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26 Settembre 2008 ARCHEOLOGIA
Sergio Rinaldi Tufi Il Messaggero
Roma nascosta: viaggio nelle meraviglie sotterranee della città tra mitrei, sepolcri e ninfei
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ROMA - Addentriamoci nel sottosuolo dell´Urbe, sulle tracce di personaggi storici, di riti misterici, di sepolcri pagani e cristiani. Una "Roma sotterranea" da brividi.

Da Mecenate a Sallustio. Spiccano, anzitutto, due monumenti legati a notissimi personaggi dell´inizio dell´età imperiale. Gaio Mecenate, si sa, animò la corte imperiale di Augusto promuovendo l´attività letteraria: amico di grandi scrittori (Virgilio, Orazio, Properzio, Cornelio Gallo...), contribuì in grande misura alla costruzione del consenso. In largo Leopardi sono i resti di una sala absidata: una serie di gradoni segue all´interno la curva dell´abside; nelle pareti si aprono nicchie. Che in questa zona dell´Esquilino si trovasse, insieme con altri famosi horti (giardini, parchi), proprio la villa di Mecenate, costruita fra 40 e 30 a.C., ce lo rivela lo stesso Orazio: ma a quale parte del complesso potevano appartenere queste strutture? Un edificio per audizioni musicali? Una cenatio, sala da pranzo estiva? Un ninfeo? Forse la definizione tradizionale, "Auditorium di Mecenate", è proprio quella giusta...

Dagli Horti di Mecenate a quelli di Sallustio. Gaio Sallustio Crispo, scrittore, oratore, uomo politico, amico di Cesare, dopo la conclusione, fra accuse e veleni, della sua esperienza di governatore della Numidia, si dedicò, fino alla morte (37 a.C.), alla stesura di grandi opere storiche. Quelle accuse erano in qualche modo legate proprio agli Horti, che erano appartenuti allo stesso Cesare e che Sallustio aveva acquistato dopo la sua morte: testimonianza di una ricchezza che si sospettava mal guadagnata. Si estendevano nell´area oggi compresa fra le Mura Aureliane, Via Salaria, Via XX Settembre, Via Veneto. Importanti i resti visitabili, a notevole profondità, in Piazza Sallustio (denominazione doverosa): spicca una grande sala circolare con cupola.

Mitrei. Ben tre dei monumenti della lista proposta da Zetema sono Mitrei: di santuari di questo tipo, del resto, ne esistevano a Roma almeno nove. Il culto misterico di Mitra, di antica origine indoiranica, si affacciò presto nel mondo romano-imperiale (ai misteri si fece iniziare anche Nerone) ma si diffuse soprattutto nel III e IV d.C. Tema dominante è la lotta del Bene contro il Male, simboleggiata nella scena di Mitra che uccide il Toro (simbolo della vita, che in tal modo viene appunto preservato al male) raffigurata in decine e decine di rilievi. I Mitrei, originariamente collocati in grotte ma poi realizzati anche in muratura, hanno pianta costante: tre navate, di cui le due laterali occupate da banconi per il banchetto rituale; in fondo l´altare. Spesso sono adattati, quasi clandestinamente, in strutture di diversa funzione. Il Mitreo del Circo Massimo (III d.C.), presso l´attuale Via dell´Ara Massima di Ercole, è ricavato, suggestivamente ma faticosamente (è privo di gran parte del bancone di sinistra), negli ambienti di un edificio preesistente, che si affacciava sui carceres (box di partenza delle corse di quadrighe) del Circo stesso. Il Mitreo sotto la chiesa di Santo Stefano Rotondo era inserito nei Castra Peregrina, caserma per soldati provenienti dalle province in missione a Roma. Il Mitreo sotto Santa Prisca, sulle pendici dell´Aventino, fu distrutto (come spesso accadeva) dai "rivali" cristiani prima della costruzione della chiesa. Era inserito in una domus (casa) in un´area lungamente soggetta a ricostruzioni e rifacimenti intricatissimi: le pareti laterali recano pitture che alludono ai diversi gradi di iniziazione, mentre la parete di fondo è decorata da stucchi raffiguranti non solo Mitra ma anche Saturno.

Sepolcri. In Via Luzzatti 2 è l´ingresso dell´Ipogeo degli Aurelii, grande monumento cristiano del III secolo, articolato su più livelli e ricco di rampe e cubicoli (camere sepolcrali). Importantissima è la decorazione pittorica: il "Cubicolo B" (quello in cui si trova fra l´altro l´iscrizione con i nomi dei proprietari) presenta un ciclo molto articolato, che Filippo Coarelli, nella sua guida archeologica di Roma, sintetizza così: "Dalla pratica della dottrina cristiana (raffigurazione del Buon Pastore) si passa al trionfo dopo la morte e all´accoglimento, dopo un giudizio, nella Gerusalemme celeste". Non mancano illustri temi "pagani": un´altra pittura raffigura il ritorno di Ulisse. Nel parco compreso fra Via Appia e Via Latina, troviamo un altro tipo di sepolcro, il Colombario (ambiente dotato di loculi che ospitano urne cinerarie in serie) intitolato a due ricchi liberti, Pomponius Hylas e Pomponia Vitalinis (a loro appartiene l´iscrizione più vistosa, inquadrata da una fascia di conchiglie e da una decorazione musiva a treccia), ma in realtà destinato, prima e dopo di loro, a numerose altre deposizioni. Stucchi, pitture, edicole movimentano le pareti, in gran parte scavate nella roccia. Il Colombario restò lungamente un uso nel corso del I secolo d.C.