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14 Ottobre 2004 ARCHEOLOGIA
Al-Ahram Weekly Online
SIA PAGANI CHE CRISTIANI
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Le divisioni con le quali abbiamo confidenza sono state create dagli storici, che hanno raggruppato il passato della nazione in quattro periodi distinti: Faraonico, Greco-Romano, primo-Cristiano (Copto) ed Islamico. Ognuno di questi periodi non ha solo i suoi studiosi, ma anche i suoi distinti musei che enfatizzano le differenze e le speciali caratteristiche di ogni era. Non è sorprendente pertanto che il pubblico in generale sia giunto ad accettare questa visione frammentata della storia. E i dati archeologici non aiutano, dal momento che sopravvivono solo poche testimonianze archeologiche di come queste differenti culture siano emerse – come quando una struttura cristiana o islamica sia stata eretta all´interno di un antico Tempio Egiziano.

Vi sono ancora pochi luoghi in cui esistono monumenti faraonici e cristiani prossimi gli uni agli altri, ad illustrare la realtà storica.

Ad ogni modo, abbiamo ora una reale opportunità per correggere questa tendenza. Il Tempio Greco-Romano di Khnum ad Esna attualmente si trova sotto il livello del suolo nel centro della città, dove è soggetto a quotidiane infiltrazioni di acque di scolo. Il Supremo Consiglio di Antichità ha deciso di salvare quel che resta del tempio da ogni ulteriore danno smantellandolo e spostandolo ad un´altra posizione più adatta. La decisione di dove sarà esattamente posizionata deve ancora essere presa.

Così, mentre le autorità culturali riflettono sui vantaggi e gli svantaggi di varie potenziali collocazioni, la rivista Al-Ahram Weekly vorrebbe prendersi la libertà di proporre una soluzione immaginaria, ma nel contempo eminentemente praticabile.

Perché non spostare il Tempio di Khnum ai margini del deserto, e ri-erigerlo a breve distanza dal Monastero dei Tremila Seicento Martiri (Deir Manaos wa Al-Shohadaa) che si trova ai piedi della piana di calcare ad ovest della città? Qui non solo il tempio potrebbe essere al sicuro da ulteriori danni, ma la giustapposizione di questi due monumenti, con le loro radici nello stesso periodo della storia egiziana, potrebbe anche offrire uno sguardo vivido in un´importante realtà storica – la persecuzione dei Cristiani sotto l´imperatore romano ritratto nei rilievi del tempio.

Esna era un centro per i commerci locali dei primi tempi, ma la città crebbe di importanza solo nel corso della XVIII dinastia, quando Thutmose III condusse il suo esercito in Nubia. I commerci con il sud iniziarono ad essere attivamente incrementati attorno al 1386 a.C., ma il piccolo tempio di Khnum fu costruito molto più tardo, nel corso dei secoli I e III d.C.

Tutto quel che resta della struttura originale oggi è l´ipostilo di 32.8 x 16.4 metri, con le sue proporzioni armoniose e decorazioni in rilievo.

Le colonne riccamente iscritte, descrivono le feste ed rituali religiosi, in forma di calendario. Una scena interessante ritrae l´Imperatore Commodo come il dio Horus che assiste il dio Khnum dalla testa di ariete nell´atto di tirare una rete piena di uccelli acquatici e pesci. Tra le prede, possiamo vedere uno dei tradizionali nemici tradizionali, che sono stati catturati assieme alle creature del fiume!

Il tempio è decorato da rilievi di vari imperatori che indossano il paludamento faraonico, e rendono omaggio alle divinità locali. Molte sono citate per nome, incluso Claudio, Vespasiano, Domiziano, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Commodo, Settimio Severo, Caracolla e Decio. Di questi, il nome di Decio che appare in un cartiglio reale è stato l´ultimo ad essere identificato.

L´occupazione romana dell´Egitto, seppure in linea di principio continuazione del regime tolemaico, differisce significativamente da quella dei predecessori. Questi ultimi avevano ri-stabilito il mondo frantumato della Valle del Nilo, rendendolo ancora una volta il più importante paese nel Mediterraneo orientale.

Sotto i Romani, un Egitto impoverito fu privato della sua gloria.

Gli artisti egiziani che adornarono il Tempio di Khnum inevitabilmente denotano una certa misura di ipocrisia, o cinismo, poiché elogiano un imperatore romano che visse sull´altro lato del mare, in guisa di Faraone. Non vi sono evidenze che gli Egiziani di questo tempo avessero molto rispetto per i loro conquistatori, e che non vi è praticamente traccia di alcuna divinità romana nei monumenti della Valle del Nilo.

IL regno di Decio segnò la prima delle grandi persecuzioni contro il popolo egizio. Nel assurgere al ruolo di leader, Decio decretò che il consiglio municipale dovesse essere fondato in tutte le capitali. Poca meraviglia nel fatto che la popolazione, già insoddisfatta, supertassata e vessata per incontrare la domanda di cereali, si ribellò. Oltre alla tassa sul frumento che veniva prelevata direttamente dai coltivatori come parte della quota per Roma, era tassato il prodotto delle vigne, insieme con le colture di palme e fichi. Furono imposte tasse sugli animali domestici – pecore, buoi, cavalli e asini. I commerci erano tassati. I venditori di olio, i panettieri, i venditori di spezie e profumi furono tassati. Perfino la terra usata per attività di giardinaggio fu soggetta ad imposizioni.

