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18 Giugno 2009 ARCHEOLOGIA
Cristina Fontana Corriere di Como
Cerchi magici dal Canada a Como
tempo di lettura previsto 3 min. circa

I cerchi magici non fanno dormire gli scienziati a tutte le latitudini. È appena uscito il libro Canada's Stonehenge: Astounding Discoveries in Canada, England and Wales dello scienziato Usa Gordon Freeman che, nel 1980, scoprì in una remota località dell´Alberta canadese un´area megalitica più antica di Stonehenge. Secondo il docente emerito dell´Università di Alberta, il sito - un insieme di pietre su una superficie di 30 chilometri quadrati - risale a circa 5.000 anni fa e comprende un calendario lunare.

Impressionanti, quindi, le analogie con l´assai nota località britannica. Ma altrettanto significativo è il raffronto con la nostra area litica dei Tre Camini scoperta durante la costruzione del nuovo ospedale Sant´Anna. Molto probabilmente era analoga la funzione dei complessi megalitici. Il "grande cerchio" lariano, come ha più volte spiegato Adriano Gaspani, ricercatore dell´Istituto Nazionale di Astrofisica dell´Osservatorio Astronomico di Brera, altro non sarebbe che uno strumento di osservazione astronomica. «L´osservatore poteva posizionarsi – ribadisce lo studioso milanese - lungo il corridoio delimitato dai due corsi di pietre periferici e osservare la collimazione degli astri in levata e in tramonto, utilizzando il palo posto nella buca centrale del manufatto».

Ma cosa può, dunque, accomunare culture così differenti quali quella celtica di Stonehenge, quella del popolo Oxbow del Canada e i nostri golasecchiani' Perché popolazioni così differenti, a latitudini altrettanto differenti, hanno nutrito lo stesso interesse per l´astronomia al punto da risultare così abili nello studio di tali fenomeni'

Lo spiega lo stesso Freeman. «Le grandi scoperte – sottolinea – non sono state fatte perché qualcuno aveva bisogno di qualcosa. Sono state compiute perché qualcuno ha provato meraviglia per qualcosa che ha visto e ha, di conseguenza, fatto osservazioni più a fondo, per provare a capire. Penso che le società abbiano sempre avuto un piccolo numero di geni fin dall´origine dell´umanità. Per chi vive nelle praterie, il cielo notturno è vivo e sempre in cambiamento. È tuttora una grande fonte di meraviglia. E le nostre vite dipendono dal Sole. Stonehenge fu creata mille anni prima che i Celti giungessero in Inghilterra».

Impossibile comunque dire per ora, conclude il docente Usa, «perché calendari così simili siano stati costruiti in due posti alla stessa latitudine (Stonehenge e Alberta), separati da un continente e da un oceano».

L´interesse per i fenomeni naturali, quindi, parrebbe non avere confini né geografici, né culturali. Concorda anche lo studioso di Brera: «I pellirosse d´America, rispetto ai Celti, erano meno ricchi, ma nutrivano la stessa preoccupazione per la natura. Le nostre popolazioni avevano un livello di evoluzione maggiore, mentre gli Americani rimarranno neolitici fino all´arrivo degli Spagnoli. Se pur in situazioni diverse, ad accomunare i popoli è stata la sacralità dei luoghi e la capacità di osservare il Sole».

In sostanza, alle ruote della medicina, dove si riunivano le persone con problemi di salute, è dunque riconducibile l´insediamento canadese; a luoghi in cui celebrare riti propiziatori, sotto la guida di uno sciamano, il noto Stonhenge; mentre punto di osservazione astronomica, effettuata per esigenze cultuali e per un´efficace pianificazione dell´agricoltura, è l´area comasca.

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