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19 Ottobre 2008 ARCHEOLOGIA
Danilo Maestosi Il Messaggero
Roma che fu: scoperti un mausoleo, un palazzo, un portico e un cimitero
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ROMA - Raffica di scoperte archeologiche negli scavi dell´ultimo anno a Roma, miniera inesauribile di tesori e sorprese. I ritrovamenti più importanti al Palatino, in due cantieri per il risanamento delle scarpate del colle pericolanti.

Il primo sul fronte delle sostruzioni del palazzo di Tiberio affacciato sulla chiesa e sulla via di S.Teodoro, indebolito all´inizio degli anni 80 da una grossa frana. Insperatamente mentre i tecnici diretti dall´architetto Maria Grazia Filetici stavano svuotando alcune cavità sono venuti alla luce numerosi ambienti e muri in opera reticolata. Un susseguirsi di sale di rappresentanza, i pavimenti in mosaici bianchi e neri, le pareti tappezzate da pitture ancora intatte. Motivi a riquadri geometrici e architettonici su sfondi bianchi, rossi e ocra che le classificazioni degli esperti attribuiscono alla prima fase della pittura parietale romana. E consentono dunque di datare all´ultimo periodo della Roma repubblicana, attorno all´80 a.c. «Si tratta - spiega l´archeologa Maria Antonietta Tomei- di una domus di un ricco patrizio, una delle tante che punteggiavano questo spicchio del colle. Una dimora che stando alle fonti d´epoca a partire dal 36 a.c Augusto acquistò e riunì per costruirci il primo nucleo della sua residenza, che poi, eletto imperatore, ampliò e arricchi di templi, biblioteche e monumenti. Lo conferma la datazione di contrafforte d´epoca augustea che taglia e rimodella a nuovi usi la domus originaria. Una scoperta preziosa perchè dimostra come la Casa di Augusto e di Livia si estendesse sul Palatino ben aldilà delle poche sale scoperte sul versantedel Circo Massimo e da un anno riaperte al pubblico».

La seconda scoperta è avvenuta cento metri più in là, sotto il tappeto di alberature e aiuole degli Horti Farnesiani, nella zona dove era già emerso un criptoportico, ormai idenificato con certezza come la galleria dove Caligola venne ucciso da uno dei suoi pretoriani. Si tratta dei resti di un portico colonnato che ingloba un giardino al centro della quale sta riaffiorando una vasca polilobata. Una fistula trovata negli sterri fa risalire l´intervento all´imperatore Claudio. Fu dunque lui, prima ancora di Nerone e di Tiberio, ad abitare e monumentalizzare a reggia questa porzione del colle.

Inatteso e stupefacente anche il terzo rinvenimento, avvenuto allo stadio Flaminio, nei sondaggi per l´impianto di una rampa di sicurezza, diretti da Marina Piranomonte. Un cimitero monumentale paragonabile a quello dell´isola sacra e sagomato da un insieme di mausolei di varie epoche, usati fino al Medioevo. Almeno quattro per ora, stando ai culmini delle pareti riemersi. E sotto i 2 metri e mezzo di terra ancora da setacciare la possibilità di trovare tombe e decorazioni ancora intatte. L´attività rugbistica non subirà- assicurani- soste o contraccolpi.

Sigillato dal limo delle inondazioni anche un altro imponente sepolcro spuntato in un cantiere al nono chilometro della Flaminia. Un tappeto di trabeazioni di marmo, decorazioni, colonne di una tomba crollata, ma probabilmente ricostruibile quasi interamente. Un iscrizione consente di dare un nome al suo proprietrio: Marco Nonio Macrino, un generale bresciano che affiancava Marco Aurelio nella spedizione contro i quadri e i Marcomanni, e che probabilmente ha ispirato il personaggio del gladiatore del film di Ridley Scott. Il bilancio degli scavi, presentato ieri dal sottosegretario Francesco Giro, è reso ancora più corposo dai rinvenimenti i due ville nella zona di Castel di Guido: un impianto termale, splendici pavimenti a mosaico. E da un´ultima scoperta di cui per paura di incursioni clandestine il soprintendente Bottini ha mostrato solo alcune foto: un cenotafio con soffitti e pareti interamente coperto di stucchi.