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3 Febbraio 2003 ARCHEOLOGIA
Ansa
Guerrieri di Xian falsi
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L'idea che l'esercito di terracotta fatto realizzare dal primo imperatore cinese Qin Shi Xian, oltre 2.200 anni fa, ma scoperto solo nel 1974, sia un clamoroso falso e' affascinante, ma assolutamente insostenibile. E' questa la reazione di Roberto Ciarla, archeologo - che ha Xian ha partecipato alla realizzazione di un centro per la conservazione ed il restauro dei beni culturali - al sospetto lanciato con il libro "L'empire de la poudre aux yeux" (L'impero della polvere agli occhi), pubblicato in Francia e scritto da Jean Lecler du Sablon, per anni corrispondente del 'Figaro' da Pechino.

La tesi e' che fu una mossa propagandistica di Mao Zedong in un momento delicato della sua esperienza di moderno imperatore cinese. Tra l'altro l'Italia e' ora impegnata - con un grosso investimento - a portare una quindicina dei guerrieri a Genova quando, nel 2004, sara' la capitale europea della cultura. Ciarla, grande conoscitore dell'archeologia orientale, e' stato il responsabile del centro creato a Xian - il primo del genere accettato dai cinesi - con il contributo dell'Ismeo (Istituto per il medio ed estremo oriente) e della Farnesina. "Il centro - esordisce Ciarla - e' stato creato per il restauro di beni archeologici in generale. Avremmo dovuto intervenire anche sulle statue di terracotta, poi non fu fatto. Questo per diversi motivi, primo fra tutti perche' i colleghi cinesi sono estremamente gelosi".

Guerrieri a parte, la Cina ha un immenso patrimonio archeologico. "E' un campo sterminato, fanno ricerche dalla paleontologia all'eta' moderna. La natura dei rinvenimenti e' soprattutto di tipo necropolare perche' le tombe si conservano meglio e l' architettura cinese non e' mai stata in pietra o in mattoni. La ricerca direi e' un poco viziata dal fatto che i rinvenimenti nelle sepolture sono spesso di notevole spettacolarita' per cui si tende ad andare a trovare le cose buone, i bronzi, le giade. Ma c'e' molto da scoprire, per esempio nel Xinjiang che e' stata una culla di civilta', con contatti con l'occidente, dove ancora e' tutto perfettamente preservato sotto la sabbia".

L'idea che migliaia di guerrieri di terracotta siano rimasti sepolti per oltre 2.000 anni lascia qualche dubbio. "L'ipotesi che si tratti di un gigantesco falso e' stupenda, affascina. Ero in Cina, quale studente, quando avvenne il ritrovamento. Perche' cosi' tardi? Certamente loro sapevano dell'esistenza del sito e se non e' stato aperto prima e' perche' un insediamento del genere richiede un impegno di archeologi e restauratori faraonico, ma soprattutto perche' era il momento politico opportuno per quel rinvenimento".

Quindi non un falso, ma un uso politico dell'esercito. "L'idea del contadino che per scavare un pozzo trova prima la testa, poi un braccio e cosi' via e' una trovata sensazionale, ma va legata alle vicende del momento. Era quasi alla fine del periodo di critica a Lin Biao e Confucio, la 'banda dei quattro' si stava facendo avanti, c'era l'attrito con Ciu En Lai e il paragone tra Mao e Qin Shi Xian cadeva come il cacio sui maccheroni. Uno unificatore della Cina e l'altro pure".

E si agi' ignorando anche certe regole archeologiche. "In effetti lo scavo della fossa numero uno, la piu' consistente dell'intero complesso, fu fatto in pochi anni ed il risultato lo si vede: uno degli aspetti piu' affascinanti di queste statue e' la policromia e non ce n'e' una della prima fossa che abbia conservato se non lievissime tracce. Eppoi gli errori commessi nella costruzione degli hangar per la protezione dei reperti, con problemi a catena quali polvere, siccita', umidita', muffe, sali".

Ma questo basta a provare l'autenticita' dei reperti? "Che i manufatti siano reali lo prova anche la loro varieta', la distribuzione su un territorio enorme, la scoperta negli ultimi anni delle fosse dei cosiddetti acropati. Anche perche' fare quel numero di oggetti richiederebbe un laboratorio enorme, una catena di montaggio, tanta argilla. Negli anni '80, quando alcune statue false furono esposte a Zurigo e Hong Kong come provenienti da Xian, furono subito scoperte".

L'esperto se ne accorge anche solo a guardarle? "Non e' facile, ma un attento esame macroscopico puo' permetterlo. Anche perche' e' vero che gli oggetti sono ripuliti, pero' una certa patina l'hanno acquistata stando sottoterra. I cinesi quali falsari sono dei geni. E' facile prendere delle cantonate avendo anche una certa esperienza". - Molti turisti ed appassionati ne sono spesso vittime "Hanno sviluppato una capacita' di replica per esempio delle concrezioni che si formano sulla ceramica rimasta molto tempo sotto terra. Loro le sfruttano per spacciare dei falsi che sono indistinguibili dagli originali".

Ma questo sarebbe possibile anche per i guerrieri? "Stiamo parlando di oggettini, piu' difficile falsificare una cosa cosi' imponente, ricorrente nel tempo. le scoperte stanno avvenendo dal '74 ad oggi e non sono casuali. L'intera regione e' stata ricognita, fatti sondaggi, sanno perfettamente dove stano altre sepolture, altre fosse" - Voi in quelle dei guerrieri siete entrati. "Soprattutto nella numero due, dove sono in corsi gli scavi e dove c'e' una delle evidenze piu' probanti dell' autenticita' delle statue: la copertura di queste fosse era realizzata con dei tronchi enormi, tronchi che ovviamente si sono decomposti e hanno lasciato la loro impronta nell'argilla, impronta che non si puo' falsificare. Si', l'idea che l'esercito di Xian sia un falso e' affascinante, ma assolutamente ridicola".