Le licenze di caccia e pesca alimentavano le risorse dello stato romano, e gli egiziani avevano da pagare persino per il diritto ad andare pescare nelle acque stagnanti o per pescare nei laghi – attività che i loro antenati avevano esperito liberamente per migliaia di anni,

L´Alto Egitto non si sottomise agevolmente alle regole romane. Nel 29 a.C., nel regno di Augusto, vi fu un´insurrezione a Tebe contro gli esattori. Le ripercussioni furono drastiche. Entro cinque giorni, cinque città vicine erano state totalmente distrutte per rappresaglia. Non è sorprendente, quindi, che così tanti egiziani trovarono espediente accattivarsi i nuovi regnanti piuttosto che confrontarsi con loro, ed ordinarono ai loro artisti di ritrarli sulle pareti dei templi al modo degli antichi Faraoni, onorando le divinità e sconfiggevano i tradizionali nemici.

Nel corso di questo periodo, l´Egitto fu spogliato dalla sua leadership. Non vi erano Faraoni la cui legittimazione fosse riconosciuta dal popolo e che fossero in grado di mantenere l´ordine. Il popolo lavorava alacremente, per un minimo beneficio. Fu in questo contesto che molti abitanti della Valle del Nilo cercarono rifugio nel deserto, nelle tombe antiche, nelle grotte lungo le pendici della montagna che fiancheggiava il fiume. Per i governanti stranieri, la Cristianità venne a simboleggiare la resistenza. Gli egiziani erano obbligati a riunirsi in riti faraonici (pagani) tradizionali e a compiere sacrifici agli dei, con lo scopo di testare la loro fede. In cambio, per aver compiuto simili atti, venivano forniti di certificati formali su papiro della loro correttezza religiosa.

I testi sopravvissuti recano dichiarazioni come: "In tua presenza ha prestato sacrificio e offerto libagioni e assaggiato l´offerta, insieme con mia moglie, i miei figli e mia figlia, che agivano tramite me, e ti richiedo di certificare la mia dichiarazione."

Ma per ogni individuo che si sottometteva a questo comando, vi erano molti che rifiutavano. Chi si professava cristiano, era di solito torturato o ucciso, e molti, che temevano per la loro sicurezza, sottoscrivevano certificati falsi.

Migliaia giunsero perfino oltre, abbandonando la società in favore di una vita solitaria dedicata a Dio. Tra essi, vi fu San Paolo, che fondò il rifugio sulla costa del Mar Rosso, ed in seguito Sant´Antonio, che divenne capo spirituale di un´altra grande comunità del luogo. Dentro e attorno Esna, gli eremiti vivevano nelle antiche tombe, in insediamenti o eremitaggi comuni, come anche in grotte isolate lungo i confini del deserto orientale o occidentale. Ma vi era ancora un grande numero che preferì morire piuttosto che abiurare alla propria fede.

Di fronte all´altare dell´antica chiesa al Monastero dei Martiri si trova una colonna di granito di un metro d´altezza che segna il luogo in cui molti egiziani furono decapitati.

Situata a sud-ovest della città ai confini del deserto, presso un sito sepolcrale musulmano, il Monastero dei Martiri fu descritto dai viaggiatori del XIX secolo con termini di riverenza e ammirazione. Uno dichiarò fosse "senza questione uno dei più belli d´Egitto", mentre per altri si distinse per essere "seconda solo a Gerusalemme per numero di Cristiani che vi soffrirono il martirio".

La più antica delle due chiese nell´ampio complesso, che fu costruito negli anni ´30, ora ospita resti di santi e martiri. Fu eretto attorno ai tre santuari scolpiti nell´antica roccia, dedicati a San Giorgio, la Santa Vergine ed ai Santi Martiri di Esna, che devono oggi recare poche differenze da come dovevano apparire quando furono incisi nella viva pietra sette secoli or sono. Evidenze di precedenti pitture murarie possono essere ricavate sotto uno strato di gesso sulle pareti del santuario – un immagine del Cristo affiancato dagli angeli, ed un altro di San Teodoro a dorso di cavallo.

La nuova chiesa, che è dedicata alla Santa Vergine, contiene tre santuari dedicati a San Giorgio, la Santa Vergine e San Michele. Le pitture in questa spaziosa casa di venerazione furono ritratte dai pellegrini che giunsero al monastero per l´annuale festa di Sant´Amonio, il riverito Vescovo di Esna. La tradizione sostiene che fu Sant´Amonio stesso che costruì il monastero originale.

A differenza di altre antiche capitali delle provincia, che possono vantare un´abbondanza di monumenti da differenti periodi, Esna ha solo un tempio importante, ed un monastero. Il tempio non è più incluso nella crociera standard sul Nilo per via della sua scomoda posizione, nel centro di una città densamente popolata, ed è raramente visitata dai turisti per l´inconveniente di doversi spostare in carovana. Il monastero, per parte sua, è raramente visitato, eccetto dai viaggiatori in tour Cristiani.

Pertanto, sarebbe storicamente appropriato e vantaggioso per l´industria turistica, se considerazione seria fosse data allo sviluppo della città di Esna come destinazione di unico interesse ricollocando il Tempio di Khnum, con i suoi ritratti degli Imperatori Romani che furono responsabili per la persecuzione dei Cristiani della regione, presso al Monastero dei Martiri, che ricorda le vite di coloro che morirono per mano loro. Fare questo non renderebbe solo i due monumenti più accessibili ed interessanti ai visitatori, ma dimostrerebbe in modo tangibile la coesistenza di due culture distinte sebbene sovrapposte nel corso di un periodo cruciale della storia egizia.