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31 Marzo 2009 ARCHEOLOGIA
La redazione di La Porta del Tempo
IL SACRO GRAAL A TORTONA?
tempo di lettura previsto 5 min. circa

La Santa Coppa di Cristo fu custodita in Tortona dal 410 fino certamente all'epoca di Federico II°. La storia di questo meraviglioso tesoro materiale-spirituale segue le linee invisibili della storia della salvezza...

Nascosta in Gerusalemme ne uscì portata da Giuseppe per essere custodita nella Chiesa di Efeso e nelle sette Chiese d'Asia sotto la vigilanza di S. Giovanni. Passò anche in Armenia per poi tornare in Gerusalemme quando non ci fu più alcun pericolo per i cristiani. Fu sepolta vicino al Santo Sepolcro e lì ritrovata dall'Imperatrice Elena e portata a Roma. Era custodita nel palazzo imperiale del Palatino. Durante l'apostasia dell'Imperatore Giuliano fu trafugata e messa sotto la custodia della Chiesa nel Santa sanctorum del Laterano.

Una delle proprietà della Coppa era ispirare la visione del futuro e aiutare i cristiani a sfuggire alle persecuzioni. La Coppa stessa si difende dalle violenze e dalle profanazioni: possiede il potere di apparire e scomparire quando non vi sono custodi umani degni. Per questo non ha senso cercare fisicamente tale mistico oggetto, ma ha senso solamente cercare le tracce simboliche e storiche di tale mistero divino.

L'Imperatore Maiorano fu ucciso a Tortona in rapporto con la sacra coppa, della quale per primo ne volle, ideò e preparò la custodia in Dertona. In ogni luogo ove passò ne fu fatta un'imitazione onorevole che ne esprimeva un tratto spirituale e simbolico. Fu anche a Valenza in Spagna, ove è conservata una sua sacra imitazione, e pure a Genova. Nel 410 mentre i barbari stavano per invadere Roma, fu fatta fuggire a bordo di una nave guidata da ufficiali romani scelti e fedeli che la portarono a Genova e attraverso gli appennini liguri a Tortona, nelle segrete del castrum terdonensis. Da allora Genova iniziò ad essere soprannominata "Ianua" perché per essa passò la Coppa rivelando i suoi misteri e prodigi, e da allora Dertona fu chiamata Terdona per via della presenza di tale tesoro.

Perché fu scelta Tortona? Perché era ancora un baluardo di romanità intatta ed invitta in un mare di caos e contaminazione barbarica e pagana, perché il suo castello era munitissimo e difficilmente prendibile e non era ancora stato conquistato né profanato dai nemici, perché era chiamata "piccola Roma" per i suoi sette colli, e possedeva la stemma del leone derivante dalle legioni romane che sempre vi stanziarono, perché era la più antica colonia romana del nord, perché era città non appariscente e non opulenta ma solamente militare e famosa per la sua fedeltà a Roma. Già è notevole il fatto che il nome celtico non fu alterato da Roma ma perpetuato: un segno di grande rispetto e in pochi anni dalla colonizzazione romana era già "città insigne"! Il suo nome celtico "Derton" (luogo alto/luogo forte) da cui la fedele latinizzazione "Dertona", fu reinterpretato profeticamente come "Terdona", cioè "la città dei tre doni", la città degna di ospitare il più grande tesoro-reliquia del Dio trinitario, il calice che conteneva il triplice dono: l'oro dell'amore e della regalità del Suo sangue, l'incenso della sacerdotalità della coppa e della sua funzione propiziatoria e rituale, e la mirra dell'immortalità dello Spirito e del Corpo di Cristo e delle Sue reliquie. Una città che era stata fondata dai romani tre volte (sotto il Senato, sotto Cesare, e sotto Augusto) quale fedele modello di Roma era quella adatta per ricevere il segno della nuova sovranità universale trinitaria. I tre doni potevano anche essere: la Santa Coppa, la Croce di Cristo e un'altra Reliquia o manifestazione divina!

Si dice che in località tortonese vicino a Paderna avvenne nei primi tempi del Cristianesimo una manifestazione divina in triplice forma: di sorgente d'olio, di pietra e di sangue. E' per questo motivo che i potenti Vescovi-conte di Terdona ottennero dall'Imperatore, e da Milano, e tennero fino al 1783, un "principato" che comprendeva un piccolo territorio includente tale zona e in totale sette località disposte similmente al carro dell' Orsa maggiore, in prossimità della Città? Fu il principato del "Vescovato" un luogo di custodia della sacra Coppa?

Dal tardo impero si coagulò inoltre un misterioso e profondo legame spirituale fra Terdona e Milano: Milano fu sempre sollecita ad aiutare Tortona e ne ricostruì più volte il borgo distrutto dai nemici. Un legame che passò per i primi vescovi di Terdona fra cui il nobile Innocenzio Quinzio. Era come se Milano fosse in debito morale con Tortona o come se avessero un grande interesse in comune. Quale? I santi Nazario e Celso ad esempio soggiornarono a Tortona e furono martirizzati a Milano, ma non basta. Non sono sepolti in San Eustorgio in Milano i resti dei Re Magi? Non erano tre i doni portati dai santi Re al Dio neonato? Ecco il legame! Milano sapeva del Tesoro spirituale nascosto in Terdona e garantiva l'indipendenza e la sopravvivenza di Tortona.

Da quando giunse tale tesoro prodigioso allora, ancor più prodigiosamente, il Castello della la città fu risparmiato dalla distruzione e fu sempre più ingrandito, potenziato e stimato dai Re d'italia gotici e dagli Imperatori carolingi e del sacro Romano Impero. Teodorico fece del forte di Terdona il granaio per tutta la Liguria! Ancora una volta la sacra Coppa viene associata all'abbondanza e alla sicurezza della terra! In Tortona convissero pacificamente romani e goti, franchi e longobardi: tutti uniti nella venerazione della reliquia e ben influenzati dai poteri della stessa! Persino i bizantini cercano di impadronirsene e di raggiungere Tortona! Solo la presenza segreta della Santa coppa spiega l'importanza di una città ben piccola. Solo la presenza di tale preziosissima reliquia spiega il passaggio per Tortona di Carlo Magno e la presenza in Tortona di figure femminili di stirpe imperiale e regale: L'imperatrice Giuditta, l'imperatrice Richilde (che fu consacrata tale dal Pontefice nel Castello di Tortona) e alla fine la Duchessa Cristierna di Danimarca, ultima duchessa di Milano. Non era la Coppa portata in processione da nobili donne? La Coppa e le sue virtù giustificano la grande e non comprensibile autonomia e nobiltà che ebbe per più di 1000 anni la contea Tortonese.

Per alcuni periodi la Santa coppa fu custodita anche nel monastero di Bobbio, in Diocesi di Tortona, e in tempi più recenti nel feudo di Rosano. Relativamente a Bobbio notiamo che il Papa Silvestro II° era Abate di Bobbio, della Diocesi di Tortona e assunse lo stesso nome del Papa di Costantino, colui che aveva recuperato la Coppa! Chiaro segnale di strategia e legittimazione divina! Ancor oggi nel Museo romano di Bobbio è conservata un anfora che la tradizione ritiene una delle anfore utilizzate alle nozze di Cana.