I ricercatori dell'università di Bar-Ilan hanno trovato un ammasso di 120.000 chicchi d'orzo e 260.000 d'avena selvatica al sito archeologico di Gilgal vicino a Gerico, risalenti a 11.000 anni or sono- che potrebbero fornire la prova di pratiche agricole durante il neolitico.
La ricerca, realizzata da Drs. Ehud Weiss e da Anat Hartmann del Dipartimento del BIU degli studi per Israele e del prof. Mordechai Kislev della facoltà di scienze biologiche, appare sull´edizione del 16 giugno della rivista Science.
È la seconda volta in due settimane che Kislev e Hartmann pubblicano un articolo su Science. Recentemente avevano descritto la loro scoperta dei fichi coltivati 10, 000 anni or sono presso lo stesso sito nella valle del Giordano.
Secondo i ricercatori, il ritrovamento più recente indica che la transizione dalla raccolta nomade degli alimenti all'inizio dell'agricoltura fu abbastanza differente da quanto precedentemente creduto. Finora, le convinzioni generali volevano che l'agricoltura avesse avuto origine da una singola stirpe di umani, impegnati in una zona specifica. Ma i ricercatori di BIU hanno scoperto che uno sforzo molto più complicato fu intrapreso da popolazioni umane differenti in regioni differenti, a tracciare un'immagine completamente nuova delle origini dell'agricoltura.
L'agricoltura, suggeriscono i ricercatori del BIU, sarebbe iniziata con la manipolazione umana delle piante selvatiche – talvolta relativa alla stessa specie – che avvennero presso varie comunità distinte nel tempo e nello spazio. Inoltre, alcuni di questi episodi ebbero luogo molto prima di quanto precedentemente pensato possibile.
I ricercatori hanno analizzato i dati archeo-botanici dei siti archeologici del Vicino Orientali per individuare i tentativi umani di anticipare i raccolti. Si è scoperto che diverse varietà di piante, chiamate "coltivazioni pioniere" sono state manipolate dagli esseri umani in tempi remotissimi. Alcuni di questi tentativi sono andati a buon fine, a significare che la coltivazione si stabilizzò e guadagnò continuità, mentre altre furono abbandonate. Offrono un modello degli albori dell´agricoltura con i relativi insuccessi e successi.
Si è determinato che i semi trovati a Gilgal erano coltivati, non trovati nell'ambiente, sia perché sono stati trovati in grandi quantità che perché le osservazioni sul campo hanno indicato che le coltivazioni naturali in questa parte della Valle del Giordano potevano produrre soltanto quantitativi moderati, anche durante gli anni piovosi.
Anche se i raccolti pionieristici quali l´orzo, le lenticchie, la segale e l'avena rendevano in modo soddisfacente, i primi coltivatori dovettero affrontare il problema dei loro semi, che cadevano dalle piante subito dopo della maturazione. Un modo per risolvere questo problema era l´addomesticazione (che induce un processo per cui le piante mantengono i loro semi, piuttosto che spargerli intorno, per facilitare la raccolta da parte dei coltivatori).
Ma i ricercatori hanno capito che non tutti i raccolti sono stati addomesticati facilmente, ed è per questo che i nostri antenati abbandonarono certi raccolti (quali l'avena) per migliaia di anni, fino a che altri coltivatori in differenti parti del mondo infine non le addomesticarono.
Questa nuova ipotesi punta il riflettore sui popoli impegnati nella creazione di un modo di vivere rivoluzionario. Secondo i ricercatori, non fu un particolare individuo o comunità a cambiare il corso dello sviluppo, ma piuttosto molti gruppi umani sparsi nel mondo intero che manipolarono varie piante selvatiche locali. Alcuni di questi gruppi hanno fallito, altri invece sono riusciti. Alcune piante si sono addomesticate ed altre sono state abbandonate.
Inoltre, alcune delle piante abbandonate durante il Periodo Neolitico, furono in seguito addomesticate in altre parti del mondo. Orzo, e più probabilmente avena, furono coltivate nella Valle del Giordano, e sono rappresentati all´antico sito neolitico di Gilgal.
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