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21 Maggio 2003 PALEONTOLOGIA
Le Scienze
Il recente sviluppo degli animali marini
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L'apparente aumento della biodiversità marina negli ultimi 50-100 milioni di anni è reale, e non soltanto un'errata supposizione dovuta alle inconsistenze della documentazione fossile. Lo afferma un team di paleontologi guidati da David Jablonski dell'Università di Chicago. Lo studio, pubblicato sul numero del 16 maggio della rivista "Science", potrebbe aiutare gli scienziati a valutare meglio il futuro della diversità globale nel suo contesto appropriato: "Se si vuole capire cosa avverrà in futuro - commenta Jablonski - bisogna comprendere le dinamiche che hanno condotto alla biodiversità odierna".

Gli scienziati erano da tempo convinti che la diversità fosse proliferata in maniera significativa dopo l'era paleozoica, terminata 250 milioni di anni fa. Nel 1979, però, il paleontologo David Raup dell'Università di Chicago aveva ipotizzato che il livello di biodiversità nei depositi di fossili più recenti fosse stato sopravvalutato anche del 50 per cento dal fatto che i campioni più giovani sono molto più completi di quelli del passato geologico. Questa teoria è nota come "Pull of the recent".

Jablonski e colleghi hanno studiato campioni di bivalve (molluschi, pettini, ostriche e cozze), in quanto si tratta di uno dei maggiori contributori alla biodiversità marina animale. Per eliminare una lettura potenzialmente falsa della biodiversità del cenozoico, il team ha inventariato la diversità delle bivalve nella parte più recente della documentazione fossile, ignorando quella dei moderni oceani. In questo modo la storia della diversità è stata costruita a partire soltanto dai fossili ritrovati.

Una volta che il team ha completato le classificazioni, ha scoperto che 906 dei 958 tipi (il 95 per cento) di bivalve viventi prese in esame aveva lasciato un fossile negli ultimi 5 milioni di anni, e spesso anche prima. Almeno per questo gruppo di animali, dunque, l'effetto paventato da Raup sembrerebbe contare solo per il 5 per cento.