili. "Immaginate" ci dice "un moderno ufficio, improvvisamente riempito di cemento. Se ne vuole scoprire l´interno, e ancora si riescono a vedere i calendari appesi ai muri, ed i computer sulle scrivanie. Tutto è dove dovrebbe essere: allora ci si prende tutto il tempo necessario, e si ricostruisce lentamente il giusto quadro della situazione. Ci sono voluti cinque anni per scavare le prime camere, e molto poco è stato trovato. Nel febbraio del 1995, i ricercatori si chiesero se non stessero per caso perdendo il loro tempo.

"Così abbiamo iniziato a calarci in mezzo ai detriti, saltando come nel gioco del campanile da una camera all´altra, strisciando in mezzo al pietrisco che le riempiva, senza scoprire le pareti, ma tanto per avere un´idea dell´estensione della tomba. Ed è stato a questo punto che abbiamo trovato una porta sul muro posteriore di una camera.

"Abbiamo ripulito una porzione della porta sufficiente a strisciarvi attraverso, sotto l´architrave, e ci siamo trovati ad un certo punto in un corridoio che entrava per 100 metri sul fianco della collina, con corridoi che si aprivano alla destra e sinistra, ognuno di essi per altri 100 metri in profondità all´interno della collina. E abbiamo capito di aver trovato qualcosa di unico" ha dichiarato.

"Per la maggior parte dei re egizi, non è dato conoscere il nome dei loro figli. Spesso non sono neppure menzionati. Non conosciamo i nomi delle loro mogli. Spesso neanche questi sono menzionati.

"Qui, Ramses II invece, identifica accuratamente i suoi figli, e li mostra almeno 10 volte nei rilievi del tempio, sempre in processione e sempre rappresentati in quello che crediamo essere l´ordine di nascita" ha spiegato.

"Da ciò inferiamo che Ramses II ebbe un rapporto unico con i suoi figli. Fu uno dei pochi sovrani ad essersi auto-dichiarato dio prima della morte. Essendo un dio, Ramses aveva necessità di un vice re.

"Un re può tagliare il nastro all´inaugurazione di un centro commerciale, ma un dio non fa cose simili. Un re può giudicare un caso giudiziario, ma un dio non fa una cosa del genere. Così, di necessità, il re aveva bisogno di un assistente, e chi era più logico che assumesse questo ruolo che il suo primogenito, il principe della corona, l´erede e figlio del dio?"

Ramses raggiunse gli ottanta anni: molti dei suoi figli morirono prima di lui. Come figli del dio vivente, meritavano un adeguato riconoscimento: "Un principe della corona è morto, un altro principe della corona gli succede, e si viene così a creare un nutrito gruppo di principi della corona che, per le speciali funzioni che hanno ricoperto in vita, meriteranno una commemorazione ulteriore nel sepolcro, rispetto ad un semplice principe della famiglia reale."

KV5 è attualmente nota per avere almeno 130 camere, corridoi e sale colonnate. Ve ne potrebbero essere molte altre, che attendono di essere scoperte. In Aprile, Weeks ha trovato un altro corridoio, che conduce probabilmente ad un´altra serie di stanze. La tomba è stata estensivamente saccheggiata, ma i vasi canopi, la gioielleria, i corredi funebri, le offerte di carni e di oggetti assortiti devono ancora essere studiati e registrati, e le pitture murarie preservate. Ù

Lo scavo continua.

Ora, il team del Progetto per la Mappatura a Tebe è stato investito del compito più ambizioso di proteggere l´intera valle, ed i templi presso la Valle del Nilo. Sono i soli stranieri dal tempo della rivoluzione del 1952 ad essere investiti della responsabilità di salvare un´ampia porzione del patrimonio egiziano.

Weeks è professore di Egittologia presso l´Università Americana del Cairo, la città dove risiede. Il suo interesse fu inizialmente rivolto alla medicina egiziana, con una spiccata passione per purganti e clisteri. "Vi era" racconta "un antico ufficio egizio chiamato «Incaricato responsabile degli ani reali». Suona come un titolo orribile" sorride "e certo nessuno lo vorrebbe scritto sul proprio biglietto da visita.