Un set completo di pentole ritrovato in una cava con tanto di leccornie ancora dentro, ma mummificate perché cucinate da una massaia di 3.500 anni fa. Oppure una capanna giunta sino a noi "sigillata", ossia con tanto di tetto e travi, «uno di molti insediamenti agricoli rinvenuti al confine tra il territorio di Veio e Roma», dice l´archeologa della soprintendenza statale Daniela Rossi. Che cita anche le decine di resti di ville e di necropoli romane sull´Aurelia. A Malagrotta, insomma, non solo abusivismo e "monnezza". Ma, nonostante la montagna della discarica, una storia antica sopravvissuta al degrado.
La storia più antica, dal Neolitico al Medioevo, della terra nota per ospitare la discarica più grande d´Europa, è ora raccontata dal libro Archeologia a Massimina che verrà presentato oggi (alle 17, via Ildebrando della Giovanna 125). In duecento pagine (e decine di foto a colori) c´è la voglia di documentare gli scavi archeologici, alcuni dei quali ancora in corso, ma, soprattutto, di restituire identità culturale e bellezze per gli occhi a gente abituata a vivere con il naso tappato per la puzza.
Nessuno dei ritrovamenti effettuati dalle squadre della Soprintendenza archeologica statale è stato musealizzato. Ma - dove la terra è tornata a coprire il sito dopo che gli esperti l´hanno misurato, fotografato e schedato per studiarlo e tramandarlo ai posteri - ecco un cartello del "progetto Mirabilia" che racconta la forma e l´esistenza di quel luogo prima che arrivassero il supermarket, la farmacia, il benzinaio.
Il libro, finanziato dal municipio XVI, che lo distribuisce gratuitamente, porta con sé anche un progetto per il futuro: una scuola per aspiranti Indiana Jones. «Devo dire grazie a Francesco Geraci, Fabio Bellini e Cristina Maltese - racconta Daniela Rossi - se abbiamo trovato un magazzino dove depositare i reperti, ed è il Convitto nazionale sordomuti. Grazie ai finanziamenti di privati, è stato realizzato un deposito e un atelier di restauro.
Ma all´inizio dell´anno prossimo partirà un laboratorio per fare appassionare i ragazzi all´archeologia». Una scuola per i giovani del Convitto e per gli studenti del quartiere. Per insegnare loro a capire, e restaurare, le testimonianze lasciate dai loro avi: etruschi e romani, signori e contadini.
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