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22 Dicembre 2008 ARCHEOLOGIA
Alberto Arecchi Liutprand.it
Nuove scoperte sulla chiesa dove si incoronavano i Re
FOTOGALLERY
La chiesa di San Michele nel tessuto urbano di Pavia
Volo di piccioni davanti al portale d´ingresso delle incoronazioni
L´abside di San Michele
La nicchia di fronte alla finestra sacra, che oggi ospita una statua professionale di Sant´Anna
La misteriosa lapide in caratteri gotici, sotto la nicchia
Sezione trasversale della chiesa di San Michele, con la ricostruzione dello stato originario
Sezione longitudinale della chiesa di San Michele, con la ricostruzione dello stato originario
La volta del transetto sud e la cupola ottagonale
Ricostruzione dei matronei in legno nel transetto meridionale
Ricostruzione dei matronei in legno nel transetto meridionale
Ricostruzione dei matronei in legno nel transetto meridionale
Ricostruzione dei matronei in legno nel transetto settentrionale
Il Labirinto con i mesi, nel mosaico di San Michele
L´immagine del violinista, scolpita un tempo sull´arco esterno del portale maggiore
La Sirena bifida, simbolo alchemico di fertilità, che veglia sul portale destro della facciata
tempo di lettura previsto 8 min. circa

La Basilica di San Michele Maggiore è il principale monumento della città di Pavia ed è uno dei capolavori dell'architettura romanica lombarda del sec. XII.

Il culto dell´arcangelo Michele è legato ai riti dei morti, al trapasso delle anime, all´antica simbologia delle Pleiadi che collegavano il mondo dei vivi col cielo dei trapassati. Sulla figura di San Michele "psicopompo", che conduce le anime in cielo dopo la morte, si coagulano gli antichi culti del celtico Lug, di Hermes–Mercurio e del germanico Thor.

Inoltre questa chiesa fu progettata per accogliere come una grande macchina scenografica, con effetti di luce adeguati, il rituale delle incoronazioni dei Re d´Italia. La cerimonia dell´incoronazione in chiesa nacque con Carlo Magno. I re longobardi non la conoscevano, erano acclamati dalla corte. Qui ricevettero la corona Berengario I (888), Berengario II col figlio Adalberto (951), Arduino d´Ivrea (1002), Enrico II "Il Santo" (1004). La chiesa fu ricostruita verso il 1130 e vide l´incoronazione a Re d´Italia di Federico Barbarossa, il 17 maggio 1155.

Di questi simbolismi abbiamo trattato in un articolo sul N. 35 della rivista Archeomisteri (ottobre 2007).

Il presbiterio di San Michele è ampio, elevato sulla navata di parecchi gradini, e il suo pavimento copre un'ampia cripta. Davanti all´altare maggiore possono ammirare i resti d´un gran mosaico pavimentale, col Labirinto, i Mesi e l´Anno incoronato, altre figure simboliche di costellazioni celesti. Le navate laterali sono coperte da gallerie (matronei).

La campata centrale della chiesa, all´incrocio della navata centrale col transetto, è coperta da una cupola ottagonale, che simboleggiava nel Medioevo la volta celeste.

Il transetto, coperto da volte a botte, è più alto della navata centrale.

Una delle finestre del transetto meridionale, quella che attraversa il muro rivolto a levante, presenta una curiosa particolarità: invece di partire da una base orizzontale, questa grande finestra si arrotonda a tutto sesto al piede come in sommità. Esistono pochi altri esempi di finestre di questo tipo, nel Medioevo. Uno si trova nella chiesa di San Colombano presso Vaprio. Di fronte alla finestra, che inquadra una vetrata ottocentesca con la figura dell´Arcangelo Michele, è posta una nicchia del muro che doveva avere una certa importanza, perché i raggi solari la illuminano totalmente nei momenti dedicati alle incoronazioni. Sotto questa nicchia, una misteriosa lapide incisa in caratteri gotici, ormai indecifrabili perché cancellati dal tempo e dall´usura.

In fondo, a sud, esiste una specie di portico o loggiato trionfale, consacrato alla Madonna, con dipinti di carattere orientaleggiante (forse traccia d´una presenza templare, in questa chiesa così strettamente legata alle sorti del Regno Italico). La sua volta a tutto sesto è coperta di sculture e i suoi piedritti sono ornati da colonnine isolate. La parte inferiore del muro in cui è praticata tale nicchia s'arresta seccamente, poco sopra l'arcata, a una piattaforma orizzontale, e il muro prosegue verso l´alto con un paramento liscio e uno spessore minore. Secondo lo storico Giuseppe Robolini, la nicchia potrebbe essere stata destinata proprio a contenere il trono dei re d'Italia. La supposizione appare ragionevole.

Il percorso del re, nelle cerimonie d´incoronazione, si svolgeva da nord (dalle tenebre) verso sud, e poi piegava da est verso ovest, per presentarsi al popolo, che guardava in direzione del sole nascente. Poco dopo le 9 del mattino (ora solare locale), il sole che entrava (se c'era sereno) dalla cupola ottagonale, immagine simbolica del cielo, veniva a colpire in pieno la testa del re, nel momento culminante dell'incoronazione. Per tutta la giornata i raggi del sole compivano un percorso simbolico tra i mosaici pavimentali e le sculture della chiesa.

La galleria esterna dell'abside prosegue nei muri rettilinei della tribuna, con due corridoi che sboccano nei transetti. Ciascuna di tali uscite ha per soglia una grossa pietra che sporge. Si ipotizzava che tali soglie sostenessero due ponti di legno, attraverso i transetti, per consentire una circolazione continua dalla facciata, all'altezza dei matronei, sino al fondo dell'abside.

"Pare che le logge sulle navate laterali si facessero comunicare colle logge del presbitero, mediante un ponte, il quale, appoggiando i due capi a sporti di pietra, visibili anche oggidì in due aperture collocate di fronte, attraversava la navata laterale del tempio". (C. Dell´Acqua, Memoria storico–descrittiva dell´insigne Basilica di S. Michele Maggiore di Pavia, Pavia, Fusi, 1862, p. 56).

L´osservazione accurata dei muri del transetto, condotta durante il mese d´agosto del 2008, ha rivelato la presenza di fori, oggi tamponati, che dovevano servire all´inserimento di grosse travi. In particolare, tali fori si notano bene sulla parete occidentale del transetto sud. L´apparato murario delle pareti, nonostante i ripetuti interventi di restauro, mostra due tonalità di colore differenti (più scura in basso che in alto). La tonalità muta alla stessa altezza dei fori che si vedono sul muro prospiciente, ed è una quota perfettamente compatibile con quella delle due soglie di pietra, nei passaggi aperti dai matronei e dalla galleria absidale. Ciò ha suggerito la recente ipotesi che ci fosse solamente un ponte di legno, a collegare i due lati del transetto, ma che l´intera superficie della campata fosse soppalcata, con un vero e proprio matroneo su impalcato di legno sorretto da travi. Tale ipotesi è perfettamente compatibile con le quote delle finestre di questo braccio.

Per quanto riguarda l´altra ala, del transetto nord, si possono notare non soltanto le tracce di fori di travi, ma un´intera cordonatura di pietra, nella parete interna della facciata verso nord, che marca con evidenza un possibile livello d´appoggio dell´impalcato.

L´ipotesi dei transetti "a due piani", con matronei sorretti da travi lignee, è del tutto nuova e merita di essere ulteriormente controllata. Essa appare del tutto compatibile con l´elevata altezza delle volte a botte del transetto, che sono addirittura più alte di quelle della navata centrale, e con l´altezza delle finestre, poste tutte al di sopra della "soppalcatura". La tipologia che ne risulta appare affascinante e ricorda i westwerk dell´architettura sassone. La posizione di tali balconate doveva essere particolarmente panoramica, rispetto al presbiterio, che sporge sotto la cupola, sino a metà dell´ottagono centrale.

Purtroppo, manca una dettagliata documentazione di come apparisse la Basilica prima dei restauri ottocenteschi. L´orrore manifestato nell´Ottocento dai restauratori italiani per i particolari che non fossero incorporati nelle opere murarie rustiche ha privato lo studio del patrimonio artistico di parecchi dettagli che avrebbero potuto consentire analisi più fini e dettagliate di superfici intonacate o altrimenti rivestite, di elementi in legno o in altri materiali deperibili, di tracce di stucchi e d´altri particolari "non contemplati" nel catalogo dei restauratori dell´epoca.

Inoltre, tale ipotesi è confrontabile con altre architetture dell´area lombarda, come il transetto della Basilica dei Santi Nazario e Celso a Milano, che presentavano diaframmi di separazione, retti da colonne, rispetto alla navata centrale. Appare utile in futuro cercare d´individuare, tramite l´uso di strumenti come un georadar, l´eventuale presenza di basamenti di colonne tra le due campate di transetto e l´ottagono della cupola centrale.

La parte bassa della facciata era ricoperta di bassorilievi, ormai fortemente corrosi dalle intemperie e dall'inquinamento atmosferico. Queste figure di uomini barbuti, teste mozze, sirene, segni zodiacali e alchemici, scene della storia sacra e della vita quotidiana, mostri e guerrieri, ci appaiono misteriose, indecifrabili, ma dovevano "parlare" all´uomo medievale un preciso linguaggio, ricco di simboli. Si dice che la regina Cristina di Svezia (1626-1689) sia stata l´ultima a capirne il significato. L´erosione della pietra ci ha ormai sottratto questi bassorilievi, nonostante i tentativi di restauri, ma pare – ad esempio – che sul portale centrale si vedesse la prima immagine di un suonatore col moderno violino appoggiato alla spalla.

Nei secoli, San Michele ha subito diversi interventi di trasformazione. La sua fondazione fu attribuita di volta in volta all´imperatore Costantino, ai Goti, ai Longobardi. Poi, nel sec. XIX, l´opera degli studiosi inquadrò l´arte medievale lombarda nella grande famiglia del Romanico europeo, un movimento artistico fiorito intorno all´anno Mille e diffusosi per l´intero continente.

Le parti basse dei muri esterni erano già allora fortemente corrose e ridotte a mucchietti di polvere. Negli anni 1870–1875 si procedette ad un radicale restauro. Si tolsero stucchi, si chiusero le ampie finestre ricavate nei secoli più recenti, le sculture rovinate dei portali furono rifatte "in stile" e la chiesa assunse l´aspetto in cui oggi la conosciamo. Dall´epoca dei disegni analitici e delle prime fotografie, la corrosione della pietra arenaria ha intaccato le sculture esterne in modo galoppante. Negli anni Sessanta si tentò un primo consolidamento, con tecniche allora ritenute "avanzate", ma che si rivelarono fallimentari. Un secondo tentativo fu compiuto vent´anni dopo, e un terzo in anni più recenti. Il violento nubifragio dell´estate del 1988, da parte sua, ha letteralmente "smerigliato" quanto rimaneva visibile, soprattutto nella facciata principale. Le fasce figurate delle pareti esterne sono ormai – per la maggior parte – irrimediabilmente perdute, e non potrebbero essere salvate neppure dalla fantomatica "campana di vetro", costruita intorno al monumento, che qualcuno provocatoriamente auspica.

Tuttavia, lo stato di rispetto del monumento e del suo contesto lascia ampiamente a desiderare. Ad esempio, nonostante i ripetuti allarmi, è ancora possibile trovare auto parcheggiate a ridosso dei muri absidali della chiesa. Una vergogna indegna di qualsiasi paese civile.

San Michele è il più importante e glorioso tra i monumenti di Pavia, il "marchio di qualità" di una famiglia di monumenti medievali, per lo più del periodo romanico, che costituisce la vera ricchezza storica e culturale della nostra città. Nonostante ripetute insistenze, nonostante mille promesse, è stato però impossibile sino ad oggi creare una consapevolezza diffusa del valore di questo patrimonio e diffondere una coscienza di rispetto nei confronti dei monumenti e del loro valore intrinseco.

Non basta un allarme ogni tanto per le pietre, che ormai si sono irrimediabilmente corrose. Occorrono un´attenzione, una manutenzione costante, un affetto quotidiano ed una passione di studio disinteressato per le testimonianze del passato storico e per i monumenti che costituiscono la vera ricchezza della città.