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12 Gennaio 2005 ARCHEOLOGIA
Louisiana State University
RICERCATORI DEL LSU RISOLVONO UN ANTICO MISTERO ASTRONOMICO
tempo di lettura previsto 7 min. circa

Un antico mistero è stato risolto dal Professore associato della LSU di Fisica ed Astronomia, Bradley E.Schaefer.

Schaefer ha scoperto che il catalogo stellare di Ipparco del 129 a.C., a lungo dato per perduto, appare su una statua romana chiamata l´Atlante Farnese. Ipparco fu uno dei più grandi astronomi dell´antichità ed il suo catalogo stellare è stato il primo della storia del mondo, come anche il più influente. Il catalogo andò perduto all´inizio dell´era Cristiana, forse nel rogo della grande biblioteca di Alessandria.

L´Atlante Farnese è una statua romana, databile al II secolo, che ritrae il Titano Atlante, che tiene un globo del cielo sulle spalle. La statua si trova attualmente in Italia, ed include figure in rilievo sul globo che raffigurano le antiche costellazioni greche in fine dettaglio. Schaefer ha scoperto che le figure delle costellazioni sull´Atlante Farnese sono un´accurata riproduzione del catalogo stellare di Ipparco. Secondo Schaefer, la scoperta condurrà probabilmente alla soluzione di una questione a lungo dibattuta.

Difatti la scoperta di Schaefer sta già attirando l´interesse degli esperti del settore.

"Le costellazioni sono una delle più antiche proprietà intellettuali, ed in antichità, trasformavano il cielo notturno in un territorio familiare. L´analisi intelligente e disciplinata del Dr. Schaefer delle più antiche rappresentazioni grafiche delle tradizionali costellazioni greche, riflette insospettate radici di astronomia scientifica in un´opera celebrata di arte antica" ha dichiarato E.C. Krupp, direttore dell´Osservatorio Griffith di Los Angeles.

Schaefer, che ha guadagnato il suo dottorato al Massachusetts Institute of Technology nel 1983, è specializzato in astronomia ed astrofisica. Si è a lungo interessato alla storia dell´astronomia e ha scritto estensivamente sul soggetto. Ha iniziato i suoi esami sulla statua dell´Atlante Farnese mentre conduceva ricerche sulle antiche conoscenze in materia di costellazioni.

Schaefer ha dichiarato che gli scienziati hanno da sempre tenuto Ipparco in alto riguardo per il suo lavoro, condotto tra il 140 a.C. ed il 125 d.C. E´ conosciuto per la scoperta della prima nova e di un processo chiamato precessione; per una teoria sul moto del sole e della luna; per le osservazioni planetarie di altissimo livello; e per il primo catalogo della storia con circa 1, 000 stelle. Sfortunatamente solo uno dei libri di Ipparco è sopravvissuto fino ad oggi: i "Commentari", che descrive le figure delle costellazioni nel dettaglio. Il resto delle sue opere scritte è noto solo mediante i riferimenti di astronomi successivi. Per esempio, riporta Schaefer, il catalogo di stelle di Ipparco, era descritto nell´"Almagesto" dell´influente astronomo e geografo greco Tolomeo, che visse dall´85 d.C. a circa il 165 d.C.

L´Atlante Farnese – alto circa sette piedi e di marmo pieno – si trova ora nella Collezione Farnese del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Italia. Il globo celeste della statua, che misura 26 pollici di diametro, mostra 41 costellazioni greche, come anche l´equatore celeste, i tropici e l´eclittica. Gli storici dell´arte hanno concluso che la statua è una tarda copia romana di un originale greco. Schaefer ha dichiarato che le costellazioni sono ritratte accuratamente, così che lo scultore deve aver basato il suo lavoro su alcune osservazioni astronomiche specifiche. Per tutto l´ultimo secolo, ha spiegato Schaefer, queste osservazioni sono state attribuite a molte fonti, ma non ad Ipparco.

Schaefer ha dichiarato che un numero di fatti porta alla conclusione che il globo del cielo della statua sia basato sul catalogo di Ipparco.

La precessione, come scoperta da Ipparco, è un processo per cui le stelle e le figure delle costellazioni si muovono lentamente rispetto all´equatore celeste, ai tropici e alle linee di ascensione retta. Ciò offre la chiave per la datazione delle osservazioni del passato, spiega Schaefer, perché è sufficiente guardare il globo del cielo per capire quali date corrispondano alla posizione delle costellazioni. Così, Schaefer si è recato a Napoli e ha svolto la prima analisi astronomica delle posizioni delle costellazioni.

Per l´analisi, Schaefer ha scattato personalmente nuove immagini, perché le analisi fotografiche richiedono conoscenze della distanza tra il globo e la fotocamera. Ha misurato un totale di 70 posizioni sul globo e svolto un calcolo matematico per ottenere la data migliore. Ha concluso quindi che la data migliore per le osservazioni originali è il 125 a.C., sempre tenendo conto che il margine di errore normale in questi risultati è compreso tra ±55 anni. In altre parole, ha spiegato Schaefer, vi sono due terzi delle possibilità che la data reale sia un momento compreso tra il 180 a.C. ed il 70 a.C.

Schaefer ha dichiarato che la data del 125 a.C. si approssima in misura notevole alla data del 129 a.C., in cui si dice che Ipparco abbia composto il catalogo, ed è quindi la più probabile per le osservazioni originali. In effetti, tutte le fonti previamente proposte come possibili candidate, sono state eliminate con sicurezza, perché provenienti da periodi troppo anteriori o posteriori.

Il posizionamento sul globo è un altro indicatore della fonte, ha dichiarato Schaefer. Il posizionamento delle figure delle costellazioni, sull´Atlante Farnese ha un´accuratezza tipica di 3.5 gradi. Schaefer ha dichiarato che una tale accuratezza è essenzialmente impossibile da raggiungere con semplici descrizioni verbali (come trovato nelle opere delle altre fonti potenziali, come Arato o Eudosso) che sono accurate fino a circa 8 gradi. Ciononostante, antichi cataloghi stellari dovrebbero avere l´accuratezza richiesta. Ad ogni modo, è Ipparco che è noto per aver creato un catalogo stellare attorno al periodo di tempo corretto, il 129 a.C., poiché il catalogo successivo, creato da Tolomeo, arriva troppo tardi, nel 120 d.C.

In aggiunta, Schaefer ha dichiarato che è noto che Ipparco costruì molti globi celesti basati sul suo catalogo stellare. Per esempio, antiche monete ritraggono Ipparco seduto di fronte ad un globo, e Tolomeo scrive esplicitamente che Ipparco creò un tale globo. Così, spiega Schaefer, uno scenario probabile è che Ipparco usò il suo catalogo per creare un globo accurato, che fu in seguito copiato esattamente da uno scultore greco. Quindi, la statua greca fu in seguito copiata da uno scultore romano.

Le costellazioni dell´Atlante Farnese contengono anche molti dettagli specifici che indicano Ipparco come l´originale osservatore. Schaefer ha effettuato una comparazione tra l´Atlante Farnese e tutte le descrizioni di antiche costellazioni, incluse quelle di Tolomeo e di altri antichi astronomi e pensatori, come Ipparco, Arato, Eratostene, Eudosso, e Omero. Tutte le fonti antiche diverse da Ipparco, Arato, Eratostene, Eudosso e Omero. Tutte le fonti antiche diverse da Ipparco hanno molte e maggiori differenze nelle loro descrizioni delle costellazioni. Ad ogni modo, la comparazione dettagliata mostra che il "Commentario" di Ipparco non reca differenze, ma somiglianze piuttosto uniche.

Così, il caso del catalogo stellare perduto di Ipparco che appare sull´Atlante Farnese si basa su:

- la data derivata del 125 a.C., che corrisponde con Ipparco e respinge le altre possibili candidature;

- il fatto che l´accuratezza del globo celeste richieda un catalogo stellare, e che solo Ipparco lo avesse creato prima del 128 d.C.

- il fatto che Ipparco sia conosciuto per aver prodotto globi stellari funzionanti dal suo catalogo;

- il fatto che solo la descrizione di Ipparco delle costellazioni corrisponda all´Atlante Farnese

Schaefer ha dichiarato che la scoperta del catalogo perduto di Ipparco sull´Atlante Farnese avrebbe offerto la risposta a due annose domande che hanno innescato un acceso dibattito:

Cosa usò Ipparco come coordinate e quale frazione del catalogo stellare di Ipparco entrò nell´"Almagesto" di Tolomeo? Ora, ha dichiarato Schaefer, con una rappresentazione del catalogo di Ipparco, i ricercatori possono effettuare esaustive correlazioni tra le figure delle costellazioni sull´Atlante Farnese e quelle contenute nell´Almagesto. Ma, spiega Schaefer, forse la parte migliore della scoperta, è "semplicemente che abbiamo recuperato uno delle più famose testimonianze di un antico sapere perduto."

Schaefer ha annunciato oggi la sua scoperta, al meeting annuale della Società Astronomica Americana di San Diego, California.

Per maggiori informazioni sulla scoperta, contattare il dr. Schaefer schaefer@lsu.edu

I risultati della ricerca di Schaefer saranno pubblicati nel numero del Maggio 2005 della Rivista di Storia dell´Astronomia. Più informazioni, tra cui l´articolo di Schaefer, su: http://www.phys.lsu.edu/ (in lingua inglese)

Immagini su: http://www.lsu.edu/university_relations/photos.html