ORISTANO - Dopo quasi due secoli di ipotesi e di ricerche, gli archeologi avrebbero finalmente individuato i resti del porto di Tharros, la città fenicio punica sulla costa occidentale della Sardegna considerata da alcuni la seconda Cartagine del Mediterraneo. Secondo le conclusioni a cui sono giunti autonomamente negli ultimi mesi due distinti gruppi di ricerca delle Università di Cagliari e di Sassari in collaborazione con lo staff del Museo civico di Cabras, il porto si trovava in un'area ora coperta dalle acque della laguna di Mistras, a pochissimi chilometri dalle rovine della città.
A sostegno delle proprie conclusioni, nel corso di una conferenza stampa tenuta oggi, gli archeologi Raimondo Zucca (Università di Sassari) e Carla Del Vais (Università di Cagliari) hanno citato la scoperta di una imponente struttura muraria (cento metri di lunghezza per quattro di spessore, costituita da due paramenti in grandi blocchi di arenaria allineati di testa e di taglio) e l'individuazione di un bacino scavato nella roccia (come il "Cothon" di Cartagine) con una fronte rettilinea di 225 metri, un grande molo di 190 metri e un canale di avvicinamento delle navi di una cinquantina di metri. Nei pressi di questo bacino è stata anche individuata una spiaggia fossile di circa 800 metri che ha restituito materiali fenici, punici e anche greci databili tra il VII e il V secolo avanti Cristo, mentre la struttura muraria, per quello che si è potuto vedere finora, sarebbe più recente (IV o III secolo avanti Cristo).
Arrivare a questi risultati non è stato semplice, dicono gli archeologi, raccontando di lunghe camminate lungo le coste del Sinis e sul fondo limaccioso della laguna con l'acqua oltre le ginocchia, e poi della preziosa collaborazione della Guardia costiera, del Gruppo sommozzatori della Guardia di finanza e degli studenti del corso di archeologia subacquea istituito a Oristano dalla Facoltà di lettere dell'Università di Sassari e unico in tutta Italia. Per avere la certezza che ci si trovi davvero davanti alle rovine del porto di Tharros bisognerà attendere però l'avvio di una prima campagna di scavi che si svolgerà sotto la supervisione della sovrintendenza ai Beni archeologici della Sardegna nel prossimo inverno.
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