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9 Giugno 2003 ARCHEOLOGIA
Repubblica.it
La leggenda dell'Elba c'è un tesoro nel mare
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ROMA - Monete d'oro e d'argento, gioielli e cammei, diamanti e smeraldi. A migliaia. C'è un grande tesoro nei fondali dell'isola d'Elba, a cento metri di profondità. L'unico tesoro sommerso mai trovato nei mari italiani. La sua storia di tinge di leggenda, tra navi fantasma, comandanti coraggiosi e principesse napoletane. Poi, nel 2000, spuntano quattro avventurieri inglesi e una casa d'aste di Londra, i detective di Scotland Yard e gli uomini-rana dei carabinieri. E da ultimo, un mese fa, il pioniere dell'alta profondità Henri Delauze e i suoi avveniristici strumenti per le indagini sottomarine.

La vicenda è ricostruita dal mensile "Focus". Che rivela come il misterioso vascello sia un postale in rotta tra Napoli e Marsiglia, il piroscafo Polluce della società Rubattino, speronato accidentalmente da un altro piroscafo il 17 giugno 1841 e colato a picco nelle acque dell'isola d'Elba. Le cronache dell'epoca elencano i nomi dei viaggiatori e le ricchezze che portavano con sé. La Rubattino stessa cercò qualche mese dopo di recuperare la nave con un'impresa per l'epoca ai limiti dell'impossibile, fallita per poco. E ora la storia e il tesoro, trasformati in leggenda dai racconti dei pescatori, sono riemersi dagli abissi tingendosi di giallo.

Tutto nacque da una segnalazione delle autorità inglesi ai nostri carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale. Certe monete e gioielli all'asta a Londra nella primavera del 2000 tradivano una provenienza italiana, benché i proprietari avessero dichiarato di averli trovati in acque internazionali. Si scoprì che pochi mesi prima gli stessi personaggi avevano ottenuto il permesso di recuperare lingotti di alluminio da un cargo inglese affondato all'Elba, che per l'impresa avevano noleggiato a Genova un rimorchiatore d'alto mare e una gru cingolata, e che agli occhi dell'equipaggio le loro mosse erano sembrate sospette. Dopo 20 giorni di ricerche tra le acque dell'Elba i carabinieri individuarono il Polluce e accertarono che tutto il fragile scafo di legno e lamiera era distrutto dalla benna degli inglesi. Così le monete e i gioielli possono rientrare in Italia. Sono tuttora in consegna ai carabinieri ma presto saranno esposti in un museo.

E gli altri tesori elencati dalle cronache dell'800? Sono ancora in fondo al mare? Dal sopralluogo fatto un mese fa dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana pare proprio di sì. Con gli strumenti messi gratuitamente a disposizione dalla ditta Comex di Henri Delauze si sono viste sul fondo diverse concrezioni lucenti, blocchi di monete. E con le pinze del Rov, il sommergibile filoguidato, Delauze ne ha prese alcune. È sceso lui stesso sul fondale con il sommergibile biposto Remora. "Lo scafo è irrecuperabile e lo scavo dei pezzi rimasti e del resto di carico è pericoloso. C'è poca visibilità, molte correnti, e le insidiosissime reti dei pescherecci". Per ora dunque è scattata la tutela del sito. Per un futuro dell'operazione Polluce, si vedrà.