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9 Settembre 2009 ARCHEOLOGIA
GIOVANNI RIVELLI La Gazzetta del Mezzogiorno
Trovato il sarcofago di San Laviero martire
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GRUMETO NOVA - Una nuova scoperta archeologica sembra destinata ad accrescere l´importanza storica del sito di Grumentum accentrando sulla stessa località anche attenzioni religiose. Ma anche per questo è urgente un intervento di messa in sicurezza, per evitare che alla presenza degli archeologi, limitata dalle scarse disponibilità di fondi, si alterni quella dei tombaroli.

Poco lontano dall´abitato dell´antica città romana sarebbe stata trovata la tomba del Santo martire Laverio (o Laviero) originario di queste parti (la sua nascita è contesa tra Teggiano e Acerenza), martirizzato proprio a Grumentum il 17 novembre del 312, e molto venerato in diversi centri lucani, tra cui Tito, di cui è patrono, e Acerenza, di cui è compatrono.

La scoperta si deve ad un equipe di ricercatori dell´Università di Bari, guidata da Gioia Bertelli, professore straordinario di Archeologia e Storia dell´Arte paleocristiana e altomedievale. Nel corso di due distinte campagne di scavo, una a settembre 2008, l´altra nello scorso giugno, è stata trovata un fitta necropoli e, in questa, sono emersi due sarcofagi, uno dei quali potrebbe essere quello che ha custodito i resti mortali del Santo. Ma anche se non dovesse essere proprio quella l´ultima dimora di Laverio la sua sepoltura sarebbe avvenuta comunque lì.

«Abbiamo trovato - dice Michela Rizzi, giovane dottoranda di Barletta che ha preso parte agli scavi - una forte presenza sepolcrale con fino a quattro livelli di sepoltura, fatto che accredita la tesi della sepoltura del Santo perchè a quei tempi si credeva che seppellire i morti vicino alla tomba di un martire desse protezione».

San Laviero sarebbe stato decapitato proprio in quel luogo, dove ora sorge una chiesa a lui dedicata. Le cronache raccontano che il Santo, dopo essere riuscitio a scappare da Acerenza, dove era stato imprigionato dal prefetto Agrippa, si diresse a Grumento per continuare l´opera di conversione, ma preso dai soldati romani venne condotto alla confluenza dei fiumi Agri e Sciaura e gli fu tagliata la testa con la spada.

Proprio questo racconto ha fatto sì che quando l´architetto Palmiro Sacco (oggi presidente del Consiglio provinciale di Potenza) ha avuto l´incarico di restaurare la chiesa avesse la felice intuizione, riuscendo ad ottenere dal Pit manager Giuseppe Galante i fondi per avviare la campagna di scavo.

Attualmente sono stati aperti quattro saggi di scavo, uno interno alla moderna chiesetta e tre all´esterno e hanno messo in luce alcuni setti murari di fase paleocristiana, caratterizzata da numerosi reimpieghi di marmi o frammenti arcitettonici più antichi, provenienti dalla città romana e al tempo stesso è stata messa in luce la gran parte dei muri relativi alla chiesetta medievale attribuita a S. Luca di Demenna. Quanto all´uso sepolcrale, al momento le tombe scavate, tutte prive di corredo, coprono una fase che va dall´età paleocristiana sino all´età moderna.

Ma, sebbene ci sia poco da rubare, trattandosi di tombe «povere», il rischio dell´arrivo dei tombaroli è alto. «L´area è recintata - testimonia Rizzi - ma già quest´anno, quando siamo tornati, abbiamo notato strani movimenti e abbiamo dovuto chiamare i carabinieri».