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4 Agosto 2009 ARCHEOLOGIA
Umberto Cardini Il Labirinto
Il Graal era propiretà dei Catari?
tempo di lettura previsto 3 min. circa

Tre manoscritti contenuti nell´archivio del Fondo Malnipote (dove sono catalogati come FM.P761/762/763; la traduzione di Opizzo Malnipote si trova nel quaderno FM.Q888) aprono un´inaspettata prospettiva nello studio dei rapporti tra diversi movimenti millenaristi.

Si tratta di tre lettere la cui autenticità è stata confermata dalle verifiche scientifici preliminari, e databili agli anni 1245, 1256 e 1270, scritte dal templare Roncelin de Fos al suo confratello Richard de Vichiers.

La storia che raccontano e che sostanzialmente è confermata da molti indizi, suggerisce degli stretti collegamenti tra Catari, Templari ed Assassini e perfino una lotta tra due fazioni politiche all´interno della direzione dei Templari.

Dei due corrispondenti, Richard de Vichiers è storicamente sconosciuto; da queste lettere si deduce soltanto che sia il fratello del Gran Maestro Rinaldo (1250-1256) e si può supporre che abbia vissuto nella domus templare di Pieusse. Roncelin de Fos è invece ben noto: Maestro di Provenza fra 1248-1250, Maestro di Inghilterra (1251-1253), e di nuovo di Provenza (1260-1278); dalle sue lettere si deduce un continuo collegamento con Gerusalemme.

Che il "Graal" (qualunque cosa esso sia) fosse in mano dei Templari e soprattutto dei Catari è tesi che è stata sostenuta da Otto Rahn [Ra] con argomenti molto affascinanti ma che si reggono purtroppo solo su voli pindarici senza il minimo supporto storico.

Curiosamente la storia che viene raccontata dalla prima lettera sembra confermare l´intuizione di Rahn: de Fos riferisce infatti che il Natale del 1243 Pierre Bonnet, uno dei diaconi dei Catari (su di lui cf. [Ro] passim) si sarebbe rivolto ai Templari di Pieusse chiedendo una scorta per recuperare dalla grotta di Niaux una loro reliquia (Otto Rahn riconoscerebbe subito il Graal in questa "Reliquia di Giuseppe") e scortare l´oggetto e sette donne catare fino a Gerusalemme; l´intenzione dei Catari apparentemente è di consegnare in custodia l´oggetto ai Templari.

Va subito notato che questa curiosa storia ha già una conferma storica nella deposizione di Imbert de Salles che riferisce dell´evasione di due fratelli Catari col loro tesoro dal castello di Montsegure proprio intorno a Natale ([Ro], vol.IV, p.382-383) e dichiara che il tesoro era in "una grotte du Sabarhes tenue par Pons-Arnaud de Chateauverdun" uomo del conte di Foix una delle cui grotte fortificate è appunto Niaux.

Questa testimonianza apre anche un´interessante prospettiva di ricerca: ricordandosi infatti che proprio a Pieusse si riunì il concilio cataro nel 1226 ([Ro], vol. IV, pp.116-117) non è irrealistico ipotizzare una comunione di intenti tra i Catari e i Templari di Pieusse.

Recuperata la Reliquia, le sette donne sono guidate da de Fos ad imbarcarsi nel porto templare di La Rochelle in direzione di Bari e di qui sbarcano ad Acri. È facilissimo datare la parte finale di questo viaggio: de Fos scrive: "Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemme era perduta". [...]

Si fantastica oggi di un´ "eredità dei Templari" tramandata esotericamente tramite la massoneria; è abbastanza affascinante notare che in questa "tradizione" i ventitre Gran Maestri dei Templari (per la cui lista si veda [De]) sono ridotti a 22, ossia altrettanti quanti gli Arcani maggiori dei Tarocchi, e che in questa lista sia stato eliminato proprio il de Bures, il fantoccio del Montfort. Verrebbe voglia di fantasticare che l´ala filo-catara con i suoi interessi esoterici e la loro ossessione per "oggetti di potere" stia dietro questa tradizione e che, nelle sue esigenze numerologiche, abbia sacrificato il "traditore".