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23 Dicembre 2008 ARCHEOLOGIA
Il Messaggero
Villa delle Vignacce, tornano alla luce una testa di Zeus e le antiche terme
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Parco degli Acquedotti, villa delle Vignacce (foto Toiati)
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ROMA (10 dicembre) - Una testa di Zeus è spuntata tra frammenti di colonne, resti di mosaici e fontane in marmo. La scoperta è degli archeologi dell'American Institute for roman culture che nel complesso termale della Villa delle Vignacce a Cinecittà hanno riportato alla luce reperti del II secolo in eccezionale stato di conservazione. L'annuncio è stato dato oggi in Campidoglio dal sovraintendente comunale Umberto Broccoli, che insieme a Darius Arya, direttore dell'American Institute ha riferito i risultati dell'ultima campagna di scavo iniziata nel 2006. Lo scavo, in collaborazione con il comune di Roma, riprenderà nel 2009.

I ritrovamenti. Si tratta di una testa attribuita a Zeus Serapide o a Esculapio del II sec d.C, un capitello corinzio, frammenti di colonne, resti di pavimenti a mosaici, riportati alla luce insieme alla piscina, alla caldaria e a fontane in marmo. Il sito, frequentato dal II secolo d.C fino all'alto medio Evo, è considerato uno dei più importanti ritrovamenti del suburbio romano degli ultimi anni. Conserva testimonianze dell'età d'oro dell'impero, ma anche delle fasi successive, quando Roma si spopolò e i barbari erano accampati nel suburbio.

Dal sito provengono sculture di grande pregio oggi conservate ai Musei Vaticani tra cui un'Afrodite, un Ganimede, la Tyche di Antiochia e un colossale ritratto della moglie dell'imperatore Settimio Severo. «Proseguiremo gli studi - ha detto Dora Cirone, archeologa dell'American Institut - nella prospettiva di rendere l'area comprensibile, quando, come speriamo, il sito diverrà un parco archeologico».

Mancanza di fondi. Attualmente, completati rilievi fotografici, sondaggi archeologici e ricerche d'archivio, il sito è stato reinterrato per mancanza di fondi e le sculture conservate nei magazzini dei musei comunali. L'American Institute ha incaricato il Politecnico di Milano di realizzare il rilievo tridimensionale dell'area meridionale dello scavo. In base ai bolli sui mattoni e alle condotte acquarie di piombo la villa apparteneva a E.Servilio Pudente, costruttore di mattoni della prima metà del II secolo d.C, ma non si esclude che, successivamente, sia stata acquisita dall'imperatore e ri-musealizzata come avvenuto ad altre ville private all'epoca di Massenzio